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Comprendere i bambini. Sviluppo ed educazione nei primi 3 anni di vita (2019) di Silvana Quattrocchi Montanaro – Recensione

'Comprendere i bambini' offre una lettura dello sviluppo del bambino basata su dati scientifici ma anche sull'esperienza dell'autrice con genitori e bambini

Di Emma Fadda

Pubblicato il 20 Lug. 2020

Un concetto interessante e non banale che viene proposto nel testo Comprendere i bambini. Sviluppo ed educazione nei primi 3 anni di vita è che tutto ciò che si fa con il bambino è educazione.

 

Il bambino non è un vaso da riempire
ma un fuoco da accendere (François Rabelais)

Educare oggi rappresenta una delle sfide più significative, complesse ed urgenti del nostro tempo. Le nuove scoperte scientifiche nel campo dello sviluppo dell’individuo, nonché la sempre più crescente complessità dei sistemi culturali e delle condizioni ambientali in cui il bambino, poi adolescente e adulto, cresce espongono la famiglia e la scuola (luoghi privilegiati dell’educare) a nuove difficoltà e sfide, che impongono la necessità di mutare i modelli e le strategie educative, patrimonio di altre epoche e periodi storici.

Oggi, più che mai, ci troviamo ad affrontare bambini e adolescenti inquieti, pigri, problematici e spesso portatori di manifestazioni patologiche già da giovanissimi. Giovani i cui comportamenti attivano negli adulti sgomento, preoccupazione e disorientamento rispetto a come poter meglio affrontare le difficoltà in termini educativi. Il processo educativo, che coinvolge la famiglia, ma anche la scuola, impone quindi agli adulti non solo di comprendere quali siano i bisogni, le difficoltà, le risorse e le fragilità di ogni bambino/ragazzo, ma anche quale sia il significato complesso e profondo dell’educare.

Silvana Quattrocchi Montanaro in questo libro offre al lettore una attenta e sensibile lettura del percorso di crescita e sviluppo del bambino nei primi tre anni di vita, facendosi guidare, da un lato, dalle recenti scoperte scientifiche sullo sviluppo del bambino e dall’altra dall’esperienza decennale dell’autrice di osservazione e lavoro con i genitori e i bambini. Il filo conduttore di questo percorso di acquisizione delle tappe fondamentali di sviluppo del bambino è però il concetto di educazione. L’educazione viene quindi proposta come un processo relazionale di ‘aiuto allo sviluppo’, dal potente potere trasformativo delle potenzialità e delle risorse sensoriali, fisiche e psichiche innate del bambino. Un processo questo che dovrebbe non solo tenere conto delle capacità del bambino ma dovrebbe essere rispettoso dei suoi tempi e della sua individualità. Un processo dinamico e continuo, che mira alla libertà e alla piena integrazione affettiva, emotiva e morale dell’individuo.

A superamento della diatriba tra responsabilità della scuola e della famiglia, l’educazione è proposta come un processo a ponte, che certamente inizia nella gravidanza e nei primi anni di vita attraverso e all’interno della relazione con i caregivers, ma che poi vede, secondo l’autrice, nel periodo tra i 3 e i 6 anni una fase importante per la continuazione, il rafforzamento e la correzione di ciò che è avvenuto prima, grazie all’azione educativa della scuola.

Un concetto interessante e non banale che viene proposto nel testo è che tutto ciò che si fa con il bambino è educazione. Offrire un ambiente sensorialmente ricco e stimolante, offrire una presenza adulta continua ed emotivamente adeguata ai bisogni del bambino, essere un caregiver simbiotico e successivamente capace di promuovere il processo di separazione, rispettare il valore biologico e psicologico del latte materno e dell’allattamento così come dello svezzamento, riconoscere e favorire il bisogno di libertà del bambino attraverso il camminare e il parlare, rappresentano per l’autrice momenti educativi fondamentali. Ognuno di questi, infatti, consente di offrire al bambino un ambiente via via adeguatamente capace di plasmare il suo cervello, e di porre in essere tutte le sue potenzialità di crescita ed adattive.

Ogni tappa di sviluppo significativa del bambino viene quindi riletta dall’autrice in chiave educativa e relazionale, e non solo sotto il profilo psico-biologico. Interessante è in quest’ottica la visione offerta della famiglia come nucleo sociale di base, e del padre come figura di grande rilievo dal punto di vista della sua paternità educativa: a lui è riconosciuto il delicato compito di facilitare e garantire la relazione simbiotica del bambino con la madre, arricchendo l’ambiente di esperienze sensoriali positive e adeguate, che consentano al piccolo di realizzare le proprie potenzialità.

L’accento è posto quindi sul ruolo educativo che la genitorialità esercita nella possibilità per il bambino di costruire quella fiducia di base, quel Modello Operativo Interno, per dirla alla Bowlby, di sé come degno di amore e dell’ambiente come capace di esserci, e di rispondere in modo adeguato ai suoi bisogni evolutivi.

Una genitorialità che non è quindi fatta di copioni predefiniti, di modus operandi preconfezionati, ma della capacità del caregiver di ascoltare, accogliere, accettare e rispettare i tempi e i modi del bambino di progredire nello sviluppo, a partire dal comprendere cosa lo sviluppo significhi e in che modo sia possibile facilitare la realizzazione delle potenzialità innate.

Nel suo testo l’autrice è stata capace di affrontare temi complessi con un linguaggio semplice e accessibile, ma sempre ricco di riferimenti forti alla letteratura scientifica attuale. Questo lo rende un testo interessante per tutti coloro che desiderino conoscere con maggior approfondimento il tema, ma anche un ottimo spunto di riflessione per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno deciso di raccogliere la sfida educativa e vogliono affrontarla con consapevolezza e competenza.

 

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Emma Fadda
Emma Fadda

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, PhD presso l'Università Vita-Salute San Raffaele

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Quattrocchi Montanaro S. (2019). Comprendere i bambini. Sviluppo ed educazione nei primi 3 anni di vita. Di Renzo Editore.
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