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Lo psicologo a scuola: il punto di vista dei genitori – Indagine 2019 a cura del GdL Nazionale Psicologia Scolastica

Un recente studio ha indagato quanto lo psicologo scolastico sia presente in Italia e la soddisfazione e le aspettative dei genitori rispetto a tale figura

Di Graziana Marra

Pubblicato il 18 Feb. 2020

L’importanza di istituire la figura dello psicologo scolastico è stata discussa e ribadita in più occasioni, tanto che negli ultimi anni si sono susseguite diverse proposte di legge volte a darne una definizione normativa.

 

Nel dibattito intorno a questo tema non si può prescindere dal prendere in considerazione il punto di vista di chi quotidianamente è parte attiva del mondo della scuola.

Per questo, dopo una prima indagine rivolta agli insegnanti, abbiamo deciso di condurre una ricerca volta ad indagare la percezione della figura dello psicologo scolastico da parte dei genitori.

In particolare il nostro obiettivo era quello di conoscere quanto la figura dello psicologo, e i suoi interventi, siano presenti nelle scuole italiane, il grado di soddisfazione rispetto agli interventi psicologici in ambito scolastico di cui hanno fatto esperienza direttamente o indirettamente attraverso i figli e le aspettative relative all’area di intervento scolastico.

Il campione della ricerca è rappresentato da 251 soggetti equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale e con una netta prevalenza delle madri (92,4%) rispetto ai padri (6,4%).

L’età media dei partecipanti rientra nella fascia di età 31-40 appartenenti per la maggior parte alla scuola primaria (53,4%), seguiti da genitori con figli iscritti alla scuola dell’infanzia (41,4%), dato che sembrerebbe indicare una tendenza a porre più attenzione all’infanzia rispetto all’età pre e adolescenziale.

Lo psicologo scolastico e le aree di intervento

La figura dello psicologo scolastico è conosciuta dalla maggior parte dei partecipanti all’indagine (68,1%), mentre solo il 43% ha avuto modo di sperimentare direttamente o indirettamente uno o più interventi psicologici. Il 57% dei partecipanti, invece, non ha sperimentato nessun tipo di intervento.

Secondo i risultati della nostra ricerca, la maggior parte degli psicologi scolastici sono stati incontrati presso scuole pubbliche che fanno parte di Istituti Comprensivi.

Per quanto riguarda le aree di intervento, sono stati sperimentati (Fig. 1): sportello scolastico (32%), progetti sull’educazione socio-affettiva e bullismo (entrambi 18,7%), interventi formativi e informativi per insegnanti e genitori (15,7%) e interventi riguardanti i Bisogni Educativi Speciali e in particolare i DSA (15%). Percentuali minori hanno usufruito di interventi sull’educazione sessuale (10,4%), l’orientamento scolastico (6%), l’integrazione multiculturale (1,5%) e lo stress lavoro-correlato (0,7%).

 

Psicologo scolastico un indagine sul punto di vista dei genitori Psicologia figura 1

Fig. 1. Interventi sperimentati dai genitori direttamente o indirettamente tramite i figli

 

Come nell’indagine precedente, volta a rilevare l’opinione degli insegnanti, possiamo rilevare anche in questa occasione che l’intervento più diffuso a scuola è quello dello sportello d’ascolto. Da sottolineare però che quasi un terzo dei genitori intervistati ha dichiarato che nelle scuole frequentate dai figli al momento non è presente nessun supporto di tipo psicologico.

La percezione dei genitori: punti di forza e criticità

In generale, la maggioranza del campione (62,8%) ritiene la figura dello psicologo scolastico un supporto fondamentale, utile e importante. Alcuni sostengono che questa figura sarebbe una risorsa necessaria e preziosa ma purtroppo ancora poco utilizzata e valorizzata nella pratica (12,5%). Viene espressa l’esigenza di un sostegno sia per i bambini/ragazzi e le loro famiglie sia per gli insegnanti.

L’intervento sperimentato ha soddisfatto la maggior parte degli intervistati (54,6%). La soddisfazione è legata soprattutto al fatto che lo psicologo si è mostrato attento ai bisogni e ai problemi delle classi, che la sua presenza ha facilitato la comunicazione creando un clima non giudicante e che ha aiutato a parlare anche di tematiche delicate (soprattutto in adolescenza).

Scendendo nel dettaglio, gli interventi percepiti come più efficaci sono quelli nell’ambito dei Bisogni Educativi Speciali e DSA (33,3%), cui seguono i progetti sull’educazione socio-affettiva, gli sportelli di ascolto e gli incontri formativi e informativi per gli insegnanti e genitori.

Al contrario, progetti sul bullismo e lo stress lavoro-correlato sono stati percepiti come poco efficaci o del tutto inefficaci e questo potrebbe rappresentare un ulteriore segnale rispetto alla necessità di implementare progetti che possano trovare continuità nel tempo, soprattutto per problematiche così complesse e difficilmente risolvibili in pochi incontri.

Lo psicologo scolastico è apprezzato dal 72% del campione per la sua capacità di osservare e intervenire sul bisogno, ponendosi come professionista in grado di promuovere il benessere scolastico attraverso la facilitazione delle relazioni scolastiche, la comunicazione efficace e il supporto agli insegnanti. In linea con quanto emerso dagli insegnanti, anche secondo i genitori l’area in cui c’è maggiormente bisogno dell’intervento dello psicologo scolastico è quella relativa alla gestione delle classi difficili e alla prevenzione/contrasto di bullismo e cyberbullismo, a riprova di come siano difficoltà sentite davvero da tutto l’ambiente scuola e della necessità che famiglie e docenti non siano lasciati soli a gestire queste difficili dinamiche. Tutti auspicano che quella dello psicologo scolastico diventi una figura fissa e stabile all’interno delle scuole italiane e ritengono che la sua presenza non interferirebbe con le attività didattiche, ma che anzi sarebbe un valido aiuto sia per gli insegnanti che per gli alunni.

A riprova di questo, dall’indagine emerge come l’aspetto negativo riferito dalla maggior parte degli intervistati (77%) riguardi il ruolo marginale dello psicologo e il suo intervento tardivo e sporadico: secondo i genitori, infatti, il fatto che lo psicologo svolga solo degli interventi di breve durata, che non sia integrato nel team docenti, che non sia una figura stabile all’interno della scuola, limita molto l’efficacia del suo operato. Da evidenziare come i genitori stessi, quando criticano la tardività dell’intervento, ci dicono indirettamente che preferirebbero delle azioni di prevenzione, e proprio per questo la figura dello psicologo sarebbe utile e necessaria.

Inoltre diversi intervistati hanno percepito l’intervento dello psicologo come strategia di ‘marketing’ dello stesso, finalizzata ad ottenere poi pazienti in privato. Niente di più sbagliato. Eticamente non è possibile seguire in privato un minore o un adulto con cui si è entrati in relazione a scuola e con cui si attuano una serie di interventi volti al benessere psicologico, questi infatti si discostano dalla terapia psicologica, nell’ottica di non medicalizzare la scuola ma di garantirne la funzione educativa e formativa.

Da notare positivamente come la quasi totalità del campione intervistato affermi che usufruirebbe di servizi di psicologia scolastica, come lo sportello, soprattutto per avere un supporto nell’affrontare dinamiche comportamentali e/o emotivo-relazionali dei figli e nella comunicazione con loro e con gli insegnanti. La presenza dello psicologo scolastico appare quindi fondamentale, ma attualmente ancora poco incisiva per il poco spazio dato all’interno della scuola e per lo scarso o cattivo utilizzo che si fa del servizio psicologico (aspetti riportati dal 2,7% del campione). Nonostante il bisogno percepito di dare stabilità a questa figura, solo una piccola percentuale degli Istituti Comprensivi presi in considerazione ha uno psicologo scolastico o ha attivato un servizio di sportello. In tal senso il nostro Gruppo di Lavoro propone l’idea di uno sportello ‘dinamico’ e innovativo, pensato per rilevare i bisogni concreti che nascono dalla quotidianità della vita scolastica.

Ciò che sostiene questa proposta operativa è la consapevolezza, derivante dalle evidenze raccolte con le nostre indagini, della necessità di interventi volti primariamente alla prevenzione e non solo all’azione di contrasto delle ‘emergenze’, le quali altro non sono che rappresentazioni disfunzionali di bisogni e criticità non adeguatamente riconosciuti per tempo né con gli opportuni strumenti. Lo psicologo scolastico può offrire strumenti di monitoraggio, ascolto, progettazione in cooperazione e collaborazione con i protagonisti della scuola stessa, nel farsi promotore di una progettualità condivisa con il dirigente e gli insegnanti al fine di mettere in atto interventi di prevenzione e di promozione del benessere psicologico.

Conclusioni

Dai dati emersi da questa nostra seconda indagine, altamente sovrapponibili a quelli ricavati dalla precedente, rivolta agli insegnanti, possiamo affermare come l’intervento dello psicologo scolastico nelle scuole italiane sia un’esigenza sempre più sentita anche dalle famiglie.

Rispetto all’assenza di una normativa che regolamenti la presenza e l’operato di questo professionista, infatti, oltre il 97% del campione afferma che la scuola ha bisogno di questa figura e che l’Italia dovrebbe adeguarsi a quanto accade negli altri paesi europei già provvisti di una legge dedicata.

Analizzando i bisogni emersi, per ottimizzare l’intervento dello psicologo scolastico, bisognerebbe:

  • Istituire la figura dello psicologo scolastico all’interno delle scuole di ogni ordine e grado, creando un servizio psicologico stabile basato sulla co-progettazione degli interventi e delle attività di prevenzione (soprattutto nella gestione delle classi difficili e di fenomeni quali il bullismo e il cyberbullismo) per favorire il benessere scolastico
  • Estendere i servizi, come lo sportello psicologico e gli incontri formativi/informativi a docenti, genitori e in sinergia con chiunque lavori per il benessere scolastico
  • Favorire la collaborazione e la comunicazione tra scuola e famiglia e rete sociale

La realtà con cui si scontrano genitori e insegnanti è sempre più complessa e spesso si percepisce un senso di solitudine che può essere alleviato dal supporto e dall’intervento volto al cambiamento positivo e al benessere individuale e relazionale.

Queste azioni devono collocarsi all’interno di una prospettiva che consideri lo psicologo come parte del contesto scolastico e non come professionista esterno, esigenza che emerge in modo sempre più evidente e a cui è necessario rispondere concretamente attraverso una regolamentazione chiara e definitiva della figura dello psicologo scolastico.

 

 

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