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Tinder: verso una dipendenza comportamentale?

Sebbene alcuni studi abbiano esaminato alcune variabili associate all'uso adattivo di Tinder, manca ancora una chiara comprensione del suo uso problematico

Di Dominique De Filippis

Pubblicato il 07 Gen. 2021

Tinder è un’applicazione differente dai tradizionali siti di incontri: il facile accesso ai potenziali compagni e la natura “user-friendly” dell’applicazione possono incrementare le difficoltà nel controllo del suo utilizzo, dando origine ad un uso problematico che, a lungo andare, potrebbe sfociare in una dipendenza comportamentale.

 

Tinder è un’applicazione differente dai tradizionali siti di incontri, data la sua maggiore portabilità, nonché la sua capacità di geolocalizzazione (Schrock, 2015). Il facile accesso ai potenziali compagni e la natura “user-friendly” dell’applicazione, però, possono incrementare le difficoltà nel controllo del suo utilizzo, dando origine ad un uso problematico che, a lungo andare, potrebbe sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale (Orosz, To ́th-Király, Bo ̋the, & Melher, 2016). Sebbene alcuni studi abbiano esaminato alcune variabili associate all’uso adattivo di Tinder, manca ancora una chiara comprensione del suo uso “problematico”.

Rispetto alle motivazioni alla base dell’utilizzo di Tinder, è stato messo in luce come l’applicazione aiuti a soddisfare contestualmente molteplici bisogni, sia di natura fisica che di natura psicosociale (Sumter, Vandenbosch & Ligtenberg, 2017). Inoltre, è stato suggerito che il suo utilizzo possa costituire un meccanismo di coping, volto a regolare sintomi depressivi o, ancora, a migliorare l’autostima (Ranzini & Lutz, 2017). Rispetto a quest’ultima variabile, è stato osservato, nello specifico, come alti livelli di autostima siano connessi ad un’autentica rappresentazione di sé sulla piattaforma, mentre, la bassa autostima è stata associata al fenomeno del sexting (Ybarra & Mitchell, 2014).

Anche l’impulsività è stata considerata una caratteristica distintiva della psicologia “online” che dà origine ad un ampio spettro di comportamenti, seppur la sua relazione con l’uso problematico di Tinder non è ancora stata indagata.

Vi è poi l’attaccamento, un sistema innato il cui obiettivo è quello di stabilire legami di accudimento-attaccamento con figure significative (Ainsworth, 1989). Ad oggi non è ancora stata indagata se vi sia una relazione tra lo stile di attaccamento e l’utilizzo di Tinder.

Vi è un’ultima variabile che non è ancora stata presa in esame, ovvero il desiderio sessuale. Attraverso un’analisi dei cluster e, prendendo in considerazione le variabili psicologiche appena citate, alcuni autori si son proposti di individuare differenti tipologie di utenti di Tinder, in modo da indagare, successivamente, in che misura i diversi sottogruppi differissero tra loro.

All’indagine hanno preso parte 1159 utenti di Tinder, con un’età compresa tra i 18 e i 74 anni.

In primo luogo, è stato valutato l’utilizzo dell’applicazione, tenendo conto del numero di contatti, della ricerca di relazioni significative e di partner sessuali. Al fine di indagare l’utilizzo problematico dell’applicazione, è stato utilizzato il Problematic Tinder Use Scale (Orosz et al., 2016), mentre, con l’obiettivo di valutare i livelli di felicità e di depressione, è stata utilizzata la Short Happiness and Depression Scale (Joseph et al., 2004).

Inoltre, il Cybersex Motives Questionnaire (CMQ; Franc et al., 2018) è stato utilizzato per indagare le motivazioni che spingono gli individui al cybersex, mentre, il Sexual Desire Inventory (Spector, Carey & Steinberg, 1996), è stato impiegato per valutare il desiderio sessuale diadico, ovvero il desiderio di avere un rapporto sessuale con un’altra persona, e solitario, che implica di desiderio di impegnarsi in attività masturbatorie. Inoltre, è stato utilizzato l’Experiences in Close Relationship- Revised Questionnaire (Fraley, Waller & Brennan, 2000) al fine di valutare lo stile di attaccamento; infine, sono state utilizzate la Short UPPS-P Impulsivity Behavior Scale (Billieux et al., 2012) e la Single-Item Self-Esteem Scale, per valutare, rispettivamente, l’impulsività e l’autostima.

Le analisi hanno identificato quattro sottogruppi.

Il primo era caratterizzato da bassa impulsività, alta autostima, attaccamento sicuro, desiderio sessuale diadico medio-alto, tono dell’umore adeguato e basso uso problematico di Tinder. I soggetti hanno segnalato interesse sia per la ricerca di rapporti significativi che occasionali e hanno mostrato motivazioni differenti rispetto a quelle affrontate nel CMQ, come la curiosità e la distrazione (Timmermans & De Caluwé, 2017).

Il cluster 2 era caratterizzato da impulsività medio-bassa, bassa autostima, attaccamento ansioso, desiderio sessuale diadico e solitario molto basso, umore più depresso e basso uso problematico di Tinder. Questi soggetti hanno riportato un minore interesse per la ricerca di partner ed è stato dunque ipotizzato che, in questo caso, Tinder venga utilizzata come un mezzo per aumentare l’autostima o per appagare il senso di impotenza associato alla depressione.

Il terzo cluster era caratterizzato da un alto livello di impulsività, un’autostima moderata, un alto livello di attaccamento ansioso, un alto livello di desiderio sessuale diadico e solitario e, i partecipanti erano fortemente interessati alla ricerca di partner sia stabili che occasionali.

In questo gruppo è stato riscontrato un utilizzo problematico dell’applicazione, nonostante sia stato constatato un livello intermedio di umore depresso. L’uso di Tinder di questi soggetti sembra essere guidato da una combinazione di motivazioni e da un minore autocontrollo. Si è dunque ipotizzato che gli utenti con uno scarso autocontrollo sembrano essere maggiormente a rischio di sviluppare un uso problematico di Tinder, in quanto questa attività sembra costituire una strategia di coping, volta ad alleviare l’umore negativo. In questo contesto, l’uso dell’app può interagire con il disagio psicologico legato a livelli moderati di umore depressivo e attaccamento ansioso dei soggetti.

Infine, il quarto cluster era caratterizzato da un attaccamento evitante, un alto livello di desiderio sessuale solitario e bassa autostima. I soggetti hanno riportato alti livelli di umore depresso e alti livelli nell’ uso problematico dell’applicazione. Inoltre, sono risultati più inclini a ricercare relazioni stabili, piuttosto che partner occasionali. Questi soggetti potrebbero essere più predisposti ad utilizzare queste applicazioni perché potrebbero considerare gli ambienti online più sicuri per esprimersi. Rispetto al desiderio sessuale solitario, è stato ipotizzato che quest’ultimo, potenzialmente come l’uso di Tinder, sia una strategia di coping volta ad affrontare gli affetti depressivi o la frustrazione sessuale (Dosch et al., 2016).

Concludendo, i risultati appena esposti suggeriscono che l’uso problematico di Tinder potrebbe coinvolgere un’ampia gamma di fattori psicologici. Saranno dunque necessari ulteriori studi per districare il ruolo di queste variabili nello sviluppo, perpetuazione e ricorrenza dell’uso problematico di questa piattaforma.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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