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Dipendenza affettiva (2022) di Lebruto, Calamai, Caccico e Ciorciari – Recensione

Gli autori descrivono nel dettaglio la fisionomia attraverso la quale la dipendenza affettiva prende vita entro la cornice intrapsichica della persona

Di Cristi Marcì

Pubblicato il 24 Apr. 2023

La dipendenza affettiva non sempre è facilmente riconoscibile, eppure essa riflette appieno un quadro psicopatologico rispetto al quale convergono fattori psichici, interpersonali e non ultimo di natura psicosomatica.

 

 Per quanto la dipendenza affettiva sembri condividere determinate caratteristiche con la dipendenza relativa all’uso di sostanze, quella di tipo affettivo sembra mettere a nudo la fragilità cognitiva e psicofisica della persona, che si scopre prigioniera di uno stato mentale ricorrente, invasivo e dinanzi al quale le proprie modalità di autoregolazione non sempre risultano funzionali (Siegel, J. D. 2001). Attraverso le pagine di questo saggio gli autori non solo offrono una panoramica ben dettagliata circa quello che oggi si presenta quale uno dei quadri psicopatologici maggiormente diffusi, bensì descrivono nel dettaglio la fisionomia attraverso la quale la dipendenza affettiva prende vita entro la cornice intrapsichica della persona. Offrono inoltre al clinico validi strumenti finalizzati all’esplorazione del disturbo e dei suoi numerosi volti, tra cui il colloquio psicologico, il diario dei desideri e non ultimo la colorazione di quelle parti corporee rispetto alle quali si manifestano i sintomi della dipendenza stessa.

Affondando le sue radici nel passato della persona, la dipendenza affettiva riflette quell’automatismo linguistico ed espressivo, in grado di tradursi in un quadro sintomatologico che dalla dimensione cognitiva intacca peraltro quella emotiva, relazionale e corporea. Quanto viene ad emergere e purtroppo ad instaurarsi sotto forma di “intossicazione acuta” (Lebruto, A., 2022) è un vero e proprio schema, che in maniera ripetitiva e ben strutturata non solo decentra la persona dalla sua individualità, bensì trasforma l’amore sano, fisiologico e passionale in un amore patologico, disfunzionale e rispetto al quale la propria individualità prende vita esclusivamente in funzione della persona amata.

A tal riguardo Reynaud (Reynaud, M., 2010) ha infatti proposto una prima distinzione tra le due modalità di sentire le emozioni e di condividerle con un’altra persona, descrivendo così l’amore sano da quello patologico quale riflesso di un processo fisiologico che, tuttavia, rischia di tradursi in comportamenti ossessivi, ripetitivi e che gradualmente limitano la libertà individuale dei due partner. Nondimeno l’autore propone la lettura del seguente quadro psicopatologico, come preceduto da una strutturazione tripartita delle fasi che pian piano sfociano in uno stato mentale disfunzionale e disadattivo.

 Partendo infatti dall’innamoramento, quale modalità di espressione del tutto fisiologica, si procede con il coinvolgimento sentimentale, rispetto al quale inizia ad emergere non solo una sincera complicità tra ambo i partner, bensì una piena conferma circa l’indispensabilità dell’altra persona, senza la quale la propria individualità verrebbe meno e attraverso la quale si è in grado di ottenere un riconoscimento, ergendo dunque l’altra persona a figura indispensabile e insostituibile, in funzione della quale il proprio Io assume importanza. L’indispensabilità, quindi, si traduce in vero e proprio trampolino di lancio entro il quale la cognizione, l’emozione e il sentire corporeo operano un investimento relazionale ed emotivo, innescando quel meccanismo ossessivo circoscritto al coinvolgimento.

Quest’ultima tappa infatti chiama in causa e a pieno titolo una nuova concatenazione di fattori che, oltre a manifestarsi sotto il profilo cognitivo, non tardano ad esprimersi anche sotto quello neurobiologico, trasformando il proprio sentire e le proprie modalità di autoregolazione in un’arma a doppio taglio. Nel dettaglio infatti emerge il tema della pianificazione, ossia quel comportamento attraverso il quale il legame con l’altra persona sembra non dover trovare ostacoli rispetto al proprio desiderio di stare con lei, di incontrarla e di ergerla sempre più a piedistallo della propria esistenza. Come sopra accennato, si assiste dunque ad un effetto domino ove l’attenzione selettiva, la pianificazione delle attività, la forte spinta motivazionale e le memorie pervasive rispecchiano appieno gli ingredienti essenziali, per rendere l’amore una sostanza difficile da ingerire.

Attraverso le pagine di questo libro, le caratteristiche sintomatologiche presentate e descritte invitano non solo a conoscere i numerosi volti di questa condizione psicopatologica, a prendere consapevolezza circa la fragilità che le persone (incastrate nel labirinto di questa forma di dipendenza) sperimentano nel quotidiano, ma al contempo a riscoprire e a riappropriarsi dei propri spazi. Anche e soprattutto in assenza di un’altra figura, valorizzando l’unico legame che più di ogni altro conta: quello con sé stessi.

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Cristi Marcì
Cristi Marcì

Psicologo, Specializzando in Psicoterapia

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lebruto, A., Calamai, G., Caccico, L., Ciorciari, V., (2022), “Dipendenza affettiva. Diagnosi, assessment e trattamento cognitivo-comportamentale”, Erikson edizioni, 2022.
  • Reynaud, M., Karila, L., Blecha, L., & Benyamina, A. (2010). “Is love passion an addictive disorder? The American Journal of Drug and Alcohol Abuse”, 36(5), 261-267.
  • Siegel, J. D. (2001), “La mente relazionale”, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013, p. 18.
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