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La mente fenomenologica (2022) di Gallagher e Zahavi – Recensione

'La mente fenomenologica' spiega come la realtà che l’individuo vive sia un’entità derivata da tre dimensioni, mente, corpo e ambiente, strettamente legati

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 21 Set. 2022

Il libro “La mente fenomenologica” dei professori Gallagher, docente di Filosofia all’Università di Memphis (USA), e Zahavi, docente di Filosofia all’Università di Copenaghen e di Oxford, illustra gli intrecci epistemologici che esistono fra fenomenologia, filosofia della mente e scienze cognitive.

 

 Per la comprensione del funzionamento della mente, secondo gli Autori bisogna far ricorso alla fenomenologia contemporanea, la cui matrice culturale trae spunto dalle opere filosofiche di Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty e Sartre.

In pratica, la mente si struttura e ha il suo episteme conoscitivo nella relazionalità che l’individuo costruisce fra sé e l’ambiente nel quale vive. La realtà viene percepita nel suo aspetto fenomenico attraverso le rappresentazioni percettive che l’essere umano compie delle datità, utilizzando il suo corpo come strumento gnoseologico, anche se queste percezioni sono sempre parziali.

In qualsiasi percezione di un oggetto fisico, la mia percezione è sempre incompleta rispetto all’oggetto: non vedo mai un oggetto completo tutto in una volta. Chiameremo questo fenomeno “incompletezza prospettica”. C’è sempre qualcosa di più da vedere e che resta implicito, persino nella percezione dell’oggetto più semplice. Se mi muovo attorno a un albero al fine di ottenerne un’immagine più esaustiva, le varie angolazioni dell’albero, quella frontale, i lati, il retro non si presentano come frammenti scollegati, ma sono percepiti come istanti sinteticamente integrati; ma tale processo sintetico è ancora una volta di natura temporale. Fenomenologicamente, posso anche scoprire certe caratteristiche gestaltiche della percezione. La percezione visiva si presenta con una struttura caratteristica, tale che, normalmente, si mette sempre a fuoco qualcosa, sfuocando il resto. Metto a fuoco alcuni oggetti, mentre altri sono sullo sfondo, o sull’orizzonte, o alla periferia. Posso spostare il fuoco e far avanzare qualcos’altro in primo piano, ma solo al prezzo di sfuocare e mettere all’orizzonte il primo oggetto che ho osservato (Callagher e Zahavi, 2022, pp. 27).

La realtà che l’individuo vive è un’entità, che è derivata da tre dimensioni, ovvero la mente, il corpo e l’ambiente, nella quale i tre costituenti sono strettamente legati. Da questo punto di vista non esistono a livello ontologico le separazioni fra soggetto e oggetto, fra la mente fenomenologica e la mente cognitiva.

L’uomo costruisce, quindi, la mappa cognitiva dell’ambiente in cui vive attraverso il suo sistema percettivo, che determina delle datità fenomenologiche che concorrono a costruire la sua cognizione della realtà. Infatti, la conoscenza di essa è sempre frutto di percezione che il soggetto struttura di ogni elemento che la compone e che è diversa nelle differenti individualità.

 In sostanza, l’essere umano si fa un’idea del mondo attraverso la fenomenologia delle cose, degli eventi e delle vicende biografiche che costituiscono il suo ciclo di vita. La percezione di datità, quindi, si diversifica nell’ambito della cognizione della realtà posseduta da ognuno, mediante l’utilizzo di fenomenologie di tutti gli elementi della realtà. In pratica, se parliamo di un costrutto comune che designa un oggetto della realtà, in esso troviamo indissolubilmente legate tre dimensioni, ossia l’elemento, la percezione di esso e la processualità mentale (cognitiva e psicologica), che rende fattibile la percezione di quell’elemento.

La mente può, quindi, essere intesa come l’insieme delle significazioni che il soggetto dà alle datità che compongono il suo mondo, attraverso l’attribuzione di senso fenomenologico ad ogni oggettualità reale.

Come si è detto, strumento importante di conoscenza è rappresentato dal corpo: infatti, l’uomo attraverso la sua corporeità costruisce le sensazioni dalle quali discendono le cognizioni della realtà, che appaiono sempre parziali, in quanto la conoscenza di ogni elemento è sempre un atto cognitivo parziale, nel quale viene rappresentata solo una dimensione dell’oggetto della realtà, connotandolo in una prospettiva temporale.

Non ci può essere cognizione senza corporeità. È un fatto […] che le nostre percezioni e azioni dipendono dal nostro avere dei corpi e che la cognizione è plasmata dalla nostra esistenza corporea. Si aggiunga a ciò che il corpo “pre-elabora” e filtra i segnali sensoriali in ingresso e “post-elabora” e limita i segnali efferenti che contribuiscono al controllo motorio (Callagher e Zahavi, 2022, pp. 224 – 227).

Ancora, la funzione della mente è quella di attribuire dei significati in una temporalità precisa alla realtà che il soggetto vive attraverso la sua corporeità. Essa si costruisce mediante il paradigma della mente incarnata, ovvero una mente che mette insieme procedure mentali e processi corporei, nelle quali le due processualità sono indissolubilmente legate ed organiche.

In conclusione, obiettivo della monografia è quello di costruire un paradigma scientifico che possa spiegare i costrutti fondamentali della mente e del suo funzionamento, fornendo contributi alle scienze cognitive, in particolare, e alle neuroscienze, in generale, attraverso il ricorso all’approccio fenomenologico della filosofia della mente.

 

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gallagher, S. & Zahavi, D. (2022). La mente fenomenologica. Filosofia della mente e scienze cognitive. Milano: Cortina Editore.
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