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I pazienti psichiatrici forensi: fenomenologia sintomatologica e percorsi terapeutici farmacologici

I pazienti psichiatrici forensi, diversamente da quelli non forensi, hanno spesso storie di vita costellate da condotte violente e comportamenti dirompenti

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 02 Dic. 2020

I pazienti psichiatrici forensi, ovvero coloro ai quali è stata diagnosticata una psicopatologia e hanno commesso un crimine violento, presentano delle differenze rispetto ai pazienti psichiatrici non forensi.

 

 Infatti, i primi manifestano spiccata la tendenza alle condotte violente ed impulsive e hanno una molteplicità di disturbi psichiatrici in comorbidità, quali disturbi di personalità, disturbo da uso di sostanze, disturbi neuropsicologici, cosa che non si osserva nei secondi. La terapia con antipsicotici atipici o di nuova generazione (clozapina, quetiapina, olanzapina) sembra migliorare la sintomatologia psicopatologica e le condotte aggressive e violente dei pazienti psichiatrici forensi.

Keywords: pazienti psichiatrici forensi, psicopatologia, trattamenti farmacologici.

Nella maggior parte dei paesi del mondo chi soffre di una patologia mentale riconosciuta e si rende responsabile di un crimine riceve un trattamento specifico, che sovente non prevede la reclusione. In pratica, l’essere affetto da una patologia mentale rende l’individuo incapace di intendere e di volere e, quindi, non pienamente responsabile delle sue azioni (Svennerlind e al., 2010; Edworthy e al., 2016).

Il percorso successivo all’azione delittuosa, riservato a questi soggetti, ha il paradigma fondante nel trattamento terapeutico psichiatrico. Molti di questi pazienti si sono resi protagonisti di azioni efferate, frutto di comportamenti violenti, e la tendenza alla violenza compare anche nelle condotte che essi hanno nei luoghi di cura in cui sono trasferiti dopo aver commesso il crimine (Fazel e al., 2016).

Se si comparano i pazienti oggetto di trattamento psichiatrico – forense con i pazienti psichiatrici non forensi si notano delle differenze.

In primo luogo, i primi rivestono un duplice ruolo, ovvero sono contemporaneamente pazienti e imputati, essendosi resi responsabili di lesioni gravi e/o mortali nei confronti dell’alterità, derivanti da condotte violente. I secondi, invece, accedono più raramente a comportamenti violenti (Gunn e Taylor, 2014).

I pazienti forensi hanno frequentemente una storia di vita costellata da condotte violente e comportamenti dirompenti, cosa che manca nel ciclo di vita del paziente psichiatrico non forense (Flynn e al., 2011).

La finalità del percorso di cura, a cui attendono i sanitari proposti, è differente quando si comparano i pazienti psichiatrici forensi con quelli non forensi. Infatti, per i primi l’obiettivo prioritario è rappresentato dal contenimento dei comportamenti violenti, mentre per i secondi lo scopo che si vuol raggiungere è quello del benessere (Buchanan e Grounds, 2018). In aggiunta, i primi sono costretti dalla decisione di un tribunale a sottoporsi ad una cura psichiatrica, i secondi, invece, scelgono autonomamente di curarsi e questo determina una differenza nella compliance terapeutica.

Altra differenza che si osserva è rappresentata dalla durata del percorso di cura. In pratica, per i pazienti psichiatrici forensi il percorso terapeutico si situa in un arco temporale di più anni, mentre per i pazienti psichiatrici non forensi la cura può durare, laddove la patologia lo permette, solo qualche mese.

Un’ulteriore diversità si nota nell’ambito della comorbidità. Di fatto, i pazienti psichiatrici forensi, oltre che il disturbo psicotico, presentano anche in comorbidità, nella grande maggioranza dei casi, disturbi di personalità, disturbi da uso di sostanze e disturbi neuropsicologici, cosa che non accade frequentemente per i pazienti psichiatrici non forensi (Palijan e al., 2009; Goethals e al., 2008).

In più, il percorso terapeutico attuato nei confronti dei due tipi di pazienti appare differente. Per i pazienti psichiatrici forensi sono prevalentemente proposti trattamenti farmacologici, mentre per quelli non forensi alla terapia farmacologica spesso si abbinano trattamenti psicoterapeutici (Degl’Innocenti e al., 2014).

Come si è detto, i pazienti psichiatrici hanno come trattamento di elezione la cura farmacologica e, essendo stata loro diagnosticata una sindrome psicotica, sono curati con farmaci antipsicotici, utilizzando sia gli antipsicotici tradizionali o tipici che quelli atipici o di nuova generazione. Inoltre, di frequente, agli antipsicotici sono abbinati farmaci appartenenti ad altre categorie, come gli ansiolitici e gli stabilizzanti del tono dell’umore (Howner e al., 2020).

Differenti ricerche hanno comparato gli effetti degli antipsicotici nel trattamento dei pazienti psichiatrici forensi. Dagli studi effettuati sembra che gli antipsicotici atipici abbiano più possibilità di controllare la sintomatologia presentata. La ricerca di Stoner e al. (2002) ha confrontato gli effetti dell’aloperidolo, antipsicotico tipico, con quelli della clozapina, antipsicotico di nuova generazione, in due gruppi differenti di pazienti psichiatrici forensi. Il trattamento con aloperidolo ha migliorato nel 58% dei pazienti i sintomi presentati, mentre la clozapina ha ridotto la sintomatologia nel 86% dei pazienti trattati. Relativamente agli antipsicotici di nuova generazione, la ricerca di Gobbi e al. (2014) ha evidenziato gli effetti benefici della quetiapina e dell’olanzapina nel controllare i sintomi psicotici e i comportamenti aggressivi e impulsivi dei pazienti psichiatrici forensi. In aggiunta, la ricerca di Patchan e al. (2018) ha sottolineato l’effetto positivo della clozapina nel ridurre i comportamenti violenti e aggressivi dei pazienti psichiatrici forensi.

In conclusione, i pazienti psichiatrici forensi, ovvero coloro ai quali è stata diagnosticata una psicopatologia e hanno commesso un crimine violento, presentano delle differenze rispetto ai pazienti psichiatrici non forensi. Infatti, i primi manifestano spiccata la tendenza alle condotte violente ed impulsive e hanno una molteplicità di disturbi psichiatrici in comorbidità, quali disturbi di personalità, disturbo da uso di sostanze, disturbi neuropsicologici, cosa che non si osserva nei secondi. La terapia con antipsicotici atipici o di nuova generazione (clozapina, quetiapina, olanzapina) sembra migliorare la sintomatologia psicopatologica e le condotte aggressive e violente dei pazienti psichiatrici forensi.

 

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Buchanan, A., Grounds, A. (2018). Forensic psychiatry and public protection. Br J Psychiatry, 198(6):420–3.
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  • Edworthy, R., Sampson, S., Völlm, B. (2016). Inpatient forensic-psychiatric care: legal frameworks and service provision in three European countries. Int J Law Psychiatry, 47:18–27. DOI: 10.1016/j.ijlp.2016.02.027
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  • Svennerlind, C., Nilsson, T., Kerekes, N., Andine, P., Lagerkvist, M., Forsman, A. (2010).  Mentally disordered criminal offenders in the Swedish criminal system. Int J Law Psychiatry, 33(4):220–6. DOI: 10.1016/j.ijlp.2010.06.003
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