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Trattamento sanitario obbligatorio (TSO)

Aggiornato il 10 ott. 2023

Cos’è il trattamento sanitario obbligatorio?

Il termine T.S.O. è una sigla che sta a indicare “Trattamento Sanitario Obbligatorio”. Il TSO consiste in una prassi sanitaria attraverso cui un individuo viene sottoposto a cure mediche contro la sua volontà. Il riferimento normativo è l’articolo 33, 34 e 35 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 “Norme per gli accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. 

Il trattamento sanitario obbligatorio è generalmente associato al mondo della psichiatria; tuttavia, i trattamenti sanitari obbligatori possono essere predisposti anche per altre condizioni mediche, ad esempio nel caso di alcune malattie infettive. 

La legislazione sul trattamento sanitario obbligatorio

Come descritto dal Ministero della Giustizia (2015), il trattamento sanitario obbligatorio per disturbi psichici può avvenire in condizione di degenza ospedaliera solo:

  • se esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici
  • se il paziente non voglia sottoporsi volontariamente a tali trattamenti
  • qualora non vi siano le condizioni che consentano di adottare tempestive e idonee misure straordinarie extraospedaliere.”

Inoltre, viene esplicitato che “il T.S.O. viene disposto con provvedimento motivato del sindaco del comune dove risiede la persona nei cui confronti si vuole disporre il trattamento o del comune dove la persona momentaneamente si trova, nella sua qualità di autorità sanitaria. Il TSO deve essere proposto e motivato da un medico e convalidato da un altro medico della Asl, spesso un medico del Dipartimento di Salute Mentale o da altro medico della struttura pubblica” (Ministero della Giustizia, 2015).

Secondo la legge i medici non devono essere necessariamente psichiatri e sono tenuti a produrre certificazioni relative alle condizioni della persona che giustificano e motivano la proposta di TSO. Il TSO viene poi disposto da un’ordinanza dal sindaco che prevede che la persona venga accompagnata dalla polizia locale e dai sanitari presso un ospedale per il ricovero nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC).  

Una volta effettuato il ricovero, il provvedimento di TSO deve essere trasmesso al giudice tutelare, il quale potrà convalidarlo o meno. Se il TSO non viene convalidato dal Giudice Tutelare, il sindaco deve disporne l’immediata cessazione (Ministero della Giustizia, 2015). 

Può accadere che durante la degenza il paziente accetti le cure; in questo caso il provvedimento di TSO decade e si parla di ricovero volontario. Il trattamento sanitario obbligatorio può avvenire anche non in regime di ricovero ospedaliero, in contesti quali l’ambulatorio, per esempio il Centro Psico Sociale (in alcune regioni chiamato Centro di Salute Mentale), presso il pronto soccorso o presso il domicilio del paziente.

Come viene spiegato dal Ministero della Giustizia “la legge prevede che qualsiasi persona interessata può effettuare ricorso chiedendo al Sindaco la revoca o la modifica del provvedimento di Trattamento Sanitario Obbligatorio. Inoltre, la persona sottoposta a T.S.O. o chiunque vi abbia interesse può proporre ricorso al tribunale contro il provvedimento convalidato dal giudice tutelare” (Ministero della Giustizia, 2015).  

Le raccomandazioni in merito al trattamento sanitario obbligatorio

Nel 2009 la Conferenza delle Regioni (seduta del 29 aprile 2009) ha emesso le “Raccomandazioni in merito all’applicazione di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per malattia mentale” come linee guida relative ai trattamenti sanitari obbligatori a livello nazionale. Ad esempio, nelle raccomandazioni viene sottolineato che è necessario predisporre certificazioni mediche che riportino le informazioni e le descrizioni riguardanti la situazione di emergenza per il paziente e che hanno portato alla convinzione della necessità di un TSO. La proposta di TSO deve essere quindi motivata non limitandosi alla diagnosi, ma esplicitando gli elementi raccolti dai sanitari a supporto della sussistenza delle condizioni previste dalla legge per effettuare una proposta di TSO.  

Quindi il TSO è da considerarsi un atto medico e giuridico molto complesso, che si rende necessario in determinate situazioni cliniche e che implica inevitabilmente importanti risvolti legali e psicologici. Non da meno, si evidenziano le possibili conseguenze psicologiche, in primis la necessità di ricostruire fiducia e alleanza nella relazione medico-paziente con la finalità di ripristinare la possibilità di prestare consenso alle cure. 

La Legge Basaglia

L’attuale riferimento normativo in vigore consiste negli articoli 33, 34 e 35 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978. L’anno 1978 rappresenta una data storica per la psichiatria, poiché il 13 maggio fu approvata la legge 180 (Legge Basaglia). La legge 180 del 1978 prevedeva infatti la chiusura delle istituzioni manicomiali. Prima dell’entrata in vigore della Legge Basaglia, era possibile in Italia ricorrere al ricovero coatto nei manicomi pubblici. Una persona poteva essere ricoverata contro la propria volontà se considerata pericolosa per sé, per gli altri e di pubblico scandalo; in tal senso, i ricoveri nelle istituzioni manicomiali assumevano spesso funzione di tutela sociale, con rischi di marginalizzazione e stigmatizzazione del malato e minore attenzione agli aspetti riabilitativi.  A seguito della chiusura dei manicomi, si rese necessario ripensare a una psichiatria più inclusiva e meno custodialistica, e nello specifico istituire altri servizi quali i reparti di Psichiatria all’interno degli ospedali (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura), comunità riabilitative per supportare le famiglie dei pazienti, centri diurni e ambulatori gestiti da equipe multidisciplinari di psichiatri, psicologi, educatori, infermieri e assistenti sociali. Le equipe multidisciplinari rispondevano quindi a una visione integrata dei bisogni dei pazienti in un’ottica terapeutico-riabilitativa.  

Le finalità del trattamento sanitario obbligatorio

Se il trattamento sanitario obbligatorio richiama comunque il tema del ricovero coatto, oggi si configura come un intervento eccezionale e chiaramente regolamentato da quadri normativi specifici, che si rende necessario in talune condizioni cliniche, e le cui finalità sono orientate alla cura e alla riabilitazione del paziente in acuzie psichiatrica con caratteristiche di urgenza e che rifiuta le cure ritenute necessarie dai medici. Alla base della proposta e convalida del trattamento sanitario obbligatorio, vi è comunque un principio di beneficio per il paziente, di cui il medico tutela la salute e ogni intervento deve essere sempre accompagnato da tentativi per ottenere la compliance e l’adesione al trattamento da parte del paziente. 

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