Le ipotesi alla base delle differenze di genere sono ancora in corso di studio e riflettono con elevata probabilità l’elevata espressione genica del cromosoma X e la ridotta espressione dei geni presenti nel cromosoma Y.
La tanto discussa dicotomia tra genere maschile e femminile sembrerebbe non derivare esclusivamente da un retaggio tradizionale e culturale. Sin dal primo anno di vita, infatti, è possibile notare differenze nella scelta di target visivi in movimento tra maschi e femmine. I bambini risultano più attratti dall’immagine di una macchinina in movimento, mentre le bambine risultano attratte da un volto in movimento (Luchtmaya, B. Cohen, 2002). Le ipotesi alla base di queste differenze tra i sessi sono ancora in corso di studio e riflettono con elevata probabilità l’elevata espressione genica del cromosoma X e la ridotta espressione dei geni presenti nel cromosoma Y, oltre alla possibilità di mutazioni de novo e le differenti caratteristiche biologiche, quali le differenze di ormoni androgeni.
Ciò spiegherebbe anche la diversa scelta professionale tra uomo e donna. Per anni gli studiosi hanno tentato di dare una spiegazione alla predilezione femminile per le professioni riguardanti la care e che mettessero in gioco competenze empatiche e comunicativo-linguistiche, rispetto alla self-sistematicità maschile. Alcuni ritengono che ad uguali esposizioni ambientali non vi sia alcuna differenza tra il fenotipo XX e il fenotipo comportamentale XY. Per altri, invece, non si tratta di semplice “nurture”, ossia influenza esperenziale; tra i vari studi a favore di quest’ultima ipotesi, ve ne sono alcuni che associano una troppa elevata quantità di testosterone in epoca prenatale in un feto XY alla comparsa di un fenotipo autistico, caratterizzato quindi da elevata tendenza alla sistematicità, al ridotto repertorio di interessi e di interesse comunicativo (Auyeung, B. Cohen, 2010) (Knickmeyer, B. Cohen, 2006).
Per ultimo ma non per ordine di importanza, esamineremo uno dei prototipi classici nella differenza tra generi: la propensione ritenuta tutta al femminile, di parlare di più dei maschietti. Si tratta davvero solo di un prototipo? Non sembrerebbe tale dagli studi condotti dal Paediatrics Child Health, secondo i quali le bambine presenterebbero delle cellule molto più complesse nelle aree deputate al linguaggio, che faciliterebbero l’acquisizione dei complessi meccanismi alla base delle abilità verbali (Kolb, 2009).
Per concludere, sebbene i prototipi siano sempre da analizzare in base al contesto, è vero anche che alcune caratteristiche genetiche veicolano in modo importante la nostra risposta a quel determinato ambiente, in un quadro epigenetico generale.