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I nostri giudizi egocentrici sull’ordine temporale degli eventi

Bias e percezione temporale: come percepiamo il susseguirsi degli eventi? Quali meccanismi sono in grado di distorcere l'esperienza soggettiva del tempo?

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 08 Mag. 2019

La comprensione dei meccanismi che rendono possibile la formulazione di giudizi riguardo gli esatti ordini e la gerarchia temporale di eventi è particolarmente importante in quanto spiegherebbe come le persone percepiscono soggettivamente il flusso temporale degli eventi andando così a costituire l’ esperienza consapevole degli stessi..

 

 Ma chi ha colpito la palla? Questa è probabilmente la domanda che, tra le tante, scatena le più lunghe, interminabili e a volte animatissime discussioni. Queste discussioni coinvolgono commentatori sportivi, amici e familiari riuniti davanti al televisore o al bar durante la fatidica e decisiva partita di calcio, basket o pallavolo della propria squadra del cuore, tra tifoserie avversarie veementi che si trovano a dover stabilire la correttezza dei giudizi su quale giocatore abbia compiuto l’ “ultimo tocco” sulla palla.

Percezione della sequenza temporale: come funziona

La comprensione dei meccanismi che rendono possibile la formulazione di giudizi riguardo gli esatti ordini e le gerarchie temporali di eventi – come nell’esempio “chi ha colpito la palla?” – è particolarmente importante in quanto non solo consentirebbe di chiarire le ragioni delle diatribe sportive ma soprattutto spiegherebbe come le persone percepiscono soggettivamente il flusso temporale degli eventi andando così a costituire l’esperienza consapevole degli stessi (Tang & McBeath, 2019).

Partendo dall’esempio sportivo appena illustrato, affinché sia possibile formulare un giudizio su chi abbia dato l’ultimo tocco alla palla, è necessario che la persona compia un’integrazione temporale tra la rappresentazione interna di un’azione motoria appena implementata e l’informazione sensoriale esterna circa i suoi effetti sull’ambiente (Arstila & Lloyd, 2014).

Quando si verifica una discrepanza nella percezione della sequenza temporale di un medesimo evento da parte di due o più soggetti, nasce la diatriba.

Ma com’è possibile che uno stesso evento verificatosi in un momento temporale specifico e preciso venga percepito in modo differente in termini temporali dalle persone?

Bias nella percezione della sequenza temporale degli eventi

Per la risoluzione di tale problema è centrale investigare la relazione tra azione e percezione temporale, in special modo per comprendere se possano esistere dei bias nei giudizi temporali degli eventi a partire da come le persone percepiscono il verificarsi delle azioni motorie sia auto che etero generate.

Gli studi che si sono focalizzati sulla relazione tra percezione temporale e azione motoria hanno indagato per prima l’esperienza della percezione in associazione alle azioni motorie intenzionali, autogenerate.

In quest’ambito, lo studio di Haggard e colleghi (2002) dell’Institute of Cognitive Neuroscience dell’ University College di Londra si è concentrato su come le persone diventino consapevoli delle proprie azioni, cioè come queste “sentano” e riconoscano come propria un’azione motoria.

Secondo lo studio, affinché una persona possa riconoscere un’azione motoria come autogenerata e intenzionale, è cruciale che osservi nello stesso momento gli effetti di cambiamento sull’ambiente di quella stessa azione.

I risultati dello studio hanno mostrato infatti come la consapevolezza di un’azione sia l’esito del legame tra tempo percepito per l’implementazione dell’azione motoria e le sue conseguenze sensoriali osservabili nell’ambiente e come le persone possiedano in aggiunta una percezione temporale “tardiva” delle azioni motorie autogenerate e una precoce dei suoi effetti sull’ambiente: le persone tendevano a percepire temporalmente i loro movimenti intenzionali come verificatisi dopo rispetto a quando realmente accaduti e i loro effetti sull’ambiente come accaduti prima (Haggard et al., 2002).

Percezione della sequenza temporale: gli studi

Queste due rappresentazioni temporali “disorte” sono inoltre risultate strettamente associate tra di loro nel dar luogo a quella che gli autori hanno chiamato “legame intenzionale” che sta alla base di un’esperienza consapevole dell’azione, intesa come un evento in cui azione e percezione dei suoi effetti avvengono in contiguità temporale determinando la causalità dell’una sull’altra.

In seconda battuta, a fianco allo studio di Haggard e colleghi (2002), lo studio di Capozzi e colleghi dell’Università di Torino (2016) ha approfondito l’effetto di tale legame intenzionale per la costruzione della consapevolezza delle azioni autogenerate inserendo però anche la percezione delle azioni eterogenerate durante compiti di interazione cooperativa o competitiva.

I ricercatori italiani hanno osservato come i partecipanti abbiano percepito temporalmente eventi autogenerati come avvenuti prima ed abbiano quindi avuto un bias anticipatorio nel giudizio temporale riguardo azioni autogenerate; al contempo i partecipanti hanno stimato successivi nell’ordine temporale eventi eterogenerati indipendentemente dal compito di interazione.

Entrambe queste evidenze sulla presenza di bias nei giudizi temporali degli eventi e sugli effetti del legame intenzionale nella costruzione della consapevolezza dell’andamento temporale dell’esperienza sensoriale (Haggard et al., 2002; Capozzi et al., 2016) sono state ottenute tramite paradigmi sperimentali in cui è stato artificialmente inserito un intervallo temporale di pochissimi decimi di secondi tra l’effettiva azione motoria compiuta dai soggetti e l’ “evento azione” cioè il momento in cui questi avrebbero poi percepito l’effetto di tale azione.

Questo intervallo tuttavia non è presente quando le persone si trovano a dover interagire realmente con altri nel mondo esterno dove le azioni volontarie e i suoi effetti nell’ambiente sono pressoché simultanei.

Bias nei giudizi di attribuzione

Al fine di investigare l’eventuale presenza di tali bias nei giudizi temporali in situazioni reali, congiunte e simultanee, Tang & McBeath (2019) del dipartimento di Psicologia dell’Arizona State University hanno condotto tre esperimenti in cui veniva chiesto a circa 20 studenti universitari, tra i 18 e i 23 anni, in coppia e separati da un divisorio che non permetteva la visione l’uno dell’altro, di toccare il dorso della mano del partner tramite un sensore capacitivo attivato da un bottone, dopo essere stati istruiti a somministrare il tocco solo alla comparsa di un flash di luce.

Il sensore azionato dal bottone avrebbe dato all’altro partecipante la sensazione del tocco dell’altro, il tutto senza avere consapevolezza del momento esatto in cui il partner avrebbe temporalmente compiuto il gesto.

A seguito di ciò, ai partecipanti è stato chiesto di formulare dei giudizi temporali sulla sequenza temporale dei “tocchi” ricevuti.

Lo studio, recentemente pubblicato su Science Advances ha rilevato significativi bias in tali giudizi: la maggioranza degli studenti ha infatti pensato di aver toccato l’altro per prima rispetto alla sequenza temporale oggettiva dettata dal flash di luce.

Tale bias nella rappresentazione dell’ordine temporale dell’azione congiunta simultanea è stato definito “egocentrico”, in quanto i partecipanti hanno stimato di aver toccato con un’alta probabilità per prima il loro partner quando in realtà l’evento del toccare è stato simultaneo.

Questa tendenza egocentrica a ritenere di aver toccato prima l’altro ha corrisposto inoltre un effettivo ritardo temporale di circa 50 secondi per il quale entrambi i partner della coppia hanno stimato molto probabile l’essersi toccati nello stesso momento.

Infatti tutti i partecipanti, in media, hanno percepito come simultaneo un tocco somministrato dall’altro 50 secondi dopo e di aver invece toccato l’altro per prima (Tang & McBath, 2019).

Bias nella percezione dell’esperienza soggettiva del soggetto

Lo stesso effetto si è mantenuto sia sostituendo uno dei partner della coppia con un solenoide che somministrava lo stimolo tattile (questo per evitare eventuali influenze sociali dovute all’interazione con l’altro) sia nella condizione finale in cui i giudizi dei soggetti riguardavano l’associazione temporale tra il proprio tocco e un suono preceduto da un flash di luce.

In conclusione, lo studio di Tang & McBath (2019) ha confermato la presenza di un significativo bias nei giudizi temporali circa la sequenza temporale di un’azione autogenerata, percepita come verificatasi circa 50 secondi prima rispetto al suo reale accadimento .

Tale bias secondo gli autori modula la percezione dell’evento e l’associazione tra azione e suoi effetti nell’ambiente generando il punto di vista temporale e consapevole dell’evento.

Pertanto quando due giocatori toccano simultaneamente la stessa palla, le due tifoserie avranno pareri discordanti a riguardo, a seguito di una differente, “distorta” esperienza soggettiva dell’evento.

Chi l’avrebbe mai detto che dietro una banale discussione sportiva vi fosse tutto questo?

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Arstila, V., & Lloyd, D. (2014). Subjective time: The philosophy, psychology, and neuroscience of temporality. Cambridge, MA, USA: MIT Press.
  • Capozzi, F., Becchio, C., Garbarini, F., Savazzi, S., & Pia, L. (2016). Temporal perception in joint action: This is MY action. Consciousness and cognition, 40, 26-33.
  • Haggard, P., Clark, S., & Kalogeras, J. (2002). Voluntary action and conscious awareness. Nature neuroscience, 5(4), 382.
  • Tang, T.Y., McBeath, M. K. (2019). Who hit the ball out? An egocentric temporal order bias. Science  Advances, 5, eaav5698. doi: 10.1126/sciadv.aav5698
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