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Stress relazionale di mezza età e declino cognitivo – Neuroscienze

I risultati dello studio indicano che chi riferiva rapporti interpersonali più negativi tendeva ad andare incontro ad un più rapido invecchiamento cognitivo

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 12 Dic. 2014

FLASH NEWS

Avere rapporti interpersonali stressanti nella mezza età non peggiora solo la qualità della vita, ma espone anche al rischio di un declino delle capacità cognitive in età avanzata.

In particolare, secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, le relazioni più nocive sarebbero quelle caratterizzate da ambivalenza e quelle in cui ci si sente impotenti, invasi e ipercontrollati.

Il team del’ dott. Jing Liao, dello University College di Londra, ha utilizzato i dati di 5873 dipendenti pubblici britannici che hanno partecipato a uno studio a lungo termine, cominciato intorno al 1997, e che sono stati sottoposti a test cognitivi per un periodo di 10 anni, a partire dalla mezza età.

I test hanno misurano la memoria verbale e la sua fluidità. I partecipanti hanno anche compilato dei questionari sulla qualità delle relazioni sociali in tre momenti diversi dello studio longitudinale: le domande vertevano su quanto i loro rapporti interpersonali generassero preoccupazioni, problemi e stress e quanto si sentissero sostenuti in queste relazioni.

I risultati indicano che chi riferiva rapporti interpersonali più negativi tendeva anche ad andare incontro ad un più rapido invecchiamento cognitivo: per avere un idea, chi si trovava in cima alla lista dello stress relazionale dimostrava un anno di invecchiamento cognitivo in più.

Inoltre chi ha segnalato un maggior numero di aspetti negativi in relazioni interpersonali strette ha avuto anche più probabilità di avere sintomi di depressione e il diabete, rispetto agli altri. Un’altro dato interessante è che la relazione causale tra cattiva qualità delle relazioni e declino cognitivo sembra essere unidirezionale, cioè le cattive relazioni causano il declino cognitivo ma non il contrario.

“Dato che l’incidenza della demenza aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età e nessuna medicina efficace è attualmente disponibile, il nostro studio fornisce la prova di quali fattori di rischio potrebbero essere presi di mira prima che i cambiamenti cognitivi siano irreversibili”, dicono i ricercatori.

Gli anziani dovrebbero essere incoraggiati a promuovere rapporti di protezione e gli interventi devono essere mirati a come ridurre le interazioni problematiche e alleviare le reazioni psicologiche negative, per minimizzare o risolvere i conflitti e rafforzare la capacità di farvi fronte.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Liao, J., Head, J., Kumari, M., Stansfeld, S., Kivimaki, M., Singh-Manoux, A., Brunner, E.J. (2014). Negative Aspects of Close Relationships as Risk Factors for Cognitive Aging. Am. J. Epidemiol, doi: 10.1093/aje/kwu236. DOWNLOAD
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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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