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Adulti e bambini: le interazioni che gratificano

Il sistema di graficazione si attiva nel cervello di un adulto che si prende cura di un bambino, favorendo una vicinanza indispensabile alla sopravvivenza

Di Maria Cristina Forte

Pubblicato il 17 Gen. 2019

Aggiornato il 03 Apr. 2019 12:49

Il diventare genitori presuppone una serie di sconvolgimenti all’interno della coppia, una coppia motivata al prendersi cura del bambino. Le neuroscienze spiegano tale motivazione al caregiving, mediante l’osservazione delle aree cerebrali che si attivano in risposta all’ interazione dell’adulto con l’infante.

 

I mestieri più difficili in assoluto sono nell’ ordine
il genitore, l’insegnante e lo psicologo.
(Sigmund Freud)

Sistema di gratificazione: molto prima, Freud e Winnicot

Sigmund Freud annovera tra i mestieri più complicati l’essere genitori, la famiglia come primo agente educativo di ogni individuo. Il ruolo svolto dal genitore è determinante soprattutto nei primi anni di vita del bambino, la cui immaturità fisica e psichica rende necessario il supporto da parte di un adulto. Un adulto a cui tocca riorganizzare la sua quotidianità intorno ai ritmi del neonato, ritrovandosi a trascorrere non di rado notti insonni o ad adoperarsi per consolare i pianti del bambino che nei primi mesi costituiscono l’unico suo canale di comunicazione. L’essere genitori è senza dubbio una funzione complessa e stressante, ma resta alta la motivazione dell’adulto nell’accudimento dell’infante.

Winnicott definisce lo stato mentale della madre “preoccupazione materna primaria” (Winnicott, 1956), una “malattia normale”, che nell’ultimo periodo di gravidanza e le prime settimane di vita del bambino la porta ad abbandonare se stessa e l’interesse per il mondo a favore del bambino: nel migliore dei casi, la mamma è lì pronta a rispondere ai bisogni dell’infante. Funzione facilitata dal padre che protegge la diade e consente alla madre di dedicarsi completamente al bambino (Winnicott, 1945).

Sistema di gratificazione: le intuizioni di Lorenz

Il neonato nasce con caratteristiche funzionali e strutturali che hanno da sempre elicitato una risposta immediata da parte dell’adulto (Caria et al., 2012). Già l’etologo Konrad Lorenz aveva individuato aspetti particolarmente attrattivi nella fisionomia dell’infante, il “Kindchenschema” (schema infantile): una fronte sporgente, una testa grande rispetto al resto del corpo, grandi occhi, guance rotonde (Lorenz, 1943), che Lorenz stesso definì “Stimoli d’innesco” della vicinanza e cura dell’adulto (Lorenz, 1971). Un adulto motivato ad esercitare la sua funzione di caregiver (Bornstein, 2002). La propensione dell’adulto al caregiving, e lo stato di completa dipendenza che caratterizza il cucciolo di umano, hanno fatto supporre l’esistenza di processi biologicamente programmati collegati a tali comportamenti (Plutchik, 1987; Seifritz, Esposito, Neuhoff, Luthi e Mustovic, 2003). Mediante le tecniche di neuroimaging, diversi autori hanno studiato se a livello neurale le risposte agli stimoli infantili fossero specifiche e generalizzate. Alcuni autori, ad esempio, hanno osservato un’attivazione del sistema meso-cortico-limbico, il sistema di gratificazione, in risposta al Kindchenschema. (Glocker et al., 2009).

Sistema di gratificazione: cosa accade nel cervello di un adulto che cura un neonato

In particolare, gli autori hanno osservato che in risposta ai volti infantili nel cervello di maschi e femmine si attivano la corteccia cingolata anteriore (ACC), coinvolta nella presa di decisione basata sulla gratificazione (Rushworth, Behrens, Rudebeck e Walton, 2007); il precuneo (PCu), associato all’attenzione (Le, Pardo e Hu, 1998); il giro fusiforme (FG), implicato nella percezione dei volti (Grill-Spector, Knouf, e Kanwisher, 2004) e il Nucleus accumbens (NAcc) associato all’anticipazione della gratificazione (O’Doherty, 2004).

L’interazione dell’adulto con il neonato è dunque associata all’attivazione cerebrale del sistema della gratificazione, sistema collegato a gran parte dei comportamenti utili alla sopravvivenza della specie; la sensazione di benessere che ne consegue funge da ricompensa motivandone la riproposizione futura. Inoltre, è lo stesso sistema alla base di quei comportamenti che creano dipendenza, come ad esempio l’assunzione di droghe.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bornstein MH. (2002). Handbook of parenting. Vols 1-5. Lawrence Erlbaum New Jersey; Mahwah.
  • Caria, A., de Falco, S., Venuti, P., Lee, S., Esposito, G., Rigo, P., Bornstein, M. H. (2012). Species-specific response to human infant faces in the premotor cortex. NeuroImage, 60(2), 884–893. http://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2011.12.068
  • Glocker, M.L., Langleben, D.D., Ruparel, K., Loughead, J.W., Valdeza, J.N., Griffin, M.D., Sachser, N., Gur, R.C. (2009). Baby schema modulates the brain reward system in nulliparous women. Proc Natl Acad Sci USA. 106, 9115–9119.
  • Grill-Spector, K., Knouf, N., Kanwisher, N. (2004). The fusiform face area subserves face perception, not generic within-category identification. Nat Neurosci, 7, 555–562.
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  • Lorenz K. (1943). Die angeborenen Formen möglicher Erfahrung. (Innate form of potential experience). Zeitschrift für Tierpsychologie, 5, 235–309.
  • Lorenz K. (1971). Studies in Animal and Human Behavior. vol. II. Londra: Methuen.
  • O'Doherty, J.P. (2004). Reward representations and reward-related learning in the human brain: insights from neuroimaging. Curr Opin Neurobiol., 14, 769–776.
  • Plutchik, R. (1987) Evolutionary bases of empathy. In: Eisenberg, N., Strayer, J., editors. Empathy and its development (3-46). Cambridge: Cambridge University Press.
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  • Winnicott, D.W. (1956). La preoccupazione materna primaria, in Id., Dalla pediatria alla psicoanalisi. Firenze: Martinelli.
  • Winnicott, D. W. (1945). What about father?, in Id., The Child, the Family and the Outside World. Londra: Penguin.
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