Il ritiro sociale patologico (PSW) è caratterizzato da una mancanza di interesse nelle relazioni sociali e da comportamenti evitanti estremi, tra cui trascorrere la maggior parte del tempo a casa. Può essere condizione psichiatrica o un tratto di personalità (Kato et al., 2012).
Alcuni studi hanno misurato la solitudine come fonte di distress negli individui con PSW (Teo et al., 2015). Tuttavia, non hanno confrontato la solitudine dei partecipanti con la comunità di riferimento, né valutato se la solitudine è legata al ritiro solo con i coetanei o altri gruppi sociali. La solitudine è concettualizzata come uno stato avverso ma adattivo, che emerge quando c’è una discrepanza tra le relazioni sociali desiderate e quelle percepite dagli individui (Adams, Openshaw, Bennion, Mills, & Noble, 1988). Essa agisce per segnalare una minaccia e funge da motivazione per alcune tipologie di comportamento sociale volte ad affrontare l’isolamento stesso (Cacioppo & Hawkley, 2009). La solitudine può seguire un ritiro sociale persistente (Cacioppo et al., 2015), ma anche precederlo (Hawkley & Cacioppo, 2010). Pertanto, la solitudine non è la stessa cosa dell’isolamento sociale: alcune persone possono essere sole ma non sentirsi sole, mentre altre possono essere circondate da contatti sociali, ma si sentono sole. Per quanto riguarda la PSW, alcuni ricercatori hanno sostenuto che la PSW sia una scelta di vita, quindi, ritirarsi non sarebbe necessariamente associato alla solitudine. Altri risultati suggeriscono che gli individui con PSW sono più motivati a interagire con gli altri (anche se in interazioni non faccia a faccia), ma non è chiaro se questo emerga dal sentirsi soli (Qualter et al., 2015). Il presente studio ha indagato la solitudine negli individui con PSW, ponendosi tre domande di ricerca:
- Se ci fosse una minore vicinanza percepita nei soggetti con ritiro sociale patologico da altri gruppi sociali, rispetto ai soggetti non PSW.
- Se ci fossero livelli di solitudine più elevati negli individui che soffrono di PSW rispetto a quelli che ne sono privi, esplorando, inoltre, se, tra quelli con PSW, la durata del ritiro e la vicinanza percepita con gli amici correlino con la solitudine.
- Se ci fosse una correlazione tra solitudine e disturbi psichiatrici.
I partecipanti erano 343 individui di età compresa tra i 18 e i 45 anni, che hanno preso parte a un sondaggio online per valutare la frequenza della PSW a Taiwan (Wu, Catmur, Wong, & Lau, 2019).
Per valutare il ritiro sociale patologico, ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai sperimentato i seguenti comportamenti (Koyama et al., 2010; Wong et al., 2015): “Passi la maggior parte del tuo tempo a casa?” “Ti rifiuti di interagire con gli altri?” “Eviti di mantenere relazioni sociali?”. Le opzioni di risposta erano “sì” o “no”. In caso di risposta affermativa, hanno riferito quando il comportamento è iniziato e finito. Una versione modificata della overlap scale (Schubert & Otten, 2002) ha misurato la connessione sociale percepita con gli altri, indicando eventualmente i diversi partner sociali che potevano appartenere a diversi gruppi (famiglia/amici/estranei). In seguito, ai partecipanti è stato chiesto di scegliere un grafico tra 7 che mostravano due cerchi su una linea: i grafici differivano in base alla distanza tra i due cerchi, simbolo della distanza/vicinanza percepita tra il soggetto e ciascun partner. I grafici sono stati poi quantificati con numeri più grandi che rappresentavano la distanza percepita. L’UCLA loneliness scale (Russell, 1996) è un questionario composto da 10 item volti a misurare la percezione dei partecipanti di essere socialmente isolanti. Infine, il General Health Questionnaire 12-items (GHQ12; Chong & Wilkinson, 1989) ha permesso di valutare la presenza o meno di sintomi connessi ai disturbi psichiatrici.
I risultati hanno evidenziato che il 18.5% dei partecipanti era affetto da disturbi psichiatrici; la media della durata del ritiro sociale era dai 25 ai 33 mesi. Gli individui con PSW hanno riportato una minore vicinanza percepita con gli amici (ma non con la famiglia e gli estranei), e una maggiore solitudine rispetto a quelli senza PSW. La misura in cui si sono sentiti isolati dagli amici, insieme alla durata del ritiro, era associata con la solitudine. La solitudine e i disturbi psichiatrici erano positivamente correlati. Anche se gli individui con PSW evitano le interazioni sociali e le relazioni, il distacco con gli altri, soprattutto con i coetanei, si associa alla solitudine. Questi risultati sono tutti coerenti con le teorie psicologiche della solitudine (Cacioppo et al., 2015; Parkhurst & Hopmeyer, 1999). La solitudine può seguire il ritiro sociale, ma anche essere il fattore precipitante del ritiro sociale iniziale. Ipotizzata come uno stato adattivo per segnalare la minaccia di isolamento sociale, la solitudine può facilitare le opportunità di pianificazione di nuove strategie sociali volte alla riconnessione all’interno dei gruppi. Tuttavia, nel caso di insuccesso di tali sforzi, il ritiro sociale può protrarsi nel tempo, a sua volta alimentando la solitudine persistente. Rompere questo circolo vizioso facilitando le opportunità di riconnessione all’interno dei gruppi sociali (di amicizia) nelle prime fasi del ritiro sociale può essere estremamente utile. E’ emerso, inoltre, che le persone con comportamenti di ritiro borderline rispetto ai cutoff riportano livelli intermedi di solitudine: ciò è coerente con studi precedenti che hanno individuato che la solitudine è un fattore di rischio correlato ed anche longitudinale per molte malattie mentali (Cacioppo, Hughes, Waite, Hawkley, & Thisted, 2006).