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Le interazioni online mediatrici della vulnerabilità narcisistica e del phubbing

I narcisisti vulnerabili tendono a preferire il phubbing rispetto ai dialoghi vis à vis, rinforzati dal bisogno di aumentare l'autostima attraverso i social

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 10 Mar. 2022

Grieve e colleghi (2021) hanno svolto un esperimento per comprendere se il phubbing, e quindi una dinamica relazionale virtuale e l’utilizzo di social media, permetta ai narcisisti vulnerabili di massimizzare i loro aspetti positivi, utili a mascherare i dubbi su di sé e la vergogna provata in determinate contingenze.

 

Introduzione

Esistono innumerevoli studi in letteratura sul narcisismo e sulla ‘triade oscura’ dell’approccio categoriale, disturbi di personalità visti come aventi tratti socialmente avversi che esistono sia clinicamente che subclinicamente (Furnham et al., 2013, come citato in  Grieve et al., 2021). Oltre alle credenze sul sentirsi speciale, il narcisismo presenta un pattern percettivo legato al tema della superiorità ed è un disturbo osservabile attraverso due sottocategorie: il narcisista grandioso, pensato come persona che presenta senso di grandiosità e alta stima nei propri confronti, e quello vulnerabile, labile, maggiormente imprevedibile per la necessità di validazioni e approvazione da parte di terzi, nonché ipersensibile e che vive un’elevata affettività negativa (Grieve et al., 2021). Un fenomeno recente, chiamato phubbing (contrazione di ‘phone snuffing’, letteralmente ‘telefono’ e ‘snobbare’), indica la tendenza ad ignorare le situazioni sociali o la persona con cui si sta interloquendo per interagire con il telefono o altri dispositivi elettronici, consultandoli in modo più o meno compulsivo (Al-Saggaf & O’Donnell, 2019).

Uno studio su phubbing e narcisismo vulnerabile

Grieve, Lang e March (2021) hanno osservato come i narcisisti vulnerabili siano maggiormente inclini a prediligere il phubbing rispetto ai dialoghi vis à vis, rinforzati dal bisogno di creare una grande autostima attraverso la sponsorizzazione della loro concezione identitaria sui social network e attraverso interazioni massicce con persone lontane. Nel 2020, Schlosser (come citato in Grieve et al., 2020) ha suggerito come le interazioni online siano maggiormente controllabili e asincrone rispetto all’interazione buona alla prima, dove viene presentato un biglietto da visita di sé immediato e dove non viene curata la propria figura attraverso la messaggistica.

Grieve e colleghi (2021) hanno svolto un esperimento per comprendere se una dinamica relazionale virtuale e l’utilizzo di social media permetta ai narcisisti vulnerabili di massimizzare i loro aspetti positivi, solitamente utili a mascherare i dubbi su di sé e la vergogna provata in determinate contingenze. Le ipotesi formulate mirano a comprendere se esista una correlazione positiva tra il sottotipo vulnerabile e il phubbing e, in caso, se esistano dei meccanismi di azione nella relazione tra questi ultimi attraverso una preferenza per le interazioni online, viste come potenziali mediatrici. Gli autori includono le raccomandazioni inserite nell’articolo di Furnham e colleghi (2013), cioè di considerare gli altri tratti della ‘triade oscura’ (narcisismo grandioso, psicopatia e machiavellismo) e l’ansia sociale (associata al prediligere conversazioni telematiche) come covariate (Grieve et al., 2020). È stato selezionato un campione di 402 soggetti, 300 femmine e 100 maschi circa: la maggior parte del campione possiede un iPhone (65,4%) e non un Android (32,6%), mentre il social predominante è Facebook (91%), a seguire Instagram (73,1%) e infine Snapchat (70,1%). Grieve, Lang e March hanno validato una scala, composta da sette domande, utile a misurare i livelli di phubbing e hanno somministrato 12 domande operazionalizzate del Pathological Narcissism Inventory (Pincus et al., 2009) per valutare la vulnerabilità. L’SD3 è stata utile per raccogliere dati a proposito dei livelli di machiavellismo, narcisismo grandioso e psicopatia, mentre l’ansia sociale è stata misurata con tre domande della Mini-SPIN (Connor et al., 2001).

Correlazione positiva tra phubbing e narcisismo vulnerabile

I risultati confermano le ipotesi formulate, in quanto l’utilizzo dei social media sembra mediare una correlazione positiva tra phubbing e narcisismo vulnerabile. Costruire una relazione interpersonale telematica facilita il controllo dell’auto-presentazione, forse come prodotto di una bassa autoefficacia sociale e di una maggiore ansia sperimentata durante le interazioni faccia a faccia: in molti soggetti tale preferenza può provocare un comportamento di controllo del telefono e di dipendenza inappropriato. È importante sottolineare che anche l’effetto di mediazione dei social media è stato solo parziale; dunque, esiste una relazione diretta e significativa che vede il phubbing come comportamento predittivo del narcisismo vulnerabile (Miller et al., 2011, come citato in Grieve et al., 2021). Questi dati sono utili non solo per comprendere nel dettaglio una sottocategoria di personalità, bensì anche per orientare ricerche future su una maggiore conoscenza dei comportamenti e delle modalità di interazione applicati in rete (Grieve et al., 2021).

 

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