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Sentire una Canzone per la prima volta: Musica & Neuroscienze.

Musica & Neuroscienze: Un nuovo studio rivela che cosa accade nel nostro cervello quando sentiamo per la prima volta una canzone e decidiamo di acquistarlo.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 22 Apr. 2013

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Musica & Neuroscienze: Un nuovo studio rivela che cosa accade nel nostro cervello quando sentiamo per la prima volta una canzone e decidiamo di acquistarla.

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Lo studio, condotto presso il Montreal Neurological Institute and Hospital – The Neuro, McGill University e pubblicato su Science, ha individuato una specifica attivazione cerebrale che rende gratificante l’ascolto di un nuovo canzone e predice la decisione di acquistarlo.

I partecipanti allo studio, mentre venivano sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI), hanno ascoltato 60 brani musicali mai sentiti prima e valutato quanto sarebbero stati disposti a spendere per l’acquisto di ogni brano.  Un aspetto innovativo di questo studio è l’aver imitato l’ascolto musicale nella vita reale. I ricercatori hanno utilizzato una interfaccia e dei prezzi simili a quelli di iTunes. Il valore di ricompensa di ogni canzone era indicato dalla disponibilità a comprarla per poterla riascoltare. Dal momento che le preferenze musicali sono influenzate dalle associazioni passate, sono stati selezionati solo canzoni nuove (per ridurre al minimo le previsioni esplicite) utilizzando software di music recommendation (come Pandora, Last.fm) per riflettere le preferenze individuali.

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La regione del cervello che reagisce alla piacevolezza dell’ascolto di un canzone mai udito prima è il nucleo accumbens, che è coinvolto nella formazione di aspettative che possono venire soddisfatte. L’attività nel nucleo accumbens è un indicatore che le aspettative sono state soddisfatte o addirittura superate, dice Valorie Salimpoor, uno dei ricercatori, e questo studio ha permesso di scoprire che quando, durante l’ascolto di una nuova canzone, si verifica l’attivazione in questa zona del cervello, le persone sono anche disposte a spendere di più per averla e poterla riascoltare.

Il secondo dato importante è che il nucleo accumbens non lavora da solo, ma interagisce con la corteccia uditiva, una zona del cervello che memorizza le informazioni sui suoni e la musica. Più  l’ascolto di una canzone è soddisfacente, maggiore è la comunicazione tra queste regioni. Interazioni simili sono state osservate anche tra il nucleo accumbens e altre aree cerebrali, coinvolte nel sequenziamento ad alto livello, nel riconoscimento di forme complesse e nell’assegnazione di un valore emotivo e di ricompensa agli stimoli.

In altre parole, il cervello assegna valore alla musica attraverso l’interazione tra un antico circuito della ricompensa dopaminergico – coinvolto nel rafforzare comportamenti che sono necessari per la nostra sopravvivenza, come alimentarsi e la sessualità – con alcune delle regioni più evolute del cervello, coinvolte invece in processi cognitivi avanzati, unici nell’essere umano.

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 “Questo è interessante perché la musica è costituita da una serie di suoni che presi singolarmente non hanno alcun valore intrinseco, ma che quando si fondono insieme in modelli prevedibili possono agire come una ricompensa”, dice Zatorre, ricercatore presso The Neuro e co-direttore del International Laboratory for Brain, Music and Sound Research, “l’attività integrata di circuiti cerebrali coinvolti nel riconoscimento di pattern, la previsione e l’emozione ci permettono di vivere la musica come una ricompensa estetica o intellettuale. Questi risultati ci aiutano anche a capire perché alla gente piace musica diversa: ogni persona ha la propria corteccia uditiva dalla forma unica, che si forma sulla base di tutti i suoni e di tutta la musica ascoltata nel corso dell’intera vita. Inoltre i modelli sonori memorizzati possono avere creato precedenti associazioni emotive”.

Le interazioni tra il nucleo accumbens e la corteccia uditiva suggeriscono che ci creiamo delle aspettative di come i suoni musicali dovrebbero essere sulla base di quanto appreso e immagazzinato nella nostra corteccia uditiva, e le nostre emozioni derivano dalla violazione o dall’adempimento di queste aspettative.

 

 

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Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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