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Il viaggio del Piccolo Principe nella R.E.M.S.

La lettura de 'Il Piccolo principe' non tra i banchi di scuola ma sui divani di un reparto ospedaliero particolare: ci troviamo nella R.E.M.S. del Veneto

Di Isabella Barbon

Pubblicato il 18 Set. 2019

Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, da sempre uno dei libri più letti, ha coinvolto milioni di lettori tra i più disparati. Un’opera letteraria che non manca, di solito, nelle librerie di ogni Paese e in particolare nel programma scolastico delle nostre scuole.

Isabella Barbon, Martina Meneghelli, Ilaria Curti

 

Questa volta, però, il contesto in cui viene proposta la lettura de Il Piccolo principe è diverso, i lettori non siedono tra i banchi di scuola ma sui divani di un reparto ospedaliero particolare.

Ci troviamo nella R.E.M.S. del Veneto, una delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza presenti in ogni Regione d’Italia e introdotte dalla legge 81/2014, la quale ha stabilito la chiusura degli OPG e l’istituzione di tali strutture esclusivamente sanitarie e territoriali.

Qui vengono ospitati pazienti autori di reato con problemi psichici, coloro che sono stati assolti per vizio di mente parziale o totale e per i quali è previsto un percorso terapeutico riabilitativo in misura di sicurezza, che si espleta appunto all’interno della REMS.

Gli utenti che risiedono in questa struttura, a gestione sanitaria, hanno un’età compresa tra i 23 anni e i 60 anni, con prevalenza maschile e con diagnosi tra loro molto diverse. Principalmente disturbi dello spettro psicotico, disturbi della personalità e disturbi dell’umore.

Dal punto di vista criminologico nella storia dei pazienti troviamo diversi tipi di reati: reati gravi contro la persona (omicidio, tentato omicidio, matricidio..) e reati contro la persona (maltrattamenti familiari). Si trovano occasionalmente anche reati minori.

L’obiettivo principale del lavoro multidisciplinare svolto in REMS è quello di fornire agli utenti modalità più funzionali per le loro vite, al fine di diminuirne anche la pericolosità sociale.

Vengono pertanto proposte diverse attività riabilitative strutturate, sia individuali che di gruppo, che mirano a potenziare le risorse e le qualità dei singoli.

Il piccolo principe: le molteplici personalità, nel libro come in R.E.M.S.

L’organizzazione del gruppo lettura, che ha scelto l’opera di Antoine de Saint-Exupéry come brano proposto, ha previsto un incontro a settimana di un’ora ciascuno nella biblioteca del reparto.

In questo spazio di ritrovo, i pazienti più incuriositi e dediti alla lettura si sono riuniti con lo psicologo e con altri operatori e ogni incontro è stato così suddiviso: una prima parte dedicata alla lettura di due/tre capitoli del libro e una seconda parte riservata ad un aperto confronto sulle tematiche emerse e sui temi per loro più significativi.

Immersi nel viaggio del piccolo principe, lasciandosi guidare dal suo percorso di scoperta di pianeti e personaggi bizzarri, è stato interessante notare come ogni partecipante del gruppo cogliesse diversi aspetti e significati profondi.

Inevitabilmente, incontro dopo incontro, è emersa quella parte infantile e ancora capace di meravigliarsi presente in ogni adulto e risvegliata dall’indole pura del piccolo principe, lasciando riaffiorare tra i pazienti ricordi di vita e ‘‘pezzi’’ di storia personale.

La prima parte del viaggio tra i vari asteroidi richiama il viaggio alla scoperta di sé, dei propri lati nascosti e più intimi. Uno dei partecipanti del gruppo lettura, a tal proposito, dice di aver apprezzato l’incontro del piccolo principe con i diversi personaggi bizzarri ‘‘per la varietà dei caratteri umani che mostrano. Aiuta a soffermarsi sulla molteplicità di personalità esistenti e a migliorare la propria cultura umanistica’’. Un confronto continuo con individualità differenti e particolari, che secondo questo paziente è simile a quello che avviene in R.E.M.S., dove inevitabilmente si viene messi di fronte a ‘‘personalità diverse da osservare’’, che permettono di approfondire la conoscenza degli altri e quindi di se stessi. E conclude ‘‘è un po’ come incontrare le varie piccole parti di sé, un’utile riflessione sulla natura umana e sui suoi diversi lati’’.

Gli strani personaggi che incontra il piccolo principe rappresentano e personificano caratteristiche specifiche, prevalentemente attribuibili a comportamenti viziosi del mondo adulto. Un re prepotente, un vanitoso, un ubriacone, un avaro, tutte personalità che il nostro piccolo protagonista definisce ‘‘strane’’ e ‘‘bizzarre’’, ma che senza dubbio ci pongono di fronte ai limiti umani, a quegli aspetti che ci distanziano dai veri valori della vita e in cui ognuno può in parte riconoscersi.

Il viaggio di asteroide in asteroide, che lo porterà ad atterrare sulla Terra, può simboleggiare il percorso di riflessione e consapevolezza, un cammino di crescita interiore alla scoperta di sé.

Il piccolo principe, con tutta la naturalezza e la spontaneità propria dei bambini, ci spinge a soffermarci sulle cose importanti, sui valori spesso dimenticati dai grandi.

Il piccolo principe, la volpe e la rosa

Non è forse un caso che l’aspetto che più ha colpito i lettori del nostro gruppo, la parte che è riuscita a toccarne le corde più profonde, è la relazione che viene a crearsi tra il piccolo principe e la volpe, tanto quanto il legame con la sua rosa. ‘‘Per creare dei legami bisogna dedicare del tempo, bisogna essere molto pazienti, ci sono dei rituali da rispettare’’ sostiene uno dei membri del gruppo, ‘‘anche tra le persone si creano proprio così, fuori avevo sempre tanta fretta, non dedicavo tempo agli amici. Bisognerebbe dedicarci più tempo’’.

Diverse sono le riflessioni che emergono sul tema ‘‘Affezionarsi’’. Prendersi cura dell’altro con costanza e attenzione che rende unica e irripetibile una relazione.

Qualcuno sostiene che la stessa esclusività viene a crearsi anche con alcuni operatori all’interno di strutture come la R.E.M.S., ‘‘a volte lo fanno anche solo chiedendoti come stai, con le piccole attenzioni quotidiane, dedicando un po’ di tempo.. tutto questo è un prendersi cura.. come il piccolo principe con la sua rosa.’’

E’ proprio questa la riflessione che circola con più vivacità nel confronto di gruppo, l’importanza di dedicare del tempo alle cose, la premura, la dedizione; sembrano essere questi gli ingredienti principali di una relazione.

“Anche qui in R.E.M.S. c’è un prendersi cura di noi, anche con la terapia.. mi sono fidato del medico che in questo modo si occupa di me. Si creano legami così facendo, se sbaglio qualcosa gli operatori mi rimproverano, sento che qui si prendono cura di me. Anche gli orari che ci sono per le attività, per i pasti.. creano un insieme di cose positive, che danno sicurezza.’’  Sembra pertanto evidente l’analogia che emerge tra i legami descritti nel racconto e la relazione terapeutica, o più precisamente tra le dinamiche e le condizioni necessarie alla creazione di entrambi i tipi di rapporto, per quanto differenti. Stiamo facendo in parte riferimento a quello che in ambito psicoterapeutico prende il nome di setting terapeutico, la cornice entro cui si svolge il processo curativo.

Il setting è costituito da una serie di regole che strutturano gli incontri tra terapeuta e paziente e che prevedono il rispetto degli orari, della cadenza, della frequenza, ma soprattutto l’impegno di una presenza reciproca, di sincerità e di una responsabilità verso l’altro. Tali principi relazionali facilitano indubitabilmente l’instaurarsi di un’alleanza terapeutica e, di conseguenza, la plausibile riuscita del trattamento.

Una cornice entro cui viene garantito il progetto terapeutico e che permette il crearsi di una relazione unica per entrambi, similmente al legame del piccolo principe con la rosa di cui si è preso cura giorno per giorno e che è diventata per lui unica al mondo.

‘‘Ci vogliono i riti’’, scrive Antoine de Saint-Exupéry, quelle abitudini che consentono il crearsi di una relazione che nel tempo viene interiorizzata, un meccanismo naturale secondo il quale vengono acquisite e assimilate parti della realtà esterna. In questo processo, oggetti esterni vengono interiorizzati e convertiti in rappresentazioni mentali.

E’ proprio questo l’insegnamento prezioso della volpe al piccolo principe sul potere dell’addomesticamento, che rende la vita ‘‘illuminata’’ come scrive l’autore.

La relazione che nasce e che viene coltivata può diventare nel tempo parte di sé, continuare ad esistere dentro di noi nonostante il tempo e la separazione.

Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica […] I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano… – con queste righe Antoine de Saint-Exupéry descrive la magia dell’affezionarsi a qualcuno e del creare un legame che cambia il modo di guardare il mondo.

Ed è questa la forza più grande della relazione, il potere che possiede di modificare il nostro modo di guardare le cose. Tutto assume un colore diverso, nuove sfumature che non eravamo in grado di vedere prima di legarci a quella persona ora prendono vita e nulla è più uguale a prima.

Ma la vera scoperta, che anche i nostri pazienti sembrano cogliere dagli spunti di riflessione di gruppo, è che tutto questo grande regalo concesso dalla relazione permane nel tempo dentro di noi, al di là del distacco e della separazione fisica.

In una struttura come la R.E.M.S. gli addii sono frequenti, sia dalla propria famiglia sia dagli altri ‘‘compagni di reparto’’. ‘‘Chi se ne è andato lascia in noi un pezzetto, fa male al cuore quando gli altri se ne vanno.. Qui è tutto amplificato perché si vive insieme..’’, questi sono i pensieri che emergono dalla riflessione di gruppo sulla morte, sulla separazione e sul dolore che ne deriva. Anche in una struttura e in una realtà come queste.

Un altro partecipante sembra colpito dalla crescita personale che regala l’esperienza del distacco, un dolore che permette di maturare e di progredire.

L’esperienza del gruppo lettura ha permesso una condivisione e un confronto su tematiche profonde, partendo da una semplice storia.

Non da tutti i dolori si esce ‘‘ammaccati’’, ci sono esperienze difficili che ci permettono di crescere e dalle quali può comunque uscire qualcosa di buono. Ma l’ingrediente centrale ed essenziale per generare un cambiamento sembra essere la relazione, il legame con l’Altro che valorizza e illumina la nostra vita.

E’ lì che risiede il potere trasformativo della cura e questo sembra essere il messaggio che i pazienti della R.E.M.S. del Veneto vogliono lasciare.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Antoine De Saint-Exupéry (1996): “Il Piccolo Principe”. Tascabili Bompani, Milano.
  • Magnani, I. (2017) Il piccolo principe: analisi psicologica dei personaggi e delle relazioni. Available here
  • Saia, M. (2018) Il Piccolo Principe: riassunto e commento. Available here
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