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Anoressia Sessuale: sesso? No, grazie! Quando l’evitamento sessuale diventa patologico

Il paziente affetto da Anoressia Sessuale non nutre fiducia nell’altro e di conseguenza rifiuta qualsiasi tipo di contatto fisico, emotivo e sessuale.

Di Nicole Loren Angelo, Gianluca Zanelli

Pubblicato il 09 Dic. 2019

L’anoressia sessuale viene definita come l’atto di evitare compulsivamente di dare o ricevere nutrimento sociale, sessuale o emotivo. Quindi non sarebbe una semplice assenza di desiderio, ma una sorta di compulsione incontrollata a ripudiare ogni forma di approccio con il sesso.

 

Nell’ultimo periodo nella ricerca psicologica, si parla di persone che fanno sesso compulsivamente, quasi come una dipendenza, ma poco si dice, invece, quando si evita il contatto sessuale a tutti i costi.

Non inteso come una “noia” che si presenta quando si entra nella routine della coppia, ma come qualcosa di più profondo, più simile a quello che succede con il cibo nei Disturbi Alimentari.

Anoressia Sessuale IMM 1

Figura 1 – Anoressia sessuale

Studiando il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), non si trovano tracce di questi disturbi letti sotto una chiave sessuale, anche se nella ricerca, vari specialisti usano già il termine di “Anoressia Sessuale”, che secondo Sex and Love Addicts Anonymous (SLAA) significa “evitare compulsivamente di dare o ricevere nutrimento sociale, sessuale o emotivo”. Quindi non sarebbe una semplice assenza di desiderio, ma una sorta di compulsione incontrollata a ripudiare ogni forma di approccio con il sesso (Nelson, 2003). Nonostante vi siano diverse definizioni offerte per spiegare le caratteristiche tipiche della condizione, attualmente sono poche le ricerche specifiche su questo tipo di pazienti e le informazioni presenti in questo articolo, derivano da una ricerca di qualche articolo e sito web (in particolare in lingua portoghese) dai quali è possibile ricavare, non solo l’esperienza personale di alcuni pazienti, ma anche indicazioni da terapeuti che hanno avuto un contatto diretto con questa popolazione.

Il primo a dedicare una particolare attenzione alla problematica è stato Patrick Carnes nel 1997, il quale ha definito l’Anoressia Sessuale come una dipendenza caratterizzata, non dall’eccesso di un comportamento, ma dalla sua deprivazione compulsiva (Carnes, 1997, 1998). Mentre nell’Anoressia Nervosa vi è un ossessivo controllo della condotta alimentare, nell’Anoressia Sessuale il soggetto focalizza l’ansia e l’avversione sul sesso. Il paziente affetto da Anoressia Sessuale non nutre fiducia nell’altro e di conseguenza, al fine di proteggersi dal “nemico”, rifiuta qualsiasi tipo di contatto fisico, emotivo e ovviamente sessuale. Il soggetto cerca nella maggior parte dei casi di nascondere la sua condizione, sviluppando molteplici argomentazioni fantasmatiche, non supportate dalla realtà dei fatti, al fine di evitare in maniera compulsiva qualsiasi situazione disagevole e provare un illusorio senso di sollievo dalle proprie angosce emotive. Si potrebbe affermare che l’anoressico sessuale vede, nell’isolamento dal mondo sociale circostante, la sicurezza da ciò che viene vissuto e definito come una minaccia. Ad essere negata non è soltanto la sessualità condivisa, ma anche il piacere sessuale derivante dalla masturbazione, spegnendo in maniera definitiva l’eroticismo e diventando sessualmente apatico.

I fattori di rischio che portano allo sviluppo di un’Anoressia Sessuale sono molteplici e nei casi più frequenti vanno ricercate in un’educazione troppo restrittiva che ha enfatizzato l’aspetto negativo del sesso, in una storia di abuso sessuale o in un disordine dismorfico del corpo. Come se un ambiente in cui il sesso è considerato tabù, potesse accrescere nel soggetto una totale non attrazione verso di esso, che continuerebbe nel corso del suo sviluppo a vederlo come qualcosa di “sporco” o illegittimo, che va evitato. Allo stesso tempo, l’eventuale trauma vissuto dal soggetto lo spinge a mettere in atto una serie di strategie difensive (Carnes, Murray & Charpentier, 2004) che, in certi casi, possono anche diventare estreme: evitare di vestirsi in modo attraente e indossare abiti che mascherano ogni caratteristica sessuale, fingere malattie che precludono l’attività sessuale, mutilare parti del copro, coprire o negare qualsiasi cosa che potrebbe indurre negli altri un interesse sessuale. Ricapitolando, quindi, solitamente i pazienti sviluppano questi meccanismi perché sentono di:

  • Essere parte di famiglie insufficientemente affettuose, in cui prevalgono dipendenza o l’adozione di comportamenti distruttivi, tra questi, casi di abusi sessuali su minori o traumi simili;
  • Aver ricevuto un’educazione estremamente rigida, diretta e facile da influenzare riguardo alla moralità sessuale;
  • Essere ossessionato dal rispondere a rigidi modelli sociali o rigide credenze religiose;
  • Avere genitori eccessivamente protettivi e controllanti;
  • Soffrire (o aver sofferto) di quadri depressivi o di intenso stress, con sbalzi d’umore o esaurimento che entrambi i disturbi comportano.

Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, la persona affetta da questa patologia ha quindi una percezione distorta di se stesso, che lo porta ad avere comunemente:

  • Dismorfia corporea, percezione alterata, spesso esagerata, del corpo stesso;
  • Ricerca della solitudine, evitando relazioni stabili o le intense emozioni ad esse associate;
  • Perfezionismo;
  • Sensazione di inferiorità o, al contrario, le delusioni di grandezza;
  • Rifiuto del contatto sessuale;
  • Vergogna per tutto ciò che riguarda il sesso;
  • Avversione estrema alle funzioni corporee;
  • Atteggiamenti intenzionali e aggressivi sul comportamento sessuale, che possono portare a commettere atti di violenza contro altre persone;
  • Comportamento autodistruttivo per limitare o evitare il sesso;
  • Atteggiamento progettato per allontanare coloro che si avvicinano, come mostrare sempre la preferenza per le persone fuori portata o con le quali non potrebbe mai stabilire una relazione;
  • Fastidio verso la sessualità degli altri;
  • Sentire un falso senso di potere e sicurezza sopprimendo gli impulsi;
  • Eccessiva preoccupazione per le malattie a trasmissione sessuale.

Anoressia Sessuale IMM 2

Figura 2 – Anoressia sessuale

Per il recupero è essenziale un percorso psicoterapeutico individuale o di gruppo, in modo che, comprese le cause, il soggetto possa lavorare sul rinforzo della capacità di intima connessione con gli altri, nonché arrivare ad una nuova comprensione della sessualità. È fondamentale ristabilire un benessere psico–sessuale che riporterà il soggetto ad una vita di emozioni, serena ed appagante, derivante anche da un’attività sessuale sana e consapevole.

 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Carnes, P. (1998) The case for Sexual Anorexia: An interim report on 144 patients with sexual disorders, Sexual Addiction & Compulsivity, 5, 293-309.
  • Carnes, P.J., Murray, R.E., & Charpentier, L. (2004). Addiction Interaction Disorder, IN: Handbook of Addictive Disorders: A pracitcal guide to diagnosis and treatment, R.H. Coombs (Ed.), John Wiley & Sons, Inc: Hoboken, N.J.
  • Castellini, G., Lorenzo, L., Lo Sauro, C., Fioravanti, G., Vignozzi, L., Maggi, M., Faravelli, C., & Ricca, V. (2012). Anorectic and bulimic patients suffer from relevant sexual dysfunctions, Pazienti bulimici anoressico e soffrono di dsyfunctions sessuali rilevanti. Journal of Sexual Medicine, 9 (10), 2590-2599.
  • Nelson, L., (2003). Sexual Addiction versus Sexual Anorexia and the Church’s Impact, Sexual Addiction & Compulsivity, 10, 179-191.
Sitografia:
  • Figura 1 ricavata da SITO
  • Figura 2 ricavata dal SITO
 
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