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Le dimensioni nascoste del trauma: impatto sulle relazioni intime e approcci innovativi attraverso il corpo

Il trauma psicologico incide sul funzionamento emotivo, relazionale e corporeo dell’individuo. Quale trattamento suggeriscono le ricerche recenti?

Di Carolina Lucrezia Papa, Erica Pugliese, Federica Visco-Comandini, Maria Grazia Foschino Barbaro

Pubblicato il 28 Mag. 2025

Aggiornato il 30 Mag. 2025 00:18

Il trauma psicologico: implicazioni cliniche, relazionali e corporee

A cura del Gruppo Trauma e Violenza delle Scuole di Psicoterapia Cognitiva (APC-SPC)

Il trauma psicologico è un fenomeno complesso che può avere ripercussioni significative sulla vita emotiva, relazionale e fisica degli individui. Le esperienze di natura traumatica possono alterare profondamente il funzionamento individuale, influenzando il comportamento e la percezione di sé, oltre a compromettere la qualità delle relazioni interpersonali. Secondo van der Kolk (2014), il trauma psicologico rappresenta un’esperienza estremamente devastante, capace di compromettere profondamente i processi di autoregolazione, di attaccamento e di integrazione psicoaffettiva.

Negli ultimi decenni, la ricerca sul trauma ha visto un importante sviluppo, con l’introduzione di modelli teorici sempre più articolati e l’emergere di approcci terapeutici innovativi. Il lavoro pionieristico di autori come Judith Herman (1992), Bessel van der Kolk (2014) e Pat Ogden (2006) ha contribuito a definire il trauma psicologico non solo come un’esperienza emotiva devastante, ma anche come un fenomeno che coinvolge il corpo e le dinamiche interpersonali. La crescente consapevolezza delle implicazioni psicologiche e corporee del trauma ha portato allo sviluppo di trattamenti che non solo affrontano i sintomi psicologici, ma che includano anche lo studio delle le risposte corporee che persistono dopo l’esperienza traumatica.

Tre recenti studi (Pugliese et al., 2024; Papa et al., 2024; Visco-Comandini et al., 2025) rappresentano un primo passo verso la comprensione delle implicazioni cliniche del trauma. Questi studi esplorano rispettivamente il legame tra trauma e violenza nelle relazioni intime, l’impatto del trauma complesso nella relazione terapeutica e l’utilizzo integrato della psicoterapia sensomotoria con la psicoterapia focalizzata sul trauma nel trattamento del trauma complesso in un contesto transculturale.   

Trauma e violenza nelle relazioni intime

La relazione tra trauma psicologico e violenza nelle relazioni intime è un tema centrale nella psicologia clinica, con numerosi studi che sottolineano l’importanza di comprendere le dinamiche traumatiche in contesti violenti. La ricerca di Pugliese et al. (2024) si inserisce in questo filone, esaminando il trauma all’interno delle relazioni intime caratterizzate da violenza, con particolare attenzione alle risposte psicologiche di vittime e autori di violenza. Secondo Herman (1992), l’esposizione ad esperienze traumatiche può determinare l’emersione di una sintomatologia post-traumatica semplice (Post traumatic Stress Disorder, PTSD); tuttavia quando l’esperienza traumatica è ripetuta, prolungata e relazionata a dinamiche di potere e controllo, come accade nelle relazioni di violenza interpersonale, l’esperienza traumatica può determinare una risposta psicopatologica più complessa e pervasiva (Complex Post Traumatic Disorder, CPTSD), interferendo negativamente sul funzionamento relazionale e sociale.

Lo studio di Pugliese et al. (2024) ha esaminato le manifestazioni del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), del Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (CPTSD) e del Disturbo Borderline di Personalità (BPD) sia nelle vittime che negli autori di violenza. I risultati hanno evidenziato che, sebbene questi quadri psicopatologici siano presenti in entrambi i gruppi, si manifestano con profili clinici distinti. In particolare, il PTSD nelle vittime si manifesta attraverso sintomi come l’iperarousal e l’emotional numbing, che aumentano la percezione di minaccia e ostacolano la possibilità di uscire dalla relazione abusante, mantenendo il ciclo della violenza nel tempo. Per quanto riguarda gli autori di violenza, lo studio ha osservato che presentano caratteristiche psicopatologiche sovrapponibili al disturbo Borderline di personalità (BPD), come difficoltà nella regolazione emotiva e tendenze impulsive che li portano a reagire con aggressività (Linehan, 1993). 

La necessità di interventi terapeutici differenziati per vittime e autori di violenza è quindi sempre più evidente, e la ricerca suggerisce l’importanza di trattamenti che favoriscano lo sviluppo di competenze emotive e relazionali adattive e specifiche per i singoli profili (Dutton, 2006).

Il trauma complesso e la relazione terapeutica

Uno degli aspetti più difficili del trattamento del trauma è la gestione dell’alleanza terapeutica, che può essere messa a dura prova dalle difficoltà relazionali dei pazienti traumatizzati. Papa et al. (2024) evidenziano come il trauma complesso, in particolare quando è associato a esperienze di abbandono, abuso e trascuratezza, interferisca con la capacità di un individuo di stabilire e mantenere una relazione terapeutica stabile. 

Questo fenomeno è stato descritto da van der Kolk (2014), il quale sottolinea come i pazienti con trauma complesso possano oscillare tra il desiderio di avvicinamento e il timore del rifiuto, innescando cicli di avvicinamento e distacco che minano la continuità del trattamento. Inoltre, la difficoltà nel regolare le proprie emozioni e nel gestire le dinamiche interpersonali può ostacolare la comunicazione e l’intimità necessarie per un’efficace rielaborazione del trauma. Pertanto, è fondamentale che i terapeuti siano consapevoli di queste dinamiche e adottino strategie mirate per affrontare le sfide relazionali presentate da pazienti con trauma complesso.

Inoltre, la gestione delle emozioni e reazioni del terapeuta, diventa un elemento cruciale. Come evidenziato da Ogden et al. (2006), i terapeuti devono essere consapevoli delle proprie reazioni emotive, al fine di creare uno spazio sicuro che consenta al paziente di esplorare il proprio trauma senza sentirsi minacciato. Approcci terapeutici che integrano la stabilizzazione emotiva, la gestione delle emozioni e il lavoro sulla relazione interpersonale possono facilitare la costruzione di un’alleanza solida e favorevole alla rielaborazione del trauma (Siegel, 2001).

L’articolo di Papa et al. (2024) descrive il caso clinico di una paziente con trauma complesso, caratterizzato da difficoltà nelle relazioni interpersonali e ripetute rotture dell’alleanza terapeutica. Il caso mette in luce come i cicli interpersonali disfunzionali, segnati dal desiderio di vicinanza emotiva ma anche dalla paura della dipendenza, possano ostacolare il trattamento. Gli autori  evidenziano l’importanza di riconoscere e gestire queste dinamiche per favorire il processo terapeutico, sottolineando il ruolo cruciale dell’alleanza terapeutica nella stabilizzazione e nella rielaborazione del trauma relazionale.

Terapia sensomotoria per il trattamento del trauma

Il trauma psicologico non solo coinvolge la mente, ma ha profonde implicazioni anche sul corpo. Visco-Comandini et al. (2025) esplorano l’utilizzo della psicoterapia sensomotoria (PS) integrata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale per il trattamento del trauma. La psicoterapia sensomotoria è un approccio che integra il trattamento di sintomi emotivi e cognitivi, ponendo particolare attenzione alla dimensione somatica. Come sottolineato da Ogden (2006), la psicoterapia sensomotoria è particolarmente utile nei casi di trauma complesso, dove i pazienti spesso hanno difficoltà ad accedere alla memoria dichiarativa legata esperienze traumatiche. Attraverso l’attenzione alle reazioni fisiche e alla modulazione delle sensazioni corporee, i pazienti possono essere aiutati a recuperare il contatto con il proprio corpo e a rielaborare il trauma in modo più integrato. La psicoterapia sensomotoria permette di riconoscere e modulare le risposte fisiologiche derivanti dal trauma, aiutando i pazienti a ristabilire un equilibrio tra mente e corpo (Ogden, 2006). Ulteriori studi, come quello di van der Kolk et al. (2014), supportano l’efficacia di approcci che non si focalizzano unicamente sul livello cognitivo, ma favoriscano anche una guarigione fisica, integrando il corpo nel processo di recupero.

Il caso di Aisha, descritto da Visco-Comandini et al. (2025), mostra come una paziente con una storia di sviluppo traumatico e di esperienze di traumi complessi in età adulta possa sperimentare una disconnessione dal proprio corpo, manifestando sintomi somatoformi e somatici in assenza di memorie dichiarative legate alle esperienze traumatiche. I risultati hanno evidenziato come l’integrazione di strumenti corporei caratteristici della psicoterapia sensomotoria unitamente alla terapia cognitivo-comportamentale, possa favorire un’elaborazione più completa dell’esperienza traumatica, migliorando il benessere psicofisico del paziente.

Conclusioni

Il trattamento del trauma richiede un approccio globale che consideri le sue molteplici dimensioni: psicologica, emotiva e corporea. La complessità delle esperienze traumatiche, specialmente quando si manifestano nelle relazioni intime o si intrecciano con esperienze di abbandono e abuso, rende necessario un intervento terapeutico su misura, che vada oltre la semplice gestione dei sintomi e agisca sulle credenze su di sé e sull’altro.

Uno degli aspetti più critici riguarda, infatti, la gestione dell’alleanza terapeutica, che può essere messa a dura prova dalle difficoltà relazionali dei pazienti traumatizzati. La costruzione di una relazione di fiducia, essenziale per il successo del trattamento, richiede una particolare attenzione da parte del terapeuta, che deve essere in grado di riconoscere e affrontare le difficoltà emotive e interpersonali che i pazienti con trauma complesso portano con sé.

Accanto a questo, emerge l’importanza di integrare approcci che non si limitano alla dimensione cognitiva del trauma, ma che coinvolgono anche il corpo. Gli strumenti che attingono dalla psicoterapia sensomotoria, che permettono di lavorare sul corpo come veicolo per la rielaborazione delle esperienze traumatiche, si sono rivelate particolarmente efficaci nel favorire un recupero che rispetti l’interazione tra mente e corpo. Questo approccio integrato, che unisce il lavoro psicologico con quello corporeo, offre nuove prospettive per il trattamento del trauma complesso e apre la strada all’idea di una guarigione più stabile e completa.

In sintesi, l’approccio multidimensionale al trauma, che riconosce l’interconnessione tra i vari aspetti psicologici, emotivi e corporei, si configura come la strada più efficace per favorire il recupero e migliorare la qualità della vita dei pazienti. 

Riferimenti Bibliografici
  • Dutton, D. G. (2006). Rethinking domestic violence. UBC Press.
  • Herman, J. L. (1992). Trauma and recovery: The aftermath of violence–from domestic abuse to political terror. Basic Books.
  • Linehan, M. M. (1993). Cognitive-behavioral treatment of borderline personality disorder. Guilford Press.
  • Ogden, P. (2006). Trauma and the body: A sensorimotor approach to psychotherapy. Norton.
  • Papa, C., Pugliese, E., Perdighe, C., Fimiani, R., & Mancini, F. (2024). “I Am Longing and Afraid to Depend on You”: A Case Report on Breakdowns of Therapeutic Alliance and Interpersonal Cycles in Complex Trauma. Brain Sciences, 14(12), 1207.
  • Pugliese, E., Visco-Comandini, F., Papa, C., Ciringione, L., Cornacchia, L., Gino, F., … & Mancini, F. (2024). Understanding trauma in IPV: Distinguishing complex PTSD, PTSD, and BPD in victims and offenders. Brain Sciences, 14(9), 856.
  • Siegel, D. J. (2001). The developing mind: How relationships and the brain interact to shape who we are. Guilford Press.
  • van der Kolk, B. A. (2014). The body keeps the score: Brain, mind, and body in the healing of trauma. Viking.
  • Visco-Comandini, F., Barbieri, A., Mancini, F., & Ciolfi, A. (2025). The Body as a Vessel for Trauma: The Clinical Case Study of Aisha. Brain Sciences, 15(1), 94.
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