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Gli effetti dei social media: come influiscono sulla suicidalità e come sul benessere?

Numerosi studi prendono in esame il tempo di utilizzo dei social media e l’ideazione suicidaria negli adolescenti, proprio a causa dell’aumento di episodi

Di Roberta Di Lisio

Pubblicato il 02 Dic. 2020

Aggiornato il 09 Dic. 2020 14:21

Nell’epoca odierna la maggior parte del tempo, ogni giorno, è trascorso sui social media.

 

Per i giovani adulti e gli adolescenti sono uno strumento importante di comunicazione con i coetanei, con cui mostrare le parti migliori della propria giornata ed evadere dalla realtà. Quali conseguenze ha l’utilizzo dei social media? Quali sono i rischi e quali i benefici?

I social possono avere aspetti benefici e drammatici a seconda del punto di vista che si prende in esame. Consideriamo due nuove uscite su Netflix: The Social Dilemma, che rivela dati drammatici relativi alle condotte suicidarie dei preadolescenti e Social Distance che mette in evidenza gli aspetti positivi dei social durante il lockdown globale causato dal Covid-19.

La suicidalità e il tempo di utilizzo dei dispositivi tecnologici: The Social Dilemma

In The Social Dilemma, documentario sull’utilizzo delle nuove tecnologie, massimi esperti nonché creatori di questi strumenti, illustrano i meccanismi che causano la dipendenza da social network. tali meccanismi sono incentrati sulla produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che ci fa provare piacere e che si genera a partire da tools quali l’infinity scroll, i like, i salvataggi delle foto, le interazioni e i dati statistici. Più proviamo piacere, maggiore sarà il desiderio successivo. I circuiti dopaminergici del reward (della ricompensa) e la dipendenza si basano proprio su questo: l’aumento della concentrazione di dopamina deve essere sempre maggiore per regalare più piacere.

L’effetto di questi dati è stato evidenziato in particolar modo analizzando le condotte suicidarie in adolescenti e preadolescenti, nel documentario è stato preso in esame il genere femminile (Hedegaard, H., Curtin, C. S., Warner, M., 2020).

Tra le preadolescenti (11-14 anni) è stato rilevato un aumento del tasso di suicidi del 151% e nelle adolescenti (15-19 anni) del 70%. Questi dati sono stati raccolti con riferimento al momento in cui i social media hanno iniziato ad essere utilizzati maggiormente, nel 2009.

Come possiamo spiegare questi risultati?

Sono numerosi gli studi che prendono in esame il tempo di utilizzo dei social e l’ideazione suicidaria negli adolescenti, proprio a causa dell’aumento irrefrenabile di episodi disastrosi. La concezione principale che possa spiegare questa relazione si basa su alcuni assunti:

  • L’eccessivo attaccamento ed elevati tempi di utilizzo dei social media compromettono il legame con la realtà dell’individuo, comportando un distaccamento dagli adempimenti della vita quotidiana e dalle relazioni.
  • L’immedesimazione nel proprio profilo social può condurre a una negazione del ruolo sociale assunto nella vita reale.
  • Spesso si perde il contatto con il sociale e con questo la possibilità di supporto, che è definito essenziale per un buono stato di salute mentale.

Considerati questi punti, può essere immediato dedurre che l’eccessivo tempo dedicato alla vita social può causare numerosi problemi nella vita reale, che portano ad isolamento sociale, mancanza di feedback positivi dall’ambiente, assenza di supporto.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO

THE SOCIAL DILEMMA – Guarda il trailer del docufilm Netflix:

L’effetto imitativo sui social: il caso di Robin Williams

Le possibili imitazioni di una condotta pubblica da parte di persone con vissuti complicati o in periodi di crisi della loro vita, sono state largamente studiate. In particolare, si è evidenziato molte volte come la notizia del suicidio di un personaggio pubblico abbia condotto alcune persone ad imitare un comportamento suicidario, pertanto molti Stati hanno definito delle linee guida sulla comunicazione dei media per limitare questi spiacevoli episodi.

Alcune analisi attuali, si sono occupate di analizzare la relazione tra Google Trends e Twitter. L’ipotesi è che Twitter possa rappresentare e riflettere i dati relativi la salute mentale e quindi le possibili conseguenze psicologiche di un’ampia gamma di notizie. Gli episodi di crisi di coloro che entrano a contatto con le informazioni su Twitter presentano un aumento del 5-15%. Questi dati hanno sottolineato quanto sia importante l’effetto imitativo soprattutto nel mondo social, i mezzi più accessibili per reperire notizie.

Sebbene queste analisi possano fungere solo da indicatore, in quanto non possono fornire informazioni complete sulla predizione dei comportamenti futuri delle persone, i dati relativi all’aumento degli episodi di crisi sono stati supportati da un analisi svolta in seguito alla morte di Robin Williams, attore e comico molto amato, per stimare l’aumento dei tassi di suicidio negli americani. Considerando i database degli anni precedenti all’evento, sono state effettuate delle previsioni dei casi di suicidio che si sarebbero verificati nel corso dei 6 mesi successivi alla morte dell’attore, avvenuta nell’agosto 2014. Le previsioni riferivano un numero pari a 16.849 casi di suicidio nel lasso temporale agosto-dicembre ma, successivamente alla morte dell’attore caro a tutti, si è verificato un aumento del 10% rispetto alla previsione, con la presenza di 18.690 casi di suicidio (Fink, D.S., Santaella-Tenorio, J., Keyes, K. M., 2018).

Questi dati, rilevano i ricercatori, non servono a definire l’impatto di una notizia sui tentativi di suicidio ma possono essere estremamente utili se correlati con le statistiche registrate nelle aziende sanitarie territoriali e per prevenire recidive. Infatti, in alcune zone del Regno Unito, i dati raccolti dalle aziende sanitarie nelle cartelle cliniche relativamente ai pregressi tentativi di suicidio di un paziente tengono conto delle notizie che possono fungere da trigger per l’ideazione suicidaria fornendo così dati importanti per delle previsioni.

Social Distance: la nuova docu-serie di Netflix sulla tecnologia durante la quarantena

Social Distance è una docu-serie che riguarda gli aspetti positivi che i social hanno regalato alle persone durante il lockdown. Infatti, tantissimi sono stati isolati e disconnessi dalla realtà sociale a causa del confinamento, altri sono stati separati dalle persone che amano di più a causa del coronavirus. La tecnologia si è rivelata fondamentale, sia per lo smart working, che per le lezioni online di scuole e università, sia per non perdere il contatto con i propri affetti.

Nelle brevi puntate di questa serie vengono analizzate le vite di alcune persone e il modo in cui hanno sfruttato i social, sottolineando la sensazione che avrebbero percepito nel caso la tecnologia non fosse esistita: perdita, solitudine, assenza, preoccupazione, malessere.

Possiamo dedurre che non sempre l’uso dei social deve essere associato a conseguenze negative, è importante non demonizzare l’uso dei social e continuare ad informarsi per utilizzarli con criterio: ogni strumento, se adoperato in modo profittevole, può regalare buoni risultati.

 

SOCIAL DISTANCE – Guarda il trailer della docuserie Netflix:

 

 

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