Il 16 marzo, a Trieste, è scomparso Franco Rotelli a 76 anni, uno dei protagonisti della riforma psichiatrica italiana promossa da Franco Basaglia nonché uno dei principali collaboratori di Basaglia stesso.
Rotelli fu uno dei principali sostenitori del movimento storico di de-istituzionalizzazione, promozione dei diritti dei pazienti e miglioramento delle condizioni di vita per le persone con disturbi mentali. Questo suo contributo sociale e politico ebbe anche un lato clinico, perché in tal modo egli aumentò anche la sensibilità per pratiche psichiatriche meno coercitive e repressive e più attente alla reintegrazione sociale e lavorativa dei pazienti e alla riattivazione delle loro funzioni cosiddette auto-direzionali dei pazienti, ovvero la capacità di organizzarsi la vita in maniera attiva e autonoma, perseguendo scopi personali ed esistenziali: integrazione lavorativa, sociale e affettiva. Insomma, uno dei più influenti attori nel campo della salute mentale, contribuendo al miglioramento delle pratiche psichiatriche.
Nato a Casalmaggiore in provincia di Cremona nel 1947, Franco Rotelli si laureò e si specializzò in psichiatria presso l’Università di Parma. Cresciuto nell’ambiente delle cooperative sociali agricole della bassa padana, ne ereditò l’attenzione al rispetto dei diritti e delle libertà concrete delle persone e scelse la psichiatria come medicina dell’uomo sociale e non poteva accettare la psichiatria oppressiva di quei tempi, ben lontana dal rispetto elementare dei diritti umani dei malati. Per questo nel suo primo incarico all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere, ottenuto nel luglio 1969, trasformò il reparto di internati per gravi reati in una comunità terapeutica, promuovendo una maggiore libertà di vita autonoma per i pazienti all’interno dell’istituto. Grazie a questa iniziativa altamente innovativa Rotelli suscitò l’attenzione di Basaglia che nel 1971 lo chiamò a lavorare nel suo gruppo di lavoro, prima in provincia di Parma (dove Basaglia era direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno) e poi nel 1973 a Trieste, dove Franco Rotelli diventò primario a soli trent’anni e dove Basaglia gli affidò la responsabilità di una parte consistente dell’Ospedale Psichiatrico. In quegli anni Rotelli fu al fianco di Basaglia in tutte le sue battaglie. Trieste diventò zona pilota per l’Italia nella ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo sviluppo sviluppo di una nuova psichiatria non coercitiva. L’azione di Basaglia portò, nel gennaio 1977, all’annuncio della chiusura dell’Ospedale Psichiatrico “San Giovanni” di Trieste e il 13 maggio 1978 all’approvazione della legge 180 di riforma psichiatrica. Quando nel 1979 Basaglia lasciò la direzione dell’Ospedale di Trieste, Rotelli venne incaricato, su indicazione dello stesso Basaglia, di dirigere dapprima l’Ospedale Psichiatrico e poi, con il suo superamento, il sistema dei servizi psichiatrici del territorio. Rotelli realizzò una rete di servizi interamente sostitutivi dell’Ospedale Psichiatrico, fondata su Centri di Salute Mentale aperti 24 ore 7 giorni su 7, appartamenti protetti, case famiglia, cooperative sociali per l’inserimento lavorativo, laboratori per attività artistiche, culturali, teatrali, e così via, diventando il realizzatore pratico della riforma di Basaglia, che era purtroppo prematuramente morto nel 1980.
Il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, sotto la sua guida, diventò un modello internazionale per i servizi territoriali, tra cui centri diurni, case famiglia e servizi per l’occupazione e il sostegno alla vita autonoma. Negli anni successivi Rotelli condivise la sua esperienza di superamento del manicomio coercitivo in paesi al di fuori dell’Italia, come la Grecia, Il Brasile, L’Argentina, Cuba e la Repubblica Dominicana. Negli ultimi anni portò la sua esperienza anche nell’ambito politico e amministrativo, riuscendo a farsi eleggere dal 2013 al 2018 Consigliere Regionale del Friuli Venezia Giulia. Come il suo maestro Basaglia, Rotelli seguì l’impostazione fenomenologica, cercando di passare dal concetto semplicistico di psicopatia a quello umanistico di incontro con l’altro in una pratica orientata ai valori universali e all’etica della libertà. Il suo impegno è fonte d’ispirazione per le future generazioni di professionisti e attivisti.
La redazione di State of Mind esprime le sue condoglianze alla famiglia e ai suoi amici, ricordando il suo significativo contributo al settore. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo L’Impresa Sociale (1994), Per la normalità (1997) e L’istituzione inventata/Almanacco Trieste 1971-2010 (2015).
Giovanni Maria Ruggiero