È purtroppo scomparsa la professoressa Maria Miceli, psicologa sociale con una formazione filosofica, ricercatore presso l’ISTC-CNR.
Miceli ha realizzato una significativa attività di ricerca sulla relazione tra il dominio cognitivo e quello emotivo e motivazionale. Condivideva con il suo principale collaboratore Cristiano Castelfranchi una impostazione cognitiva di tipo computazionale in cui si indagavano gli stati mentali riconducendoli a scopi e credenze. Al tempo stesso, e forse in questo consisteva il suo contributo distinto rispetto a Castelfranchi (dal quale non era sempre facilmente distinguibile, tanto elevato era il loro affiatamento), Miceli nutriva interesse per gli aspetti emotivi e motivazionali meno riconducibili all’aspetto cognitivo o, almeno, alla cognizione come valutazione realistica degli ostacoli dell’ambiente esterno e dei limiti delle proprie capacità. Vi è, scriveva Miceli, un’altra cognizione che non valuta ostacoli esterni e limiti personali ma rappresenta le aspirazioni, le ambizioni e i valori dell’individuo.
Insomma, Miceli ampliò l’oggetto dell’indagine cognitiva dalla ragion pura alla ragion pratica. Per questo studiò a fondo le emozioni associate ad autovalutazioni negative (senso di colpa, vergogna), alle emozioni “ostili” (rabbia, risentimento, indignazione, disprezzo, disgusto), a quelle che implicano processi di confronto sociale (senso di inferiorità, ammirazione, invidia, emulazione, gelosia), a quelle che implicano rappresentazioni anticipatorie (paura, ansia, speranza, fiducia) o sono provocate dall’invalidazione di rappresentazioni anticipatorie (sorpresa, delusione, scoraggiamento, sollievo, rimpianto). Con questo bagaglio di studi scrisse con Cristiano Castelfranchi libri sulle emozioni e sui bisogni che ebbero una grande influenza che andò oltre la scienza pura e investirono la clinica e la psicoterapia cognitivo comportamentale italiana, grazie alla mediazione di Francesco Mancini.