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Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. (1974) di P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch – Recensione del libro

Change è un testo di P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch che risulta tuttora indispensabile e si concentra sulla formazione e la soluzione di problemi

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 05 Nov. 2019

Change è un testo ricco di contenuti teorici ed aspetti pratici e operativi, nel quale Paul Watzlawick, John H. Weaklend e Richard Fisch hanno messo in luce la loro capacità di scrivere in maniera coinvolgente, cominciando a formulare sul panorama della psicologia aspetti di un approccio terapeutico innovativo e originale.

 

Di teoria del cambiamento ce n’è a bizzeffe, ma è la prima volta che in una teoria del cambiamento viene assunto seriamente ad oggetto di analisi il cambiamento stesso per accertare sia come si verifica spontaneamente sia come si può provocarlo

Così recita la prefazione del testo Change scritta direttamente da Milton Erickson, un testo edito nel 1974, ma fortemente innovativo e attuale per contenuti e stile.

Paul Watzlawick, John H. Weaklend e Richard Fisch, in questa opera hanno messo in luce la loro capacità di scrivere in maniera coinvolgente cominciando a formulare sul panorama della psicologia aspetti di un approccio terapeutico innovativo e del tutto originale, come conoscere problemi attraverso le loro soluzioni, il concetto di tentate soluzioni, la distinzione tra cambiamento di tipo 1 e cambiamento di tipo 2, l’utilizzo dei paradossi; un testo contenente contributi teorici uniti ad aspetti pratici ed operativi.

Cambiamento1 e Cambiamento 2

Come ben si deduce dal titolo, il tema centrale del testo è il cambiamento unito all’approfondimento di ciò che lo può favorire così come ciò che lo può ostacolare.

Interessante nota descritta dagli autori diventa la presentazione di come il terapeuta, riuscendo a conoscere come si è formato e come si mantiene il problema del paziente, possa strategicamente utilizzare lo stesso comportamento come prescrizione paradossale per favorirne il cambiamento.

Il testo parte con la distinzione tra cambiamento1 e cambiamento 2. Il primo rimanderebbe al concetto di omeostasi, ossia la tendenza di ogni organismo vivente, compreso l’uomo, a mantenere una sorta di stabilità interna al sistema, aspetto che spiegherebbe anche la resistenza al cambiamento stesso, e cambiamento 2 invece quando il cambiamento sarebbe introdotto nel sistema dall’esterno risultando non familiare e anche “poco logico”, ma l’originalità, la deviazione dalle comuni norme e regole ordinarie della logica, sono ciò che contraddistingue lo stile di pensiero degli autori e che, secondo gli stessi, faciliterebbe il cambiamento.

Nei vari capitoli si susseguono diversi modelli originali come “più di prima” dove spesso sono proprio le tentate soluzioni (altro concetto coniato dalla Scuola di Palo Alto) messe in atto dalla persona nel tentativo di provocare un cambiamento ad aumentare e generare il problema, individuando anche le tre modalità più frequenti come: negare il problema, tentare di cambiare una situazione immutabile, agire un cambiamento ad un livello sbagliato. Ognuno di questi concetti viene sempre accompagnato da spiegazioni ed esempi che ne facilitano la comprensione da parte del lettore.

Dal terribile semplificateur all’utipista

Altra distinzione interessante che viene proposta in termini di genesi e/o mantenimento dei problemi, è quella del terribile semplificatore e dal suo lato opposto l’utopista dove, se da una parte il primo tende a non voler vedere i problemi e negarli come si diceva precedentemente, dall’altra parte l’utopista è colui che vede soluzioni dove non ce ne sono. Sia in un senso che nel suo opposto, l’abilità del terapeuta deve risiedere nel riuscire a contemplare, guardando attraverso gli occhi del paziente, anche strategie a volte bizzarre, apparentemente magiche o illogiche, che possano servire a sbloccare lo stallo del paziente.

I paradossi

Altro tema centrale all’interno del testo e strumento terapeutico poi all’interno dell’approccio strategico è il ricorso ai paradossi, come quello del Sii spontaneo, che come ben fanno notare gli autori, come potrebbe  una richiesta di un comportamento che per sua natura dovrebbe avvenire spontaneamente, realizzarsi su richiesta? E in merito a tale paradosso gli esempi variano dall’ambito delle problematiche di coppia, all’ambito delle problematiche tra genitori e figli, ritrovabile anche nelle dinamiche dei disturbi del sonno, nei disturbi della sfera sessuale o anche in ambito sociale.

Gli autori sottolineano poi come aspetti essenziali per favorire un cambiamento2 diventerebbe agire nel qui ed ora, provando ad interrogarsi più su che cosa mantiene il problema oppure su che cosa una persona ha messo in atto fino a quel momento per favorire il cambiamento (tentate soluzioni), piuttosto che sul perché, che rimanderebbe al passato, tempo in cui non si può più agire in alcun modo, se non con un altro strumento descritto all’interno del testo ossia la ristrutturazione. Tale tecnica, riportando la descrizione che gli autori forniscono all’interno del testo, consiste nel

dare una nuova struttura alla visione del mondo concettuale e/o emozionale del soggetto e porlo in condizione di considerare i “fatti” che esperisce da un punto di vista tale da permettergli di affrontare meglio la situazione anziché eluderla, perché il modo nuovo di guardare la realtà ne ha mutato completamente il senso.

Ed ancora

la ristrutturazione non cambia i fatti concreti ma il significato che il soggetto attribuisce alla situazione

perché come affermava già Epitteto:

non sono le cose in se stesse a preoccuparci ma le opinioni che ci facciamo di esse.

La pratica del cambiamento

Nel capitolo nono gli autori, dalla loro esperienza clinica e di ricerca, giungono a formulare un processo a quattro gradini attraverso il quale affrontare problemi:

  • Una definizione chiara del problema in termini concreti;
  • Un’analisi della soluzione  finora tentata;
  • Una chiara definizione del cambiamento concreto da effettuare;
  • La formulazione e la messa in atto di un piano per provocare tale cambiamento.

Una messa a punto dunque di una strategia di problem solving, altamente funzionale ed efficace.

L’ultima parte del testo si arricchisce di esempi, offrendo anche spunti di tecniche e strategie paradossali applicate ad estratti di casi clinici per favorire il cambiamento e dove i titoli non possono non incuriosire o rimanere impressi nella mente del lettore; ne sono esempi il disoccultare l’occulto, pubblicizzare anziché nascondere, utilizzare la resistenza per abbattere la stessa, sabotaggio benevole ed il patto con il diavolo.

Un testo non recente, ma fortemente attuale, che con eleganza e maestria riesce a creare connessioni tra psicologa, filosofia, storia e discipline orientali, con aspetti innovativi senz’altro rispetto alle tradizioni psicoanalitiche che per molto tempo hanno dominato il mondo della psicologia e con contributi condivisi da altri orientamenti teorici come ad esempio, con la terapia cognitivo comportamentale con la quale condividono l’attenzione al presente, l’agire nel qui ed ora, il fornire un ruolo attivo al paziente e lavorare in termini di ristrutturazione, ognuno poi mantenendo le proprie specificità ed unicità. Un testo dunque che a mio avviso non può mancare nel bagaglio del professionista che opera per favorire il cambiamento.

 

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Watzlawick, P., Weakland,H. J., Fisch, R. (1974) Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio
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