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SARS-CoV-2 e danno neurologico

I sintomi Covid-19, ovvero riduzione di gusto e olfatto, fatica, mialgie e cefalea sarebbero riconducibili ad alterazioni del sistema neurologico

Di Ilaria Bagnulo, Lucrezia Giotti Matricardi, Stefano Giudici, Daniele Ferri, Maria Fuoco, Giulia Parigi, Marco Tanini

Pubblicato il 18 Nov. 2020

Aggiornato il 20 Nov. 2020 12:42

Gli effetti della malattia da Covid-19 si delineano sempre più come patologia sistemica, non sono solo i polmoni ad essere colpiti ma anche cuore, intestino, vasi sanguigni, occhi, reni e cervello.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato il 9 gennaio 2020 il riconoscimento da parte delle autorità sanitarie della Cina dell’esistenza di un nuovo ceppo di coronavirus finora sconosciuto e mai identificato prima nell’uomo. A tale microrganismo è stato inizialmente assegnato il nome: 2019-nCoV. Successivamente, il Gruppo di Studio sul Coronavirus (CSG) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (International Committee on Taxonomy of Viruses) ha classificato ufficialmente il virus con il nome di SARS-CoV-2, acronimo dall’inglese Severe Acute Respiratory Syndrome-Coronavirus–2.

È stato riconosciuto agente etiologico di un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L’11 febbraio 2020, l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal SARS-CoV-2 è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease) (Bollettino Epidemiologico Nazionale 2020).

Il 30 gennaio 2020 l’OMS dichiara l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (WHO 2020). Il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei Ministri d’Italia dichiara lo stato di emergenza sanitaria, in concomitanza alla conferma dei primi due casi in Italia, seppure non autoctoni (Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020). Il 21 Febbraio l’Istituto Superiore di Sanità conferma il primo caso autoctono in Italia, in Regione Lombardia (Bollettino Epidemiologico Nazionale 2020). Infine il 12 Marzo 2020 l’OMS dichiara ufficialmente la pandemia da COVID-19 (WHO 2020).

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi. Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico. La sottofamiglia Orthocoronavirinae della famiglia Coronaviridae è classificata in quattro generi di coronavirus (CoV): Alpha-, Beta-, Delta– e Gammacoronavirus (Ministero della Salute 2020).

La trasmissione da uomo a uomo è stata confermata, ma sono necessarie ulteriori informazioni per valutare la portata di questa modalità di trasmissione (Regione Toscana 2020).

Gli effetti della malattia da SARS-CoV-2 si delineano sempre più come patologia sistemica, non sono solo i polmoni ad essere colpiti ma anche cuore, intestino, vasi sanguigni, occhi, reni e cervello.

I sintomi individuati in questi mesi (riduzione del gusto e dell’olfatto, alterazione dello stato di coscienza, fatica, mialgie e cefalea) sono di fatto riconducibili ad alterazioni del sistema neurologico.

I livelli di neurofilamenti a catena leggera (proteine che costituiscono un indice di danno delle fibre del sistema nervoso) dosati nel sangue, sono sensibilmente aumentati nei pazienti con sintomatologia neurologica e sono correlabili al grado di severità della malattia, mentre non si ha una correlazione diretta tra sintomi neurologici aspecifici, come perdita del gusto e dell’olfatto ed incremento ematico della presenza di neurofilamenti a catena leggera. Pur non esistendo una correlazione diretta tra sintomatologia neurologica aspecifica e presenza di neurofilamenti a catena leggera, è stato osservato che questi possono risultare aumentati in pazienti asintomatici a dimostrazione di un possibile danno neurologico anche in pazienti con infezione subclinica (Mariotto et al, 2020).

Per quanto riguarda la severità dei danni a livello cerebrale questi potrebbero verificarsi anche in pazienti con sintomi lievi o in fase di recupero.

Il danno cerebrale potrebbe essere legato alla replicazione a livello cellulare del virus ed anche ad un danno vascolare. Questa doppia azione negativa spiega come si possa assistere a quadri clinici che variano dall’infiammazione cerebrale, al delirio, all’ictus (Ross W Paterson 2020). Lo stesso studio documenta la presenza di casi di Encefalite Acuta Disseminata, delirio, psicosi.

Il quadro patologico si estende a tutto il sistema nervoso, infatti sono stati rilevati casi di alterazioni della trasmissione nervosa periferica tipo sindrome di Guillain-Barré.

La sindrome di Guillain-Barré (SGB) definisce un gruppo di neuropatie post-infettive rare, che di solito si manifestano in pazienti in buona salute. La SGB è eterogenea dal punto di vista clinico. L’incidenza annuale complessiva della SGB varia tra 1/91.000 e 1/55.000. In Europa e Nord America, l’AIDP è la forma più frequente della SGB (circa il 90% dei casi) e, per questo motivo, il termine SGB, di solito, è sinonimo di AIDP nei paesi occidentali. Il trattamento consiste nella somministrazione di immunoglobuline (IVIg) per via endovenosa o plasmaferesi. Sono importanti la fisioterapia e la riabilitazione. La prognosi varia a seconda delle forme della SGB: alcuni pazienti si ristabiliscono completamente, altri non sono in grado di camminare 6 mesi dopo l’esordio della malattia, altri ancora non sopravvivono (Orphanet).

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