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Tatuaggi e giudizio

La presenza di tatuaggi sugli uomini sembra influenzare il giudizio dell’altro in termini biologici, ma anche riguardo ai suoi tratti comportamentali

Di Rosario Privitera

Pubblicato il 11 Gen. 2021

In uno studio sperimentale sia le donne che gli uomini del campione tendevano a giudicare gli uomini tatuati come più mascolini, più dominanti e aggressivi. L’accezione negativa o positiva di tali caratteristiche dipende dal contesto in cui la persona vive.

 

Siccome la decorazione della pelle con tatuaggi permanenti sembra essere diventata una moda tutt’altro che passeggera (Armstrong, 1991; Hawkes, 2004), potremmo bene inferire che tale pratica sia sempre più accettata tanto da chi ne è interessato solo indirettamente, come i genitori, i parenti stretti, ma anche i datori di lavoro o gli insegnanti.

Se è quindi vero che di fronte ad un fenomeno in graduale aumento, il giudizio delle persone verso i tatuaggi sembra diventare via via più aperto con la loro diffusione, tale tolleranza nasconde ancora molti pregiudizi, alcuni dei quali verranno considerati nelle righe seguenti.

Le modifiche importanti sul corpo, come in questo caso i tatuaggi, sono delle pratiche con una lunga storia alle spalle in diverse culture (Krutak, 2015). Nel periodo preindustriale tale pratica metteva in seria minaccia di vita la persona che vi si sottoponeva, esponendola ad un’alta percentuale di infezione. La sua sopravvivenza dimostrava così un’importante ed evidente resistenza agli agenti patogeni, sinonimo quindi di forza e salute nel soggetto (Singh & Bronstad, 1997; Lynn, Dominguez, & Decaro, 2016).

Nella società moderna il discorso è molto diverso, ma alcuni di questi pensieri e giudizi sembrano essere resistiti al tempo e al cambiamento. Sebbene questa rimanga una pratica dolorosa e rischiosa, alcune accortezze a livello di igiene hanno sensibilmente diminuito la possibilità di infezioni o di altri effetti collaterali. Tuttavia, il soggetto tatuato sembra trasmettere ancora non solamente una resistenza al dolore, ma anche una buona salute a livello di immunocompetenza (Lynn, Dominguez, & Decaro, 2016).

Ma non solo: oltre ad influenzare il giudizio dell’altro in termini biologici, l’uomo tatuato impressiona l’altro condizionando la percezione che questi ha anche riguardo ai suoi tratti comportamentali.

L’esperimento di Galbarczyk e Ziomkiewicz (2017) ci apre all’interessante aspetto comportamentale appena nominato, mostrandoci come varia il giudizio degli uomini e delle donne partecipanti esposti ad immagini di uomini tatuati e di uomini non tatuati.

In tale occasione verranno anche osservati i due meccanismi insiti nella selezione sessuale, ovvero la scelta da parte del soggetto del sesso opposto e la competizione intrasessuale.

Come dimostrato anche dall’esperimento di Wohlrab (2009), nello studio di Galbarczyk e Ziomkiewicz (2017) le donne tendono a collegare ad un corpo maschile tatuato una migliore salute, considerandolo quindi una persona più sana; il giudizio appariva infatti molto più frequentemente durante l’esposizione a immagini di corpi maschili tatuati rispetto a quelli dello stesso genere non tatuati. Insieme a questo dato si è notato che sia le donne che gli uomini del campione tendevano a giudicare gli uomini tatuati nelle immagini esposte come più mascolini, più dominanti e aggressivi rispetto agli altri.

L’accezione negativa o positiva che si dà a tali caratteristiche dipende molto dal contesto in cui la persona vive. Come dimostra lo studio di Snyder, Fessler, Tiokhin, Frederick, Lee e Navarrete (2011), in un ambiente non sicuro in cui si viene esposti continuamente al pericolo, una donna è più motivata a ricercare nell’uomo qualità come l’aggressività e la dominanza intrasessuale, le quali possono garantire un maggior senso di protezione per se stessa e per la prole, oltre ad un migliore accesso alle risorse dell’ambiente.

Ma in una realtà socialmente stabile le cose potrebbero andare diversamente; l’uomo con un’elevata mascolinità è anche associato ad un alto livello di testosterone che, agli occhi della donna, si traduce contemporaneamente in aspetti sia positivi che negativi all’interno della relazione.

Una scelta prevede sempre la considerazione dei costi e dei benefici e, almeno razionalmente, propendiamo sempre verso la strada in cui i secondi ci sembrano superare i primi. Se, tornando all’esempio precedente, l’uomo mascolino sembra portare con sé caratteristiche che esprimono dominanza e aggressività, possiamo essere ben d’accordo con gli esperimenti sopra citati per cui l’idea che la rilevanza di tali caratteristiche può variare molto in base all’ambiente.

Caratteristiche come l’aggressività possono fungere da punto di forza nel primo ambiente descritto, ma al contrario possono essere un fattore di rischio nella relazione sentimentale e nell’educazione della prole in un contesto di vita più bilanciato o, comunque, in un ambiente percepito dalla donna come meno minaccioso. Continuando tale linea di pensiero, un alto livello di testosterone negli uomini è associato dalle donne, oltre che a una maggiore aggressività, anche ad una maggiore probabilità di incorrere in relazioni sessuali al di fuori della coppia (Booth & Dabbs, Jr., 1993). Uno studio di Kruger (2006) ha mostrato come le donne tendano a vedere gli uomini più mascolini come persone più impegnate nella ricerca di partner piuttosto che nella cura della famiglia; così le donne interessate ad una relazione stabile possono essere motivate a dare maggiore spazio ad altre caratteristiche che garantiscano loro maggiori benefici tanto nella relazione quanto nel ruolo di futuri genitori.

Una volta comprese tali dinamiche non dovremmo sorprenderci troppo del fatto che le donne nell’esperimento di Galbarczyk e Ziomkiewicz (2017) abbiano dichiarato di giudicare gli uomini tatuati nelle immagini come persone più sane, mascoline, dominanti e aggressive, ma non abbiano espresso verso questi un maggior grado di preferenza rispetto agli altri. Inoltre, è interessante notare come le donne del campione considerino i soggetti tatuati peggiori di quelli non tatuati nelle vesti di potenziali partner e genitori.

Questo dato sembra andare nella stessa direzione di studi meno recenti, come quello di DeBruine, Jones, Crawford, Welling, e Little (2010), i quali mostravano che le donne appartenenti a società più sicure e con livelli di sanità elevati hanno una debole tendenza nel preferire nell’uomo caratteristiche che riflettono una maggiore mascolinità. Non bisogna infatti sottovalutare l’influenza che l’ambiente ha giocato nel determinare i risultati dell’esperimento di Galbarczyk e Ziomkiewicz (2017). Questo è stato fatto in Polonia, un paese con bassi rischi sanitari e dove la competitività aggressiva tra gli uomini non è cruciale nel determinare il loro valore ed il loro status. Se è vero che un corpo tatuato viene giudicato come più mascolino e più sano, queste caratteristiche perdono la loro rilevanza tanto da non essere più associate ad una maggiore attraenza agli occhi delle donne, specialmente se entrano in gioco interessi volti a creare una famiglia.

Tuttavia, rimanendo su questo esperimento, anche le risposte degli uomini di fronte alle immagini di persone dello stesso sesso tatuate e non rivelano ottimi spunti di riflessione. Abbiamo già detto che gli uomini, come le donne, tendono a giudicare un soggetto tatuato come più mascolino. Tuttavia, a differenza del campione femminile, quello maschile considera queste persone più attraenti, rispetto agli uomini senza tatuaggi.

Tale giudizio potrebbe tuttavia essere guidato più da stereotipi culturali piuttosto che dalla percezione personale. Gli uomini potrebbero condividere infatti l’idea che l’uomo tatuato sia considerato dalla donna più forte e quindi più attraente e orientare in base a questa convinzione il loro giudizio.

Questo aspetto sembrerebbe confermato dal lavoro di Swami (2011), il quale mostra come gli uomini abbiano un più alto apprezzamento del proprio corpo oltre ad una maggiore autostima dopo aver fatto un tatuaggio.

In quest’ottica il tatuaggio sembra così affiancarsi a quei tratti personali che hanno la funzione sia di facilitare la scelta di un partner, almeno nell’idea che l’uomo ha della percezione o dei gusti della donna, sia di allontanare dalla competizione sessuale potenziali rivali dello stesso sesso.

Questo sembra essere confermato dal fatto che gli uomini dell’esperimento, nel giudicare le immagini, sembrano essersi focalizzati solo su aspetti che denotano la competizione intrasessuale, ignorando caratteristiche quali la salute e le capacità genitoriali, le quali non sembrano variare significativamente in base alla presenza o meno di tatuaggi nell’immagine.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Armstrong, M.L. (1991). Career-oriented women with tattoos. IMAGE: Journal of Nursing Scholarship, 23, 215–230.
  • Booth, A., & Dabbs, Jr., J. M. (1993). Testosterone and men’s marriages. Social Forces, 72(2), 463–477.
  • DeBruine, L. M., Jones, B. C., Crawford, J. R., Welling, L. L. M., & Little, A. C. (2010). The health of a nation predicts their mate preferences: cross-cultural variation in women’s preferences for masculinized male faces. Proceedings of the Royal Society of London B: Biological Sciences, 277(1692), 2405–10.
  • Galbarczyk, A., & Ziomkiewicz, A. (2017). Tattooed men: Healthy bad boys and good-looking competitors. Personality and Individual Differences, 106.
  • Hawkes, D., Seen, C.Y. & Thorn, C. (2004). Factors that influence attitudes toward women with tattoos. Sex Roles, 50, 593–604.
  • Kruger, D. J. (2006). Male facial masculinity influences attributions of personality and reproductive strategy. Personal Relationships, 13(4), 451–463.
  • Krutak, L. (2015). The cultural heritage of tattooing: A brief history. Current Problems in Dermatology (Switzerland).
  • Lynn, C. D., Dominguez, J. T., & Decaro, J. A. (2016). Tattooing to “Toughen up”: Tattoo experience and secretory immunoglobulin A. American Journal of Human Biology, (in press).
  • Singh, D., & Bronstad, P. M. (1997). Sex differences in the anatomical locations of human body scarification and tattooing as a function of pathogen prevalence. Evolution and Human Behavior. 18(6), 403–416 .
  • Snyder, J. K., Fessler, D. M. T., Tiokhin, L., Frederick, D. A., Lee, S. W., & Navarrete, C. D. (2011). Trade-offs in a dangerous world: Women’s fear of crime predicts preferences for aggressive and formidable mates. Evolution and Human Behavior, 32(2), 127–137.
  • Swami, V. (2011). Marked for life? A prospective study of tattoos on appearance anxiety and dissatisfaction, perceptions of uniqueness, and self-esteem. Body Image, 8(3), 237–244.
  • Wohlrab, S., Fink, B., Kappeler, P. M., & Brewer, G. (2009). Perception of human body modification. Personality and Individual Differences, 46(2), 202–206.
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