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L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Strategie per riconoscere il proprio valore (2020) di Roberta Milanese – Recensione del libro

L’ingannevole paura di non essere all’altezza affronta un tema molto sentito e comune a tutti, un tema di cui oggi si parla sempre di più: l’autostima

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 23 Nov. 2020

Oggi più che mai stiamo assistendo a un’epidemia di insicurezze che mette a dura prova la nostra autostima. Roberta Milanese, in tal senso, ha utilizzato per il titolo del suo libro l’immagine figurata di “non essere all’altezza”. Ma chi posiziona l’asticella? Chi è il giudice di gara?

 

Nietzsche diceva che esistono due tipi di persone: le prime sono quelle che nascono già sicure di sé, come se avessero ricevuto l’autostima in dono alla nascita, e questi – dice lui –  sono gli stolti; le seconde, invece, sono quelle che tutti i giorni devono convincere lo “scettico che è dentro di loro” del proprio valore. E non importa quanto si impegnino e facciano, ogni giorno lo scettico è di nuovo lì.

Questa è una delle eleganti e profonde riflessioni contenute all’interno dell’ultimo lavoro di Roberta Milanese, psicologa e psicoterapeuta e ricercatrice associata presso il Centro di Terapeuta Strategica di Arezzo, diretto da Giorgio Nardone.

Un testo che affronta un tema molto sentito e comune a tutti, un tema di cui oggi si parla sempre di più, ossia dell’autostima e di come essa dovrebbe essere esibita o agita.

Oggi più che mai, sottolinea l’autrice, stiamo assistendo a una “epidemia di insicurezze” che mette a dura prova per l’appunto la nostra autostima, non soltanto nel confronto con gli altri, ma anche e soprattutto con noi stessi. Roberta Milanese in tal senso, ha utilizzato per il titolo del suo libro l’immagine del “non essere all’altezza”, come l’asticella che si posizione per i salti in alto. Ma chi posiziona l’asticella? Chi è il giudice di gara?

Ed ecco che all’interno del testo ritroviamo la distinzione tra giudice interno e giudice esterno ed un terzo giudice ossia quello nascosto dentro a un sintomo. Da tali distinzioni seguono le relative paure descritte nei vari capitoli del libro come:

  • Paura di esporsi;
  • Paura dell’impopolarità,
  • Paura del conflitto;
  • Paura del rifiuto;

Quelle appena elencate sarebbero le paure derivanti dalla voce del giudice esterno, e per ciascuna di queste ne vengono approfondite le tentate soluzioni fallimentari, relative psicotrappole ma anche soluzioni e prescrizioni, proposte al lettore attraverso aneddoti vissuti dall’autrice nel lavoro da psicoterapeuta e da coach aziendale.

Ritornando al concetto di psicotrappole, eccone alcune di quelle ritrovabili tra le pagine del testo:

  • Sottovalutare/sopravvalutare gli altri, noi stessi, le situazioni e la realtà;
  • La trappola del “lo sento quindi” è caratterizzata dall’attribuire delle proprietà a qualcuno o a qualcosa sulla base di sensazioni e non di esperienze dirette;
  • Evitare;
  • Chiedere aiuto;
  • Eccesso di controllo;
  • Difendersi preventivamente;
  • Rinunciare (una delle psicotrappole più deleterie in quanto rende reale ciò che temiamo).

Ma come accennato prima, l’autrice approfondisce un altro giudice, ossia quello interno che si esprime nelle seguenti paure:

  • Paura dell’inadeguatezza;
  • Paura del fallimento.

In questo caso la persona vive in una condizione più comunemente conosciuta come la sindrome dell’impostore, dove al di là dei reali obiettivi raggiunti, feedback positivi da parte degli altri, la persona teme di uscire allo scoperto ed essere giudicata come fallita, incompetente; insomma, come l’autrice descrive, una situazione simile al giocatore di poker in cui potrebbe essere svelato da un momento all’altro il grande bluff.

Un testo ricco di riflessioni dove diventa difficile non ritrovarsi e non trovare utili spunti come terapista, un testo che mette in luce una delle grandi trappole nella quale oggi noi tutti, e soprattutto i giovanissimi, tendiamo a cadere, ossia l’idea ingannevole di dover a tutti i costi essere all’altezza. Come ricorda Roberta Milanese, spesso i nostri pazienti giungono da noi presentando come problema il non avere autostima a sufficienza, ma la stessa ci ricorda che l’autostima, come presente anche nell’aforisma di Nietzsche, non si eredita, ma si costruisce giorno per giorno, affrontando le sfide che la vita ci propone perché la rinuncia, ricorda Honoré de Balzac, è un suicidio quotidiano. D’altro canto va fatta anche attenzione al meccanismo opposto di mettersi costantemente alla prova, ma il tutto deve essere valutato secondo il fine che si cela dietro le nostre scelte. Infine mi piacerebbe concludere la presente recensione così come si conclude anche il libro, ossia riportando quello che l’autrice chiama Decalogo per una sana autostima:

  • Affronta le sfide che la vita ti propone;
  • Alza progressivamente l’asticella, ma non porti obiettivi impossibili;
  • Nessuno può “saltare” al tuo posto;
  • La perfezione è nemica dell’eccellenza;
  • Non si può piacere a tutti;
  • Le relazioni sono come il tango;
  • Chi non cambia è perduto;
  • Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce;
  • Impiega il tuo tempo nel migliorare te stesso;
  • Si è sconfitti solo quando ci si arrende.

 

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Milanese, R. (2020) L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Strategie per riconoscere il proprio valore. Ponte delle Grazie.
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