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Il test del marshmallow. Padroneggiare l’autocontrollo (2019) di W. Mischel – Recensione del libro

Il test del marshmallow. Padroneggiare l'autocontrollo è un libro che esplora autocontrollo e presa di decisione partendo dal celebre esperimento di Mischel

Di Elena Mannelli

Pubblicato il 13 Gen. 2020

Walter Mischel è uno psicologo recentemente scomparso, padre di uno degli esperimenti più importanti della psicologia: Il test del marshmallow e autore del libro Il test del marshmallow. Padroneggiare l’autocontrollo.

 

Le domande che hanno mosso le sue indagini sono state quella di comprendere quale fosse il ruolo dell’abilità di posticipare una gratificazione (tradotto in autocontrollo) nello sviluppo psicologico della persona e se tale abilità possa essere appresa o risulti, invece, innata e immutabile.

Il marshmallow, caramella dolce e gommosa molto nota in America, è la gratificazione utilizzata negli esperimenti che iniziano negli anni 60 (in realtà non sono stati utilizzati solo questi tipi di dolciumi ma anche altri, ritenuti appetibili dai piccoli protagonisti).

Lo studio è stato condotto all’interno dell’Università di Standford su bambini di età prescolare ai quali era mostrata una ricompensa, un marshmallow per esempio; a questo punto erano sottoposti ad un dilemma: mangiarne uno subito o attendere per averne due?

I bambini venivano, pertanto, lasciati da soli in una stanza in compagnia sia della loro tentazione (con tanto di campanellino da suonare come strumento di resa) sia di tutte le divertenti e fantasiose strategie che avevano a loro disposizione per resistere nell’attesa.

Con un grande studio longitudinale, gli autori hanno trovato che il numero di secondi attesi andava a correlare con un più alto punteggio ai test di ammissione ai college, un indice di massa corporea inferiore, una maggiore autostima e una migliore tolleranza alla frustrazione, con maggiore adattamento allo stress nell’età adulta. Dati che risultano rilevanti a tal punto da ritenere questa variabile un perno piuttosto centrale della persona. L’autore parla di un sistema ‘caldo’ quello più impulsivo, meno mediato, emotivo (limbico) e di uno freddo cognitivo, razionale (della corteccia prefrontale) alla base della nostra presa di decisione. Attivare il secondo in favore del primo, concentrarsi sulle caratteristiche fredde dello stimolo significa, in buona sostanza, riuscire a resistere meglio alle tentazioni.

Ed ognuno di noi per far questo può utilizzare strategie diverse (i bambini dell’esperimento insegnano: chi canta, chi conta, chi si distrae, chi evita di guardarlo, chi lo immagina come se fosse una foto…). Ciò significa che possiamo effettivamente trasformare gli stimoli attraenti in qualcosa di più moderato ed emotivamente blando, non chiamando in causa la sola forza di volontà ma anche la corteccia prefrontale stessa, che può diventare in grado di ‘raffreddare’ stimoli per noi seducenti.

Riprodotti in setting diversi (popolazioni più svantaggiate per esempio) e con soggetti di età diversa, studi simili e affini hanno confermato negli anni che la capacità di posticipare la gratificazione ha visibili e profonde conseguenze nella salute fisica e mentale della persona.

L’aspetto della possibilità di apprendere tali strategie è ovviamente uno dei punti chiave e di svolta dell’autore, che sottolinea come sia più semplice insegnarle ad un bambino piuttosto che ad un adulto.

Il titolo del lavoro ha a che vedere con il marshmallow ma poi è molto di più. Nei capitoli successivi e nelle 300 pagine del libro, vengono via via approfondite varie tematiche: Quanto conta la genetica e quanto invece l’ambiente? In che modo posso prendere oggi delle decisioni che siano fruttuose per un ‘me futuro’? Che ruolo hanno ottimismo e fiducia in sé stessi nella propria crescita personale? Come si decide di essere cicale (che vivono nel presente) o operose formiche (dedite al futuro)? 

Vengono sviluppati numerosi concetti che possono mediare l’attivazione del sistema freddo o del sistema caldo: la distanza psicologica per esempio (la discrepanza temporale, spaziale o ipotetica rispetto al momento in cui prendiamo una decisione e l’effettiva realtà di quando ci troveremmo ad affrontarla realmente), oppure l’autodistanziamento (vedere le cose dall’esterno, come se fossimo ‘una mosca in un muro’ per attivare il sistema freddo), o ancora, il sistema immunitario psicologico che ci protegge dagli effetti negativi dello stress cronico e ci aiuta nella gestione di notizie terribili e il ruolo del Modelling di Bandura nell’auto ed etero indulgenza.

Viene inoltre fatta una ricca esplorazione dei piani ‘se allora’, che sarebbero protagonisti anche della possibilità di posticipare gratificazioni nella misura in cui ognuno di noi ha bisogno di configurarsi una sorta di piano da mettere in atto, che sia più concreto e meno vago possibile, che ci fornisca delle strategie da mettere in atto all’occorrenza (di tentazioni).

Un libro sull’autocontrollo non può ovviamente non toccare il tasto della forza di volontà, che viene descritta come una risorsa biologica vitale, ma non illimitata, facendo quindi luce sui modi in cui questa possa essere fortificata quando tende ad esaurirsi.

Pertanto appare evidente che alcune persone possono essere più abili di altre quando si tratta di resistere alle tentazioni (e tale differenza può essere vista già in età prescolare), ma è vero anche che non dobbiamo essere vittime della nostra storia biologica; concetti come forza di volontà non sono così statici e immutabili come, forse, è facile credere, ma possono essere appresi e regolati. La determinazione deve fare compagnia a strategie e motivazione per rafforzare la perseveranza.

Un ulteriore aspetto che l’autore riferisce più volte è che, se è evidente che l’autocontrollo possa favorire tutta una serie di risorse psicologiche per la persona, allo stesso tempo una rigidità nel costante e perseverante rinvio della gratificazione (quindi lavorare, risparmiare, faticare e ‘attendere sempre altri marshmallow’) può non rivelarsi una scelta saggia: a volte occorre godere della vita ‘come un cicala’ e non essere sempre previdenti ed operosi come le formiche.

Un altro aspetto importante del testo è il tentativo di Mischel di rendere tutto il suo contenuto rilevante e rilevabile nel contesto della politica pubblica. Si parla molto infatti di come poter utilizzare tutte queste conoscenze per aiutare i bambini che crescono in ambienti più deprivati a colmare le lacune e riscattarsi nella vita, imparando ad esprimere il loro potenziale. Intervenire sullo sviluppo delle funzioni esecutive è un passo da fare ed uno degli interventi citati è sicuramente quello della meditazione e della mindfulness. Non è più il ‘penso dunque sono’ di Cartesio, ma diventa ‘penso, dunque posso cambiare ciò che sono’.

Il testo, benché non si risparmi nella citazione di un numero molto ampio di studi e di studiosi, non appare come un manuale vero e proprio, poiché la qualità della scrittura, in prima persona, e la fruibilità del contenuto, lo rendono un libro piacevole e scorrevole, una sorta di saggio circa lo stato attuale di ciò che sappiamo in merito all’autocontrollo, da un punto di vista psicologico e neuroscientifico. Un argomento che è una parte importantissima del lavoro clinico di ogni terapeuta, ma anche un aspetto rilevante di ogni persona, una variabile che può essere coltivata sia in età infantile che adulta. Una lettura assolutamente consigliata.

 

IL MARSHMALLOW TEST – GUARDA IL VIDEO DELL’ESPERIMENTO:

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SCRITTO DA
Elena Mannelli
Elena Mannelli

Psicologa Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mischel W. (2019). Il test del marshmallow. Padroneggiare l'autocontrollo. Carbonio Editore.
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