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Perizie e test: quanto il contesto influenza la valutazione delle capacità genitoriali?

Nel presente articolo si evidenziano gli indici del Test di Rorschach che favoriscono e permettono l’analisi delle capacità genitoriali nelle perizie

Di Alessandra D`Antonio

Pubblicato il 28 Mag. 2020

E’ stato dimostrato come non esiste una differenza netta tra gli stili di risposta al Test di Rorschach forniti dai periziandi, nel contesto della valutazione delle proprie capacità genitoriali, e il campione di controllo, non soggetto ad alcuna valutazione da parte del Tribunale.

 

All’interno di una Consulenza Tecnica d’Ufficio, è chiesto spesso allo psicodiagnosta di prospettare un quadro di personalità preciso e accurato, che gli permetta di valutare la presenza e la tipologia di risorse psico-affettive individuali e di comprendere in quale misura, le risorse individuate, possano influenzare le capacità genitoriali dei periziandi.

Affinché sia possibile effettuare un valutazione è, dunque, necessario integrare informazioni raccolte mediante strumenti qualitativi (es. colloquio, esame obiettivo) e strumenti quantitativi (es. tests) poiché solo in questo modo è possibile ottenere una visione d’insieme ampia, e al contempo analitica, dei fatti di un oggetto (Fielding & Fieldinf, 1986).

Nel presente articolo, vi è l’intenzione di evidenziare quali sono gli indici del Test di Rorschach che favoriscono e permettono l’analisi delle capacità genitoriali e quali sono le differenze tra lo stile di risposta dei periziandi, in contesto di separazione, e quello della popolazione di riferimento, non soggetta ad alcuna valutazione da parte del tribunale.

ll test di Rorschach

Il Test di Rorschach rientra a far parte della grande famiglia delle tecniche proiettive. Lo stimolo percettivo è rappresentato da dieci “macchie” di inchiostro bilateralmente simmetriche, dinnanzi alle quali il soggetto è invitato a dire ciò che vede.

La letteratura internazionale lo definisce da sempre un metodo proiettivo, volto a promuovere un’analisi dell’organizzazione della personalità che tenga conto del ruolo di tutte le funzioni e dei processi psicologici operanti nel contesto della personalità totale. Seppur questo strumento non sia un test psicometrico nell’accezione più stretta del termine, essendo le risposte codificate dai somministratori mediante una specifica siglatura, il Test di Rorschach è largamente usato nei contesti peritali poiché consente di esplorare strategie di difesa volte a modificare l’immagine da rimandare all’esterno.

Indici Rorschach e funzioni genitoriali

Nella letteratura scientifica, per la valutazione delle competenze genitoriali, sono state individuate specifiche capacità da analizzare, quali l’assenza di grave psicopatologia psichiatrica tale da compromettere il funzionamento e l’equilibrio adattivo del genitori sul piano cognitivo adattivo e sociale; la maturazione di doti riflessive ed empatiche; grado di interesse e reattività in risposta alle sollecitazioni affettive presenti nell’ambiente; la capacità di adattarsi con modalità adeguate alle richieste dei figli; la capacità di tollerare le frustrazioni (Camerini G.B., De Leo G, Sergio, G. & Volpini L., 2007; Fonagy P., Target M., 2001; Rizzolati G., Gallese V., 1998; Fabiani M.E., 2000; Azar S.T., Cote L.R., 2002).

Più precisamente, è possibile rintracciare informazioni inerenti tali capacità nell’interpretazione degli indici Rorschach, tra questi, il numero di Risposte con adeguata bontà formale (R+%); il numero di risposte con adeguata bontà formale il cui determinante è la forma (F+%); la presenza non significativa di manifestazioni particolari di II e III livello; l’indice di autocontrollo nella norma o superiore alla norma (I.Aut); la presenza della rappresentazione dell’altro (H%), il numero di movimenti primari e secondari (M; m), la presenza di determinanti colori, il tipo di Comprensione (T.C.), l’indice di Autocontrollo e di Impulsività (I.Aut.; IMP), il rendimento omogeneo tra prima e seconda metà della prova.

Stili di risposta al test Rorschach in funzione del contesto peritale

Dallo studio condotto da Roberto Cicioni, Tommaso Caravelli, Floriana Loggia, Maria Elisa Maiolo (2012) è stato dimostrato come non esiste una differenza netta tra gli stili di risposta forniti dai periziandi, nel contesto della valutazione delle proprie capacità genitoriali, e il campione di controllo, non soggetto ad alcuna valutazione da parte del Tribunale: sono state riscontrare lievi differenze relative ad alcuni indici precedentemente elencati, mentre sono state messe in luce differenze – maggiormente significative –riguardanti la capacità di controllo degli affetti e degli impulsi.

Più precisamente, dal suddetto studio, è emerso – contrariamente da quanto in letteratura è stato spesso intuitivamente ipotizzato – come il numero di risposte dei periziandi rientra nel range normativo: è probabile che il bisogno di dare una buona impressione prevalga sul bisogno di mascheramento. Coerentemente con questa ipotesi si registra tra i periziandi un basso numero di rifiuti alle Tavole.

È emerso, inoltre, un minimo incremento – nel contesto peritale – della percentuale delle risposte con adeguata bontà formale e della percentuale delle risposte con adeguata bontà formale il cui determinante è la forma: esso è dovuto ad un “normale” innalzamento dello schermo difensivo nel senso del controllo.

Per quanto riguarda il tipo di comprensione, l’indice che fornisce informazioni sulla modalità con cui una persona affronta i problemi, è stata osservata una sensibile differenza tra il campione peritale e i dati normativi: si evidenzia un aumento delle risposte che riflettono capacità di sintesi, di astrazione e di visione di insieme a discapito di quelle indicative di processi analitici di analisi e di orientamento al concreto. Tale differenza potrebbe essere imputata alla presenza di processi rimuginativi sui contenuti conflittuali della separazione, necessariamente ritualizzati dal procedimento giuridico: se presente tale pattern di risposta, è possibile facilitare l’interpretazione dello stesso valutando, qualitativamente, il grado in cui il periziando investe le proprie energie nel processo di separazione dall’ex-coniuge.

Non sono state individuate, invece, minime differenze circa gli indici riguardanti lo stile relazionale.

Infine, come anticipato, le differenze maggiori – tra i due campioni in esame – riguardano gli indici relativi alla capacità di controllo degli affetti e degli impulsi, i quali permettono di compiere inferenze sulle spinte impulsive che orientano verso il mondo e le relazioni interpersonali, e la forza e la tipologia degli schemi difensivi implicati invece nella loro gestione: nel contesto peritale, l’indice di impulsività è stato rilevato molto più levato e l’indice di autocontrollo più rigido. Tale dato è stato spiegato riconducendo la differenza alla particolare rabbia e impotenza che spesso le persone, nel contesto di separazione, vivono. Tuttavia, tali vissuti emotivi non giustificherebbero alterazioni sugli elementi qualitativi del test, quali ad esempio le risposte, i movimenti e le determinanti Colore.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Roberto Cicioni, Tommaso Caravelli, Floriana Loggia, Maria Elisa Maiolo.(2012). Il Test di Rorschach nel contesto forense: uno studio sulla genitorialità condotto su coppie in ambito di separazione e affidamento minori. Rassegna Italiana di Criminologia, n° 4, Organo ufficiale della Società Italiana di Criminologia.
  • Camerini G.B., De Leo G, Sergio, G. & Volpini L. (2007). Criteri e strumenti di valutazione delle capacità genitoriali. Minori Giustizia, editoriale n. 3, 46-57.
  • Azar S.T., Cote L.R. (2002). Sociocultural Issues in the Evaluation of the Needs of Children in Custody Decision Making: What Do Our Current Frameworks for Evaluating Parenting Practices Have to Offer? International Journal of Law and Psychiatry, 25, 193-217.
  • Fonagy P., Target M. (2001). Attaccamento e funzione riflessiva. Milano: Raffaello Cortina.
  • Fabiani M.E. (2000). Adozione nazionale e internazionale, da “Guida al lavoro peritale”, a cura di Magrin M. E. Milano: Giuffrè
  • Rizzolati G., Gallese V. (1998). From Action to Meaning: A Neurophysiological Perspective. In J.L. Petit, La philosophie de l’action et les neurosciences. Librarie philosophique (pp. 217-229). Paris: J. Vrin.
  • Fielding N.G., Fielding J.L. (1986). Linking data (Vol. 4). Beverly Hills, CA: Sage.
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