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L’ecstasy o MDMA può avere effetti terapeutici?

MDMA, sembra che sia in grado di favorire i comportamenti sociali, aumentando la serotonina, e che, somministrata nella giusta dose, non porti a dipensenza

Di Marco Dicugno

Pubblicato il 22 Gen. 2020

L’ecstasy o etilenediossimetanfetamina (MDMA) è una droga illegale in Italia, tuttavia alcuni ricercatori sostengono che il suo utilizzo in ambito psichiatrico possa essere utile per alcuni disturbi mentali.

 

Per quel che riguarda gli effetti che provoca a coloro che la consumano, si denota principalmente un aumento dell’energia percepita e dell’empatia; d’altra parte causa sintomi come astinenza e tolleranza, di conseguenza è stata classificata come una droga ad alto rischio di dipendenza (Cohen, 1995).

Alcuni psichiatri, specialmente in America, stanno sperimentando l’utilizzo di questa sostanza su pazienti con problemi di ansia sociale, in contemporanea, si ricerca anche come rendere sicuro l’utilizzo di questa sostanza, dato che, anche se dovesse risultare efficace per la cura di questo tipo di disturbo, il rischio sarebbe quello di indurre al contempo una dipendenza, quindi un disturbo di addiction da MDMA.

Come tutte le sostanze che provocano dipendenza, l’assunzione di MDMA provoca un’attivazione del circuito dopaminergico della ricompensa, che a sua volta provoca un aumento di motivazione per la ricerca e il consumo della sostanza. E’ importante sottolineare che, il sistema dopaminergico della ricompensa è adattivo e imperativo per la sopravvivenza, è grazie ad esso se quando siamo affamati ricerchiamo il cibo o se quando abbiamo freddo cerchio il calore (Volkow et al., 2011).

Le droghe ingannano il nostro cervello provocando un’ondata innaturale di dopamina nel circuito della ricompensa; l’aumento di questo neurotrasmettitore, che una droga in media provoca, è estremamente più alto e più rapido di quello ottenuto mangiando o durante un atto sessuale; si instaura cosi una dipendenza verso la sostanza.

L’utilizzo di MDMA provoca oltre che ad un aumento di dopamina, anche un aumento di serotonina, neurotrasmettitore deputato nella regolazione dell’umore, del desiderio sessuale e dei comportamenti sociali (Heifets et al., 2019).

Uno studio pubblicato su Science Translation Medicine ha condotto una sperimentazione su topi per capire come la MDMA agisca a livello cerebrale aumentando la socialità e l’empatia, e come ridurre il rischio di dipendenza. Per fare ciò hanno somministrato 2 milligrammi per kilogrammo (mg/kg) di MDMA a dei topi, tuttavia con questa dose non si osservava un aumento della socialità, hanno quindi aumentato la quantità portandola a 7.5 mg/kg osservando cosi un aumento del comportamento sociale (Heifets et al., 2019). Per osservare l’aumento della socialità, i ricercatori hanno messo tutti i topi assieme in una stanza e hanno notato che quelli che avevano ricevuto la dose da 7.5 mg/kg interagivano per più tempo (30 minuti) con altri topi, mentre il campione di controllo che aveva ricevuto un placebo si intratteneva con i suoi simili per un massimo di 10 minuti.

In seguito, hanno messo i topi che avevano ricevuto la dose difronte a due gabbie, una era quella nella quale avevano ricevuto la dose (gabbia A), mentre l’altra era una gabbia ‘’neutra’’ (gabbia B). Nel caso di dipendenza il topo sarebbe dovuto tornare nello stesso luogo in cui aveva assunto precedentemente la sostanza quindi nella gabbia A. Lo studio ha mostrato che questo non accadeva per i topi a cui era stata somministrata la dose da 7.5 mg/kg, ma si verificava per coloro che avevano ricevuto una dose superiore (15 mg/kg) (Heifets et al., 2019).

I ricercatori concludono affermando che la MDMA è in grado di aumentare i comportamenti sociali mediante un aumento di serotonina, inoltre, individuando la dose giusta per un essere umano, è possibile evitare gli effetti della dipendenza patologica, tuttavia sottolineano la necessità di ulteriori trial clinici per comprendere la dose adeguata che non crei dipendenza nell’essere umano (Heifets et al., 2019).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cohen, R. S. (1995). Subjective reports on the effects of the MDMA (" ecstasy") experience in humans. Progress in neuro-psychopharmacology and biological psychiatry.
  • Heifets, B. D., Salgado, J. S., Taylor, M. D., Hoerbelt, P., Pinto, D. F. C., Steinberg, E. E., ... &Malenka, R. C. (2019). Distinct Neural Mechanisms for the prosocial and rewarding properties of MDMA. bioRxiv, 659466.
  • Volkow, N. D., Wang, G. J., Fowler, J. S., Tomasi, D., &Telang, F. (2011). Addiction: beyond dopamine rewardcircuitry. Proceedings of the National Academy of Sciences, 108(37), 15037-15042.
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