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Bias ed euristiche: due facce della stessa medaglia?

L'esperienza personale, che determina i bias cognitivi, domina la direzione del processo decisionale per creare scorciatoie note come euristiche

Di Giulia Spiniello

Pubblicato il 25 Mag. 2023

Aggiornato il 01 Giu. 2023 11:41

In che modo noi esseri umani prendiamo decisioni in condizioni di ambiguità, incertezza e scarsità di risorse a disposizione? Grazie alle scoperte di Kahneman & Tversky degli anni ‘70, ad oggi ci è possibile comprendere ciò che si trova alla base delle nostre decisioni: le euristiche e i bias.

 

Introduzione

 Come mai il nostro cervello, a volte, è così pigro? A questa domanda, esistono numerose risposte individuali, ma altrettante che ci accomunano grazie alla nostra biologia. Il nostro cervello, infatti, utilizza come fonte primaria di energia il glucosio: lo sforzo cognitivo ed emozionale del cervello si basa sullo zucchero a disposizione nel corpo, generando secondariamente la sensazione di stanchezza (Gailliot & Baumeister, 2007). Per sopravvivenza e adattamento, il cervello ha imparato, nel corso dei secoli, ad utilizzare scorciatoie mentali che gli consentissero di risparmiare energie. La pigrizia mentale, quindi, non è data solo da fattori individuali, ma anche dalla fisionomia del cervello stesso che, di fatto, è pigro. La pigrizia è quindi profondamente radicata nella natura umana. A sostegno di ciò esiste una legge, chiamata “legge del minimo sforzo”, che afferma che se vi sono vari modi di raggiungere lo stesso obiettivo, la gente tenderà ad adottare quello meno impegnativo (Kool et al., 2010). Allo stesso modo, il nostro cervello è meccanicamente portato al pensiero euristico per una sua fisionomia e per la sua pigrizia, grazie alla quale cerca di ottimizzare e ridurre il più possibile le energie da usare. Ma cos’è questo pensiero euristico?

Gli esperti hanno descritto due sistemi di decisione umana: uno veloce e intuitivo; l’altro lento e metodico. Le euristiche, o scorciatoie mentali, una caratteristica chiave del ragionamento intuitivo, sono spesso accurate, applicate istintivamente ed essenziali per un processo decisionale efficiente. Le euristiche però sono anche soggette a fallimenti, i cosiddetti bias cognitivi, che possono portare a errori. Ad oggi sono state proposte diverse strategie per mitigare i bias; tuttavia, la comprensione attuale di tali interventi per ottimizzare la sicurezza, per esempio diagnostica nel caso della medicina o della psicologia, è ancora incompleta (Mangus & Mahajan, 2022).

I bias e le euristiche

Ognuno di noi, quando deve prendere una decisione o mettere in atto un determinato comportamento o atteggiamento, fa riferimento ad un suo personale archivio di conoscenze e valori che influenza il risultato della scelta (Kahneman, 2013). A volte, però, il modo nel quale percepiamo la realtà può essere falsato da credenze personali o modi di pensare errati. In questo caso, possiamo parlare di distorsione cognitiva o di dissonanza cognitiva. Un esempio può essere l’eccessiva generalizzazione di un concetto o di una caratteristica. La dissonanza cognitiva è un normale processo psicologico che può verificarsi in tutte le persone in misura maggiore o minore (APA, 2014). Ecco che il bias può essere definito come una deviazione dalla norma in questi processi, e tanto più questa deviazione è frequente e sistematica, tanto più sarà possibile essere legittimati a parlare di bias (Caverni, Fabre, & Gonzalez, 1990). In alcuni processi è più facile individuare la presenza di bias se esiste un modello normativo che specifica quale tipo di comportamento dovrebbe essere tenuto canonicamente (Caverni et al., 1990). La componente importante di questo fenomeno è la sua sistematicità ed il fatto che non sia attribuibile a fattori casuali e sia quindi prevedibile (Blanco, 2017). Una visione più tradizionale dei processi cognitivi umani di qualche decade fa suggeriva come gli esseri umani siano in grado di prendere decisioni razionali, avendo la capacità di valutare costi e benefici potenziali delle loro azioni, scegliendo infine l’opzione più favorevole. Questo richiederebbe di essere in grado di prendere in considerazione tutte le informazioni rilevanti, e di scartare invece quelle irrilevanti, che potrebbero contaminare il processo decisionale (Stanovich, 1999). Studi più recenti, invece, evidenziano come le decisioni prese dagli individui siano spesso influenzate da fattori marginali apparentemente irrilevanti o come spesso gli individui evitino di prendere in considerazione elementi importanti (Palumbo-Liu, 2005). È stato anche dimostrato come il comportamento irrazionale delle persone agisca secondo schemi prevedibili (Ariely & Norton, 2008). Nei problemi più complessi quindi, la soluzione razionale e ottimale è impossibile da raggiungere, ed è necessario affidarsi ad un limitato ammontare di informazioni, in quella che Kahneman definisce come “razionalità vincolata” (Kahneman, 2003). Il bias, fra gli elementi che vincola questa razionalità, è sicuramente uno dei più sistematici (data la sua costanza e ripetizione, attraverso un’iterazione continua) e misurabili (Blanco, 2017).

 Detto ciò, nei processi di pensiero intuitivo e di rapide decisioni, le regole della razionalità non vengono seguite. Al contrario, come descritto in precedenza, l’esperienza e la percezione personale, che determinano i bias cognitivi, dominano la direzione del processo decisionale per creare scorciatoie note come euristiche (Whelehan et al., 2020), dal greco heurískein: trovare, scoprire. Le euristiche sono, dunque, escamotage mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. Esse sono utilizzate in modo ottimale per compiti semplici, per ridurre il carico cognitivo dei processi di pensiero e per guidare le nostre decisioni in un modo che il cervello percepisce come più efficiente ed economico (Whelehan et al., 2020).

I processi di pensiero analitico devono essere applicati per le decisioni complesse e richiedono un ragionamento basato su prove. Sebbene in molti casi queste “regole rapide e frugali” possano condurre a scelte corrette, esse possono anche distorcere il nostro ragionamento, aumentando così il rischio di giudizi errati e di errori prevedibili (Whelehan et al., 2020).

Quale differenza quindi?

Sicuramente, le euristiche cognitive possono essere utili data la loro rapidità ed economicità. C’è però da tener conto anche l’altra faccia della medaglia: se applicate in un contesto non adeguato, infatti, possono farci commettere errori gravi e sistematici, i bias. I bias sono dunque euristiche inefficaci, assunte senza aver maturato prima la giusta esperienza che permette di poter saltare qualche passaggio logico. Si può dire che sono euristiche che non funzionano nella realtà, dove invece sarebbe stato necessario un giudizio critico e non intuitivo.

A questo punto risulta evidente come nei nostri processi decisionali il nostro cervello possa prendere due strade diverse: una rigorosa, logica, analitica e più razionale o un’altra in cui opera in modo meccanico, pigramente, con poco o senza sforzo e con nessun senso di controllo volontario. I bias cognitivi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • APA. (2014). DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5th ed). R. Cortina.
  • Ariely, D., & Norton, M. I. (2008). How actions create – not just reveal – preferences. Trends in Cognitive Sciences, 12(1), 13–16.
  • Blanco, F. (2017). Cognitive Bias. In J. Vonk & T. Shackelford (A c. Di), Encyclopedia of Animal Cognition and Behavior (pp. 1–7). Springer International Publishing.
  • Caverni, J.-P., Fabre, J.-M., & Gonzalez, M. (1990). Cognitive biases. North-Holland ; Distributors for the U.S. and Canada, Elsevier Science Pub. Co.
  • Gailliot, M. T., & Baumeister, R. F. (2007). The Physiology of Willpower: Linking Blood Glucose to Self-Control. Personality and Social Psychology Review, 11(4), 303–327.
  • Kahneman, D. (2013). Pensieri lenti e veloci. Mondadori.
  • Kool, W., McGuire, J. T., Rosen, Z. B., & Botvinick, M. M. (2010). Decision making and the avoidance of cognitive demand. Journal of Experimental Psychology: General, 139(4), 665–682.
  • Mangus, C. W., & Mahajan, P. (2022). Decision Making. Critical Care Clinics, 38(1), 37–49.
  • Palumbo-Liu, D. (2005). Rational and Irrational Choices: Form, Affect, and Ethics. In F. Lionnet & S. Shih (A c. Di), Minor Transnationalism (pp. 41–72). Duke University Press. https://doi.org/10.1215/9780822386643-003
  • Stanovich, K. E. (1999). Who is rational?: Studies of individual differences in reasoning. (pp. xvi, 296). Lawrence Erlbaum Associates Publishers.
  • Whelehan, D. F., Conlon, K. C., & Ridgway, P. F. (2020). Medicine and heuristics: Cognitive biases and medical decision-making. Irish Journal of Medical Science (1971 -), 189(4), 1477–1484.
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