Dave Allen Grossman è il padre della killologia, ovvero lo studio delle reazioni di persone sane in circostanze di uccisione (come polizia e militari in combattimento) e sui fattori che consentono e limitano l’uccisione in queste situazioni
Dave Allen Grossman tedesco di origine, ma americano nel cuore, ad oggi è considerato dai più un guru nel campo della psicologia della forza letale. Tenente Colonnello dei Ranger dell’esercito americano, dove ha prestato servizio per anni fino al suo pensionamento, partendo dalla sua esperienza sul campo sia come militare in prima linea che come formatore, ha fondato il ‘Killology Research Group’ in cui, riportando la definizione dell’autore stesso, si occupa di quanto segue:
Lo studio accademico dell’atto distruttivo, così come la sessuologia è lo studio accademico dell’atto procreativo. In particolare, la killologia si concentra sulle reazioni di persone sane in circostanze di uccisione (come polizia e militari in combattimento) e sui fattori che consentono e limitano l’uccisione in queste situazioni (Grossman, 2016).
Grossman scrittore di diversi libri e seminarista, nel tempo sviluppa un pensiero decisamente interessante, da approfondire, che porta a conclusioni con importanti risvolti pratici.
L’avversione a uccidere secondo Dave Grossman
In ‘On Killing’, forse il suo libro più famoso, affronta il delicato tema dell’avversione a uccidere insita in ogni essere umano. Attraverso una meticolosa analisi che parte da dati raccolti nella Seconda Guerra Mondiale, fino ad arrivare alla Guerra del Vietnam, l’autore dimostra come in condizioni reali, solo una piccola percentuale dei militari realmente spari contro i nemici e come, solo attraverso un adeguato addestramento, questo limite possa essere superato (Grossman, 1996).
‘On Combat’, il prosieguo del primo libro, è invece rivolto all’analisi psicologica e fisiologica dei meccanismi che avvengono durante momenti di stress intenso. L’alterazione del sistema simpatico e parasimpatico viene messa in relazione allo sviluppo di importanti distorsioni cognitive che comportano modifiche nella percezione del tempo, visione a tunnel, alterazioni della percezione uditiva ed altri meccanismi di difesa con importanti implicazioni sulla performance dei militari. La loro conoscenza, unita a tecniche di rilassamento quali la ‘respirazione tattica’ e ad un’adeguata formazione, sia in simulazione che sul campo, permette di vincere almeno in parte questi ostacoli imposti dalla nostra fisiologia.
Inevitabile è la trattazione del Disturbo da Stress Post Traumatico, che viene descritto a partire dagli aspetti nosografici presenti sul Manuale dei Disturbi Mentali fino ad una sua trattazione in chiave maggiormente riflessiva.
Quella che forse rimane come pietra miliare è la classificazione che Grossman propone delle persone: le pecore che guardano ai loro affari, il lupo che si nutre delle pecore e il cane pastore (sheepdog) che protegge il gregge.
Il comportamento violento tra i giovani secondo Dave Grossman
Nell’ultima parte del libro traspare l’autore nella sua veste di formatore prendendo in analisi come l’uso di videogiochi violenti e, più in generale, dei media, unito ad altri fattori concomitanti, possa incidere in maniera importante sul comportamento dei giovani talvolta con risvolti davvero imprevedibili come il fenomeno delle stragi nelle scuole diffuso negli Stati Uniti (Grossman, Christensen, De Becker, 2004).
Un vero e proprio specchio dell’anima degli studi di Grossman, in cui assume particolare rilievo l’addestramento, viene senza dubbi dal celebre film d’azione ‘American Sniper’ (2014), in cui un tiratore scelto dei Navy Seal, durante la guerra in Iraq, riesce ad uccidere un numero spropositato di nemici: non a caso era proprio lui che da bambino passava intere giornate in compagnia del babbo andando a caccia. Ad oggi è programmato per uccidere?
Molto probabile! Resta il fatto che la regia è di Clint Eastwood, un tempo attore in quello che fu uno dei film cult degli anni ’80, ‘Gunny’ (1986), in cui un veterano sergente dei marine era intento ad occuparsi della preparazione di un gruppo di reclute destinate ad andare in missione.
È inevitabile che la regia venga influenzata da attori e trame del passato, trovando nella rappresentazione attuale un prodotto di indiscussa originalità.
Personalmente, mi sono interessato a Grossman leggendo ‘On Combat’ e studiando alcuni suoi video come verifica della sua liceità: l’epilogo è quello di un militare che ha fatto della propria esperienza tesoro, diventando col tempo formatore lui stesso, e che, attraverso la riflessione critica, affronta il delicato tema della violenza nella società.