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Il futuro è nelle tecniche di stimolazione cerebrale

Secondo recenti ricerche anche la tRNS, come le altre tecniche di stimolazione cerebrale, avrebbe diversi effetti positivi in vari domini

Di Marco Dicugno

Pubblicato il 27 Nov. 2019

Attualmente le stimolazioni transcraninche più utilizzate sono la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS). Ultimamente si inizia a parlare anche di stimolazine cerebrale a rumore casuale (tRNS).

 

Le differenze tra le tre metodologie sono le seguenti:

TMS: La stimolazione magnetica transcranica è una tecnica non invasiva di stimolazione elettromagnetica, consiste in una bobina che viene posizionata in prossimità della cute del cranio della persona. La bobina è in grado di generare un campo magnetico che va a modulare l’attività elettrica dei neuroni delle zone più superficiali del cervello (Palm et al., 2016).

tDCS: La stimolazione transcranica a corrente diretta è anch’essa una metodologia di stimolazione non invasiva e consiste in due elettrodi applicati sullo scalpo della persona che fanno passare una corrente elettrica costante di 1-2 mA. E’ possibile fare una stimolazione anodica quindi che eccita i neuroni, oppure una stimolazione catodica che inibisce i neuroni.

tRNS: La stimolazione a rumore casuale, è la tecnica di stimolazione non invasiva più recente e ciò che la rende peculiare è che la frequenza della corrente che attraversa i neuroni è casuale, varia cioè tra i 100 e i 650 Hz. Anch’essa consiste in due elettrodi che vengono applicato sullo scalpo della persona (Palm et al., 2016).

Stando a recenti ricerche, la tRNS sembrerebbe produrre effetti più significativi, rispetto alle altre tecniche di stimolazione cerebrale, tra i vari effetti positivi che sono stati riscontrati, si delineano in particolare benefici per quel che riguarda: abilità cognitive, in particolare il calcolo matematico; diminuzione del dolore cronico in pazienti con sclerosi multipla (Palm et al., 2016); decremento dell’attività della corteccia motoria in soggetti con il morbo di Parkinson (Stephani et al., 2011); diminuzione dei sintomi depressivi (Chan et al., 2012); miglioramento dei sintomi negativi della schizofrenia (Palm et al., 2013).

A livello neuronale, la tRNS opera sull’attivazione/de-attivazione dei canali del sodio Na+, depolarizzando o iperpolarizzando il neurone; inoltre, la sua frequenza casuale, non permetterebbe alla zona stimolata di prevedere e abituarsi alla stimolazione, mantenendo così stabili i benefici dati dalla sollecitazione elettrica.

I ricercatori stanno ancora cercando di capire quale sia il range di frequenza ottimale in grado di massimizzare i benefici; attualmente la più promettente sembra essere una stimolazione con frequenza che continua a variare tra i 100 e i 700 Hz (Moret et al., 2019).

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