Il volume Psichiatria territoriale. Strumenti clinici e modelli organizzativi, curato da Giuseppe Nicolò ed Enrico Pompili è un compendio dell’esperienza che si è cumulata e sviluppata in questi lunghi anni intorno alla salute mentale, che si è avvalsa delle evidenze che la ricerca ha prodotto.
Il momento difficile che stiamo attraversando per la pandemia da Covid 19 ha aperto gli occhi a molti decision maker che si occupano di sanità pubblica. Il modello territoriale è salito alla ribalta della discussione che si è aperta nel nostro paese come l’unico in grado di dare efficacia agli interventi sanitari, a differenza di quello che propone i presidi ospedalieri come centrali nel sistema di cure.
Nella salute mentale il modello territoriale è stato adottato sin dalla Riforma Basaglia che ha previsto già alla fine degli anni settanta del secolo scorso la chiusura degli ospedali psichiatrici, più comunemente conosciuti come manicomi, e la realizzazione di strutture alternative territoriali per la prevenzione, cura e riabilitazione della malattia mentale.
Il volume Psichiatria territoriale. Strumenti clinici e modelli organizzativi, curato da Giuseppe Nicolò ed Enrico Pompili è un compendio dell’esperienza che si è cumulata e sviluppata in questi lunghi anni intorno alla salute mentale, che si è avvalsa delle evidenze che la ricerca ha prodotto.
Nelle oltre mille pagine sono presentati modelli e tecniche d’intervento, nonché di organizzazione dei servizi e delle strutture deputate alla cura con una visione che non si basa più solo sull’Evidence Based Practice in relazione alla diagnosi con l’obiettivo di ridurre la sintomatologia, ma su concetti di resilienza e possibilità, partecipazione sociale e integrazione esistenziale, valorizzando un quadro transindromico che combina approcci categoriali, dimensionali e di rete.
I due curatori sono pubblici operatori della salute mentale con esperienza decennale: Nicolò dirige il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della ASL RM5. Didatta della SITCC è docente in scuole di specializzazione in psicoterapia e presso la scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università “La Sapienza” di Roma. Pompili, psichiatra e psicoterapeuta è direttore dell’Unità Operativa Complessa presso il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della ASL RM5 e docente in scuole di specializzazione in psicoterapia e presso la scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Il libro è diviso in cinque parti.
La prima tratta della necessità d’integrazione dei servizi riguardo ai nuovi modelli dei disturbi mentali adottando la complessità come base degli interventi. In questa sezione sono presi in considerazione diversi aspetti: la prospettiva della salute pubblica; il concetto di diagnosi e le sue criticità; la recovery in termini di speranza, controllo, opportunità, e connessione.
La seconda parte presenta l’organizzazione dei servizi in relazione alla costruzione della rete e dei principi dell’integrazione. Sono presenti notazioni sulla normativa in materia; le politiche per la prevenzione e la promozione della salute mentale; i fattori sociali che incidono sulla salute mentale; l’organizzazione dei vari servizi (CSM, Centro Diurno; SPDC; Day Hospital; Strutture Residenziali Psichiatriche; REMS) e dei trattamenti di prevenzione, cura e riabilitazione.
La parte successiva illustra le tecniche d’intervento. Una sezione questa molto importante, in cui ci si sofferma sulle procedure riconosciute efficaci sia in termini riabilitativi (Cognitive Remediation; Social Skills Training; Riabilitazione Psicosociale; Social Cognition Training; Interventi Psicoeducativi; Housing First; Individual Placement and Support, ecc.), sia d’interventi di sostegno per i familiari, di trattamenti psicoterapeutici, di psicofarmacologia, di brain modulation e gestione dell’aggressività.
La quarta parte prende in considerazione i modelli d’intervento integrato per popolazioni speciali in cui sono considerati i disturbi dell’alimentazione; la dual diagnosis; la doppia diagnosi; gli esordi psicotici in preadolescenza e adolescenza; gli esordi psicotici e l’intervento precoce; la popolazione LGBT; i migranti e i rifugiati; i disturbi gravi di personalità; il disturbo d’accumulo e ossessivo-compulsivo; l’ADHD nell’adulto; le emergenze epidemiche e calamità naturali.
L’ultima parte riguarda il lavoro in team che è la forma che deve necessariamente prendere il lavoro in salute mentale per favorire l’integrazione dell’intervento, una modalità essenziale per coinvolgere diverse professionalità e mettere al centro il paziente. La sfida della complessità di questo lavoro è trattata sotto diverse sfaccettature (la capacità di lavorare insieme e accanto; di visione condivisa e leadership generativa; di coinvolgimento degli enti territoriali; di utilizzo delle tecnologie, non ultime quelle digitali e di realtà virtuale).
Un testo Psichiatria territoriale che non dovrebbe mancare nella libreria non solo di chi opera nel settore pubblico, ma di chi a qualsiasi titolo si occupa di salute mentale.