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Gossip: verità e bugie

Lo studio di Peters e Fonseca (2020) sembra rilevare una maggior frequenza delle bugie quando i soggetti comunicano con gruppi in competizione

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 18 Dic. 2020

Peters e Fonseca (2020) hanno riepilogato i risultati di uno studio preregistrato, appositamente strutturato per esaminare le bugie spontanee che vengono condivise tra i membri che spettegolano.

 

Una bugia può essere definita come una ‘cosa non vera detta per imbrogliare o per far credere qualcosa di falso a qualcuno’ (Cattana e Nesci, 2002, p. 105). Peters, Kashima (2015, p.1) e Smith (2014) hanno invece definito il gossip come la ‘classe di contenuti comunicati che trasmettono delle informazioni su comportamenti e caratteristiche di attori sociali’. La cooperazione in grandi gruppi (ad esempio, comunità, quartieri e organizzazioni) può essere sostenuta dalla reciprocità indiretta dei pettegolezzi (Alexander, 1987; Nowak e Sigmund, 2005). Ma bugie e pettegolezzi da cosa sono motivati? Nell’articolo di Peter e Fonseca (2020) si presume che le persone condividano pettegolezzi in modo impreciso e per scopi egoistici, ad esempio per minare i nemici o per promuovere gli alleati (Hess e Hagen, 2006; Mace et al., 2018; McAndrew & Milenkovic, 2002). Se questa ipotesi è vera, rappresenta una sfida crescente per coloro i quali ipotizzano che il gossip sia al contrario una fonte di accurata reputazione, nello specifico per i ricercatori come Dunbar (1993) che vedono i pettegolezzi come funzionali al rafforzamento dei livelli di cooperazione.

Peters e Fonseca (2020) hanno riepilogato i risultati di uno studio preregistrato, appositamente strutturato per esaminare le bugie spontanee che vengono condivise tra i membri che spettegolano: il campione era composto da 320 soggetti che hanno partecipato a una serie di giochi di fiducia one-shot. Basandosi sulla teoria dei giochi di Crawford e Sobel (1982), i ricercatori hanno testato se la competizione tra chi spettegola possa aumentare la frequenza delle menzogne e se tale aumento possa portare ad una minore discriminazione basata sul gossip, ad una bassa fiducia tra i soggetti e ad una scarsa affidabilità dell’informazione (Peters e Fonseca, 2020). I soggetti sono stati divisi in 16 gruppi che hanno giocato 20 round del gioco: alla metà dei partecipanti è stato assegnato il ruolo di investitore, all’altra metà il ruolo di agente. Gli investitori decidevano quanti gettoni inviare all’agente allocato e, per suscitare i pettegolezzi, i ricercatori hanno richiesto agli investitori di inviare un messaggio (indicando il numero di gettoni forniti) all’investitore che avrebbe giocato con il loro agente nel round successivo (Peters e Fonseca, 2020). Qualsiasi messaggio contenente errori era considerato una bugia. Nonostante gli investitori abbiano detto la verità per la maggior parte del tempo, una consistente minoranza dei messaggi era composta da bugie (25,88%): nei turni di fiducia, i partecipanti hanno detto bugie positive (171 soggetti) e negative (341). Dai risultati è emerso come le bugie siano state due volte più frequenti sotto nella situazione di concorrenza, quando cioè i soggetti hanno comunicato con gruppi esterni in competizione (Peters e Fonseca, 2020).

I ricercatori hanno identificato quattro forme principali di menzogna: bugie di rappresentazione positiva errata, bugie di travisamento negativo, bugie di esagerazione positiva e bugie di esagerazione negativa (Peters e Fonseca, 2020). Le menzogne di travisamento sono giustificate dal desiderio di danneggiare (attraverso l’incoraggiamento di comportamenti suscettibili per diminuire i guadagni del pubblico), al contrario le menzogne esagerate sono giustificate dal desiderio di aiutare il pubblico o di raggiungere la reciprocità con l’agente. Questi risultati suggeriscono che, in condizioni di competizione, l’aumento delle bugie è sostenuto da un aumento delle false dichiarazioni che mira a danneggiare il pubblico concorrente (Peters e Fonseca, 2020). I ricercatori hanno scoperto una correlazione positiva tra l’affidabilità degli agenti e la fiducia: quando gli investitori esagerano l’affidabilità dell’agente, tale correlazione è significativamente più forte. I ricercatori hanno quindi concluso sostenendo che 1) gli obiettivi dei gossip sono insensibili alle bugie e come 2) alcune bugie sono attribuite al miglioramento del benessere, di conseguenza i risultati suggeriscono come le bugie non impediscano, bensì aiutino a creare delle reputazioni funzionali attraverso i pettegolezzi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Alexander, R. D. (1987). The biology of moral systems. London, England: Routledge. Cattana, A., & Nesci, M. T. (2003). Dizionario della lingua italiana (II Ed.). Bologna: Zanichelli editore S.p.A.
  • Crawford, V. P., & Sobel, J. (1982). Strategic information transmission. Econometrica, 50, 1431–1451.
  • Dunbar, R. I. M. (1993). Coevolution of neocortical size, group size and language in humans. Behavior and Brain Sciences, 16, 681–735.
  • Hess, N. H., & Hagen, E. H. (2006). Psychological adaptations for assessing gossip veracity. Human Nature, 17, 337–354.
  • Mace, R., Thomas, M. G., Wu, J., He, Q., Ji, T., & Tao, Y. (2018). Population structured by witchcraft beliefs. Nature Human Behaviour, 2, 39–44.
  • McAndrew, F. T., & Milenkovic, M. A. (2002). Of tabloids and family secrets: The evolutionary psychology of gossip. Journal of Applied Social Psychology, 32, 1064–1082.
  • Nowak, M. A., & Sigmund, K. (2005). Evolution of indirect reciprocity. Nature, 437, 1291–1298. Peters, K., & Kashima, Y. (2015). Bad habit or social good? How perceptions of gossiper morality are related to gossip content. European Journal of Social Psychology, 45, 784–798.
  • Peters, K., & Fonseca, M. A. (2020). Truth, lies, and gossip. Association for Psychological Science, 1-13.
  • Smith, E. R. (2014). Evil acts and malicious gossip: A multiagent model of the effects of gossip in socially distributed person perception. Personality and Social Psychology Review, 18, 311–325.
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