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Perché non dovrebbe piacerci il caffè?

Secondo un recente studio della Northwestern University l'origine della passione per il caffè va ricercata nelle particolarità genetiche di alcuni individui

Di Giovanni Molinari

Pubblicato il 17 Gen. 2019

Aggiornato il 18 Apr. 2019 13:27

Stando all’evoluzione, essendo il caffè una sostanza notoriamente amara, a sentirlo sulla lingua dovremmo sputarlo anziché berlo. Come mai invece ci piace così tanto?

 

A livello evoluzionistico l’essere umano ha sviluppato il senso del gusto al fine di poter avere informazioni migliori riguardo agli alimenti che è possibile ingerire. In particolare, l’amaro fornisce informazioni importanti circa la presenza di sostanze che possono essere un pericolo per la nostra sopravvivenza.

Ma allora, se il caffè ha un gusto amaro, come mai ci piace così tanto?

Stando all’evoluzione, essendo una sostanza notoriamente amara, a sentirlo sulla lingua dovremmo sputarlo anziché berlo.

Inoltre, secondo un recente studio della Northwestern University (Ong et al., 2018), più le persone sono sensibili alla caffeina, più bevono caffè. Per rimanere coerenti con la prospettiva evoluzionistica, ci si aspetterebbe esattamente l’opposto. I ricercatori americani spiegano questo risultato contro intuitivo affermando che i consumatori più abili e sensibili a percepire l’amaro della caffeina sono anche quelli che imparano più facilmente, attraverso un meccanismo di rinforzo positivo, ad associare stimoli piacevoli al caffè.

Una maggiore sensibilità al gusto del caffè potrebbe avere una corrispondenza a livello genetico

La causa di questa accresciuta sensibilità al gusto del caffè è da ricercarsi nelle particolarità genetiche di alcuni individui. Non è detto però che l’essere sensibili ad altre sostanze amare sia associato ad un’accresciuta preferenza per la caffeina, infatti l’équipe di ricerca della Northwestern ha trovato che l’essere geneticamente più sensibili della norma ad alcune sostanze amare (come il chinino ad esempio) non risulti in una maggiore preferenza per il gusto del caffè. Anzi, stando ai risultati della ricerca che stiamo trattando è piuttosto vero il contrario.

Per testare la relazione causale tra varianti genetiche e preferenza per il caffè gli autori dello studio hanno messo in atto una randomizzazione di Mendel, incrociando le varie sensibilità dovute alla genetica con il consumo (self-reported) di caffè. Quello che hanno trovato è che effettivamente esiste una relazione di tipo causale tra sensibilità al gusto della caffeina e consumo di caffè.

Certo è che uno studio che utilizza dei questionari self-reported per misurare un comportamento ha una validità limitata. Sarebbe interessante approfondire i temi proposti dai ricercatori cercando di superare i limiti esistenti della ricerca ed indagando più a fondo il legame tra sensibilità alla caffeina e sensibilità alle ricompense (e quindi ai rinforzi positivi che vengono associati al consumo di caffè).

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