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Umorismo e differenze di genere: quali sono ed in quali ambiti?

Una recente revisione della letteratura sull'umorismo mostra come si possano riscontrare differenze di genere in alcuni aspetti specifici

Di Alberto Dionigi

Pubblicato il 14 Gen. 2021

L’umorismo è un fenomeno altamente complesso ed esistono differenze individuali in tutti i suoi aspetti.

 

Tali diversità riguardano, ad esempio, l’apprezzamento, la comprensione, la produzione e la comunicazione dell’umorismo (Martin 2010). Un aspetto che ha da sempre incuriosito i ricercatori di questo ambito è stato quello di definire se vi siano differenze stabili in base al genere.

Una prima revisione della letteratura fu condotta venti anni fa (Lampert & Ervin-Tipp, 1998). Questi primi risultati evidenziarono una maggior propensione degli uomini a creare stimoli umoristici, ad usare maggiormente l’umorismo nelle conversazioni, ad apprezzare in maniera maggiore l’umorismo aggressivo e sessuale rispetto alle donne.

Tuttavia, un aspetto saliente di questa revisione è data dal fatto che gli stessi autori evidenziarono limiti nella modalità di studio degli stimoli umoristici (ad es., in laboratorio rispetto ad una valutazione ecologica) nell’impostazione dei comportamenti studiati e dalla presenza di evidenti difetti metodologici (ad es., utilizzando autovalutazioni rispetto a giudizi di altri). Queste limiti metodologici possono quindi aver portato a risultati distorti, esagerando le effettive differenze di genere (Ergül, 2014).

Le differenze di genere: lo state dell’arte

Partendo dalle limitazioni presentate nelle precedenti revisioni, e con l’idea di fornire una panoramica omnicomprensiva delle differenze di genere, è stata recentemente pubblicata una revisione della letteratura che ha preso in considerazione 77 articoli pubblicati tra il 1977 ed il 2018 (Hofmann et al., 2020).

L’obiettivo principale è stato quello di identificare, presentare e discutere tutta la letteratura disponibile e pertinente incentrata sulle differenze di genere in tutti gli aspetti relativi all’umorismo, attraverso varie discipline, e includendo studi basati sia su un approccio quantitativo, sia qualitativo. Mentre alcuni aspetti dell’umorismo, come il senso dell’umorismo quale caratteristica di personalità, possono avere una radice temperamentale (quindi biologica), altri sono influenzati dall’interazione con l’ambiente e il contesto sociale. Inoltre, alcune diversità possono essere esplicitamente collegate a specifiche differenze culturali. Anche la questione dei limiti metodologici spesso acclamati nei primi studi (cioè, l’uso di materiali non rappresentativi, decontestualizzazione, uso di ‘barzellette fabbricate’), è stata affrontata in questo lavoro. Ad esempio, il contesto sociale è stato incluso per fornire una cornice del materiale umoristico presentato (i.e., l’umorismo utilizzato in Facebook; Strain et al., 2015). Inoltre, invece di usare barzellette, in alcuni studi è stato chiesto ai partecipanti raccontare eventi divertenti delle loro vite per ottenere stimoli umoristici ecologicamente validi (Abel & Flick 2012).

Generalmente parlando, l’analisi dei 77 articoli scientifici ha mostrato che si possono riscontrare differenze di genere in aspetti specifici.

Differenze tratti di personalità legati all’umorismo

Relativamente alle differenze nei tratti di personalità legati all’umorismo il risultato più evidente è che uomini e donne differiscono costantemente nei tratti associati all’aggressività, in cui gli uomini ottengono punteggi sempre più alti. Allo stesso modo, gli uomini ottengono punteggi più elevati per ciò che concerne il katagelasticism (la gioia di ridere di altri; Proyer & Ruch,  2010). Queste differenze emergono anche prendendo in considerazione il modello degli stili umoristici, elaborato da Martin e colleghi (2003) in cui gli uomini mostrano punteggi più elevati nello stile aggressivo, rispetto alle donne.

In linea con gli studi precedenti (Lampert & Ervin-Tipp, 1998) tali risultati possono quindi definirsi come stabili e generalizzabili, anche a fronte di metodologie di ricerca più accurate svolte negli ultimi venti anni. Va sottolineato che non sono state trovate differenze negli altri tratti legati all’umorismo e quindi, uomini e donne descrivono il loro senso dell’umorismo in modo simile, con la sola eccezione dell’umorismo aggressivo. Quella emersa, inoltre, può essere vista come una differenza culturale: in varie culture, evitare un’aperta espressione di aggressività è indice di femminilità, mentre mostrare competitività verbale e fisica è sinonimo di mascolinità (Dionigi & Gremigni, 2010).

Differenze nell’apprezzamento dell’umorismo

L’argomento delle differenze di genere nell’apprezzamento dell’umorismo è il tema più studiato nel corso degli anni. La maggior parte degli studi condotti è stata svolta in laboratorio presentando a partecipanti di entrambi i sessi una gamma di stimoli umoristici preselezionati chiedendo loro di valutare i materiali secondo le dimensioni scelte. La maggioranza degli studi presi in esame nelle revisione (sette su otto) mostra come gli uomini preferiscano maggiormente l’umorismo sessuale rispetto alle donne. In un altro studio, emerge che le donne apprezzano maggiormente gli stimoli umoristici a tema sessuale se il bersaglio sono gli uomini più di quanto facciano gli uomini, mentre tendono ad apprezzare in maniera minore degli uomini le battute in cui sono loro il bersaglio (Herzog, 1999). In riferimento all’umorismo ostile, in maniera simile, ogni genere tende ad apprezzare maggiormente le battute che vedono come bersaglio l’altro genere (Abrams & Bippus, 2011). Ancora, le donne mostrano di preferire l’umorismo utilizzato in maniera affiliativa maggiormente rispetto ad un uso ostile e aggressivo, mentre gli uomini hanno valutato positivamente entrambi gli stili. Non sono emerse differenze significative nell’apprezzamento del nonsense humor (Kohler & Ruch, 1996), battute neutrali (Ferstl et al., 2017) e nell’apprezzamento riguardante aneddoti divertenti di vita vissuta, in cui non erano presenti contenuti ostili o sessuali.

Differenze nella produzione dell’umorismo

Diversi studi presi in considerazione nella revisione della letteratura hanno mostrato come la produzione di contenuti umoristici da parte degli uomini (ad esempio, chiedendo ad entrambi i sessi di inventare didascalie per dei fumetti), era in media più divertente rispetto a didascalie inventate dalle donne (Greengross & Miller, 2011; Mickes et al. 2012). Inoltre, gli uomini hanno prodotto un numero maggiore di didascalie rispetto alle donne. Tuttavia, in un simile compito di produzione di umorismo, Kellner e Benedek (2017) non hanno trovato differenze di genere nella capacità di produzione di umorismo, intelligenza e creatività. Infine, Hooper et al. (2016) non hanno trovato differenze di genere in due dei tre campioni presi in esame, mentre nel terzo campione le donne sono state giudicate più divertenti degli uomini.

È interessante notare anche che nel giudicare l’umorismo prodotto da uomini e donne sono emersi risultati diversi quando si confrontano gruppi di valutatori di diverse nazioni (ma della stessa lingua). Quindi, se uomini e donne si trovano ad essere inegualmente divertenti, questo effetto potrebbe essere riferito a specifici gruppi culturali. Inoltre, diversi studi mostrano come l’auto percezione di essere divertenti è maggiore per gli uomini, rispetto alle donne (Mickes et al., 2012; Hooper et al., 2016). Quindi, gli uomini si autovalutano come più divertenti (il bias di attribuzione è stato replicato in diversi studi) ma rimane da verificare se lo siano effettivamente.

Un aspetto saliente che è emerge è che l’umorismo femminile è generalmente volto a produrre intimità e familiarità. Le donne, infatti, scherzano maggiormente su esperienze condivise di delusione ed eventi negativi accaduti loro, mentre gli uomini utilizzano l’umorismo per attrarre l’attenzione (Dionigi & Gremigni, 2010). Le donne, inoltre, tendono a mostrare le proprie imperfezioni in maniera umoristica, come autoaffermazione: se cose simili accadono anche ad altre persone significa che si rientra nella normalità. In più, l’assurdità non danneggia nessuno (Crawford, 2003).

L’utilizzo dell’umorismo nelle interazioni

Per ciò che concerne la comunicazione umoristica, uno dei maggiori limiti è dato dal fatto che quando si prendono in considerazione gli studi esistenti, spesso sono stati condotti su valutazioni autoriferite e non su osservazioni reali. Gli studi metodologicamente più convincenti utilizzano metodologie qualitative quali l’Analisi Conversazionale (AC) ed i risultati suggeriscono differenze di genere, ma non sono unidirezionali (ad esempio Dunbar et al. 2012). Nelle diadi sessuali miste, gli uomini esprimono umorismo più frequentemente delle donne. Nelle diadi dello stesso sesso, le donne tendono a produrre più commenti umoristici degli uomini. Pertanto, non ci sono differenze di genere generali, ma le differenze dipendono dai diversi contesti sociali, con chi gli individui stanno parlando e in quale situazione si trovano (romanticismo, lavoro). Sebbene emerga chiaramente che gli uomini producano maggiori commenti umoristici delle donne nelle relazioni sentimentali e nei momenti di corteggiamento, questo risultato non è generalizzabile a tutte le situazioni (Bressler et al., 2006, Greengross & Miller, 2011; Tornquist & Chiappe, 2015). In alcuni contesti, ad esempio, le donne che tendevano a raccontare in modo divertente i propri aneddoti di vita venivano ritenute maggiormente attraenti dagli uomini (Greengross & Miller, 2011). Questo aspetto, tematicamente ampio e con un crescente corpo di letteratura, necessita di ulteriori approfondimenti, anche utilizzando la suddivisione in specifici sottotemi.

Conclusione

Questa recente revisione della letteratura ha mostrato che esistono delle differenze di genere in alcune aree specifiche quali la produzione, l’apprezzamento, le risposte all’umorismo e la tipologia di comunicazione umoristica maggiormente utilizzata. Tuttavia, la dimensione di questi risultati può essere fortemente influenzata dal metodo di valutazione e dal contesto, in linea con quanto emerso già più di venti anni fa (Lampert & Ervin-Tipp, 1998). Gli studi futuri dovrebbero porre maggiore attenzioni su alcuni fattori che possono influenzare i risultati, quali il ruolo che ha il genere sulle autovalutazioni. Inoltre, le modalità di valutazione degli stimoli condotti in laboratorio deve essere esplorata in modo più dettagliato in studi futuri (Ergül 2014).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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