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Dolore Muscolo – Scheletrico Persistente e Kinesiophobia

Gli aspetti fisici, psicologici e sociali nella Medicina Riabilitativa sono elementi chiave per lo studio delle condizioni e delle cause correlabili.

Di Massimo Amabili

Pubblicato il 23 Mag. 2013

Kinesiofobia. - Immagine: © CMonnay - Fotolia.comGli aspetti fisici, psicologici e cognitivo-comportamentali, e quelli sociali nella Medicina Riabilitativa sono stati ormai riconosciuti come elementi chiave nell’ottica dell’ International Classification of Functioning, Disability and Health (World Health Organization, Ginevra 2001), classificazione accettata quale standard internazionale  per misurare Salute e Disabilità e base scientifica per la comprensione e lo studio delle condizioni, delle cause e delle conseguenze correlabili.

La misurazione in ambito biologico e anatomo-fisiologico, intesa come un processo che permette di assegnare significato al risultato di ogni valutazione (si può ad esempio misurare la qualità con cui un soggetto compie determinati movimenti o la forza di una particolare abilità motoria), è un significato numerico che permette di compiere logiche deduzioni diagnostiche e prognostiche, con immediate ricadute terapeutiche per il riabilitatore, che può così ampliare il suo ventaglio di risposte d’intervento curativo e migliorare la propria capacità di progettazione riabilitativa. Tali dati devono opportunamente fondersi con le valutazioni cliniche e psico-metriche, per delineare un più completo quadro bio-psico-sociale del paziente.

Superato l’approccio meccanicistico della nocicezione, si è compreso dai numerosi studi (soprattutto sul dolore cronico) presenti in letteratura che la percezione del dolore non è direttamente correlabile a specifiche lesioni strutturali, che ricevere una menomazione non necessariamente coincide con l’essere disabili e che grande influenza sulla manifestazione di malattia e’ rivestita da fattori individuali, psicologici, culturali e socio-economici.

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A partire dal modello biopsicosociale proposto da Waddell, è possibile effettuare una spiegazione concettuale adeguata alla realtà clinica della disabilità, permettendo la sintesi delle diverse dimensioni della salute a livello biologico, psicologico e sociale. I fattori psicologici e cognitivo comportamentali assumono un ruolo indiscutibilmente rilevante nella comprensione della malattia e nella cura dei pazienti.

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Prendendo ad esempio uno studio svedese condotto dall’Università di Gothenburg su 84 pazienti che avevano subito un intervento di erniectomia al disco lombare, i dati mostrano il peso negativo e rilevante in tali pazienti della paura, che risulta avere un ruolo centrale nella spiegazione e nella comprensione del dolore muscoloscheletrico persistente.

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In precedenti ricerche, sono stati utilizzati tre termini per descrivere la paura in relazione al dolore: paura dolore-correlata, paura del movimento e kinesiophobia. Paura dolore-correlata e’ un termine ampio e generale che contiene tutti i tipi di timore correlati al dolore (Crombez et al. 1999).

La paura del movimento o di ri-lesionarsi, viene descritta come “una paura specifica del movimento e dell’attività fisica che viene ( erroneamente) interpretata come causa di ri-lesionamento” (Vlaeyen et al. 1995). Nelle situazioni più estreme di paura del movimento, viene usata l’espressione kinesiophobia ( Kori et al. 1990).

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La kinesiophobia assume un ruolo rilevante e negativo nella riabilitazione dei pazienti con dolore alla parte lombare della schiena, ed un’alta prevalenza di kinesiophobia e’ stata rilevata nei pazienti con dolore lombare persistente (Picavet et al. 2002, Lundberg et al. 2004). Se gli esercizi di riabilitazione e attività fisica sono una parte cruciale del programma post chirurgico di cura, la kinesiophobia e’ probabilmente un fattore che impedisce gravemente il recupero.

Nello studio dell’Università di Gothenburg su 84 pazienti sottoposti a erniectomia, la metà di essi per un periodo di tempo variabile dai 10 ai 34 mesi dopo l’intervento, risultavano soffrire di kinesiophobia. Tali pazienti risultavano maggiormente disabili, accusavano maggior dolore, tendevano maggiormente a pensieri catastrofici, presentavano maggiori sintomi depressivi, una bassa autoefficacia e risultavano avere punteggi peggiori alla scala HRQoL, Qualità della Vita in Relazione alla Salute (Health Related Quality of Life, basata sulla scala europea EQ-5D European quality of Life, Rabin e De Charro, 2001).

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 Dopo la erniectomia, il dolore alle gambe risultava frequentemente ridotto, ma quasi la metà dei pazienti continuavano a soffrire di kinesiophobia. Una possibile spiegazione a questo poteva essere che la paura del dolore tende a resistere, nonostante la componente sensoriale fosse stata fisiologicamente guarita. Kinesiophobia, depressione, catastrofizzazione ed autoefficacia appaiono collegati inestricabilmente alla paura del dolore: tali fattori psicologici disfunzionali non venivano influenzati minimamente dalla riuscita dell’intervento dal punto di vista anatomico.

I pazienti con alto livello di kinesiophobia, tendono anche ad avere più sintomi depressivi: Arpino et al. (2004) suggerirono che la depressione è un fattore indipendente di predizione d’insuccesso  dopo intervento di erniectomia, e che prevenire la kinesiophobia poteva ridurre notevolmente la sintomatologia depressiva. 

Da tali dati si evince che i pazienti con un alto punteggio di kinesiophobia presentano quadri più disfunzionali, e che questo fattore debba essere considerato nei processi di riabilitazione, e studiato ulteriormente come fattore di rischio non trascurabile da parte della Medicina Ortopedica e Riabilitativa.

 

LEGGI:

DOLORE – DEPRESSIONE – ATTIVITA’ FISICA

 

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Massimo Amabili
Massimo Amabili

Psicologo e Psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale.

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