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C’è differenza tra un qualunque sistema familiare e la comunità ebraica ortodossa descritta in “Unorthodox”?

La comunità descritta in Unorthodox si può leggere in chiave sistemica come una grande famiglia i cui componenti vivono indifferenziati gli uni dagli altri

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 19 Giu. 2020

Il percorso della protagonista di Unorthodox prevede uno svincolo dalla mente unica dell’Io familiare, che nel suo caso si potrebbe definire come “Io comunitario”, al fine di non soffocare i propri bisogni e il proprio Sé.

 

Il presente articolo, riprendendo riassuntivamente la descrizione della comunità ebraica ortodossa della serie Unorthodox, ricalca le similitudini nelle caratteristiche e nel processo di svincolo che intercorrono in questo tipo di comunità e in un qualsiasi altro sistema familiare, attraverso la citazione degli autori sistemici – relazionali Murray Bowen e Salvador Minuchin.

Una delle ultime serie prodotte da Netflix ha il titolo di Unorthodox ed è basata sull’autobiografia di Deborah Feldman. La regia si sofferma sulla descrizione di alcune delle usanze tipiche nella comunità ebrea ortodossa a New York.

Da quel che si evince attraverso il telefilm, questa comunità è come se fosse una grande famiglia dove tutti i componenti sono indifferenziati gli uni dagli altri, riprendendo Bowen, autore d’impronta sistemica – relazionale del libro Dalla famiglia all’individuo.

È interessante la descrizione di passaggi della storia della coppia nella comunità, a partire dalla scelta del partner fino al matrimonio e al concepimento dei figli. Già dalla scelta del coniuge la decisione diventa di tutta la famiglia: la madre del ragazzo deve approvare la nuora prima che diventi tale; la cerimonia matrimoniale coinvolge tutti i membri della comunità nelle diverse fasi; gli stessi rapporti sessuali non godono di libertà di movimento, in quanto necessitano di seguire un protocollo che preservi l’autostima del marito e al contempo abbia unicamente l’obiettivo del concepimento, e non viene rispettata neanche la privacy, poiché tutti i familiari sono al corrente di quello che accade o accadrà nella stanza da letto.

L’indifferenziazione, intesa da Bowen come un’unica mente comune appartenente a tutti i membri della famiglia, è riscontrabile non solo nella storia della coppia, ma anche in valori, miti e pensieri di ogni componente della comunità ortodossa, poiché inequivocabili, accettati ed assorbiti da ognuno, tanto da soffocare i propri bisogni individuali.

La differenza tra una famiglia ortodossa e qualsiasi altra famiglia sembrerebbe quasi nulla se notiamo che in entrambi i casi il Sé si annulla per mantenere la stabilità della massa indifferenziata dell’Io familiare.

Anche nella storia della coppia sono riscontrabili caratteristiche simili a quelle di molte altre coppie, in quanto nella scelta del partner inconsciamente convergono motivazioni, credenze, ideali e aspettative che appartengono alla massa indifferenziata dell’Io familiare e che permettono di rispettare vincoli di lealtà con le relazioni nella famiglia d’origine; la cerimonia matrimoniale spesso vede la partecipazione attiva degli altri familiari che non siano la coppia stessa; infine capita che la stessa vita sessuale non venga vissuta liberamente, ma sempre in funzione delle convinzioni appartenenti alla massa indifferenziata dell’Io.

Il percorso della protagonista prevede uno svincolo da questa mente unica dell’Io familiare, che nel suo caso si potrebbe definire come “Io comunitario”, al fine di non soffocare i propri bisogni e il proprio Sé e di rinunciare, dunque, al suo ruolo sacrificale, che permetteva la stabilità del sistema. Lo stesso processo di svincolo avviene per ogni individuo che si permette di affrontare l’adolescenza nella propria famiglia.

Ogni famiglia è caratterizzata da proprie convinzioni, valori, aspettative e vincoli di lealtà impliciti che legano i componenti in una rete difficile da districare ma non impossibile, seppure nel momento in cui si tira un filo, è imprevedibile il destino dei vari incastri. Allo stesso modo, nel momento in cui la protagonista della serie, o un qualunque adolescente, inizia lo svincolo dalla massa dell’Io indifferenziata, alla scoperta del proprio Sé, non sa cosa accadrà alle proprie relazioni familiari. Alcune famiglie accetteranno a piccoli passi questo processo, mentre altre, con confini più rigidi, come le descriverebbe Minuchin in Famiglie e terapia della famiglia, non riusciranno ad accettarlo e l’individuo rischierà di essere espulso, al fine di mantenere l’omeostasi del sistema. La comunità descritta in Unorthodox sembra essere una grande famiglia con confini rigidi.

Pertanto, la comunità ortodossa non è poi tanto diversa da molte altre famiglie o comunità,che fondano la propria stabilità e continuità su credenze, usanze, valori e vincoli di lealtà impliciti o espliciti, chiedendo ai membri di sacrificare il proprio Sé, e di conseguenza i propri bisogni, al fine di non incorrere in un imprevedibile cambiamento.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bowen M. (1979). Dalla famiglia all'individuo. Astrolabio.
  • Feldman D., Simon & Schuster (2012).Unorthodox: the scandalous rejection of my hasidic roots.
  • Minuchin S. (1974). Famiglie e terapia della famiglia. Astrolabio.
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