Il diventare genitori presuppone una serie di sconvolgimenti all’interno della coppia, una coppia motivata al prendersi cura del bambino. Le neuroscienze spiegano tale motivazione al caregiving, mediante l’osservazione delle aree cerebrali che si attivano in risposta all’ interazione dell’adulto con l’infante.
I mestieri più difficili in assoluto sono nell’ ordine
il genitore, l’insegnante e lo psicologo.
(Sigmund Freud)
Sistema di gratificazione: molto prima, Freud e Winnicot
Sigmund Freud annovera tra i mestieri più complicati l’essere genitori, la famiglia come primo agente educativo di ogni individuo. Il ruolo svolto dal genitore è determinante soprattutto nei primi anni di vita del bambino, la cui immaturità fisica e psichica rende necessario il supporto da parte di un adulto. Un adulto a cui tocca riorganizzare la sua quotidianità intorno ai ritmi del neonato, ritrovandosi a trascorrere non di rado notti insonni o ad adoperarsi per consolare i pianti del bambino che nei primi mesi costituiscono l’unico suo canale di comunicazione. L’essere genitori è senza dubbio una funzione complessa e stressante, ma resta alta la motivazione dell’adulto nell’accudimento dell’infante.
Winnicott definisce lo stato mentale della madre “preoccupazione materna primaria” (Winnicott, 1956), una “malattia normale”, che nell’ultimo periodo di gravidanza e le prime settimane di vita del bambino la porta ad abbandonare se stessa e l’interesse per il mondo a favore del bambino: nel migliore dei casi, la mamma è lì pronta a rispondere ai bisogni dell’infante. Funzione facilitata dal padre che protegge la diade e consente alla madre di dedicarsi completamente al bambino (Winnicott, 1945).
Sistema di gratificazione: le intuizioni di Lorenz
Il neonato nasce con caratteristiche funzionali e strutturali che hanno da sempre elicitato una risposta immediata da parte dell’adulto (Caria et al., 2012). Già l’etologo Konrad Lorenz aveva individuato aspetti particolarmente attrattivi nella fisionomia dell’infante, il “Kindchenschema” (schema infantile): una fronte sporgente, una testa grande rispetto al resto del corpo, grandi occhi, guance rotonde (Lorenz, 1943), che Lorenz stesso definì “Stimoli d’innesco” della vicinanza e cura dell’adulto (Lorenz, 1971). Un adulto motivato ad esercitare la sua funzione di caregiver (Bornstein, 2002). La propensione dell’adulto al caregiving, e lo stato di completa dipendenza che caratterizza il cucciolo di umano, hanno fatto supporre l’esistenza di processi biologicamente programmati collegati a tali comportamenti (Plutchik, 1987; Seifritz, Esposito, Neuhoff, Luthi e Mustovic, 2003). Mediante le tecniche di neuroimaging, diversi autori hanno studiato se a livello neurale le risposte agli stimoli infantili fossero specifiche e generalizzate. Alcuni autori, ad esempio, hanno osservato un’attivazione del sistema meso-cortico-limbico, il sistema di gratificazione, in risposta al Kindchenschema. (Glocker et al., 2009).
Sistema di gratificazione: cosa accade nel cervello di un adulto che cura un neonato
In particolare, gli autori hanno osservato che in risposta ai volti infantili nel cervello di maschi e femmine si attivano la corteccia cingolata anteriore (ACC), coinvolta nella presa di decisione basata sulla gratificazione (Rushworth, Behrens, Rudebeck e Walton, 2007); il precuneo (PCu), associato all’attenzione (Le, Pardo e Hu, 1998); il giro fusiforme (FG), implicato nella percezione dei volti (Grill-Spector, Knouf, e Kanwisher, 2004) e il Nucleus accumbens (NAcc) associato all’anticipazione della gratificazione (O’Doherty, 2004).
L’interazione dell’adulto con il neonato è dunque associata all’attivazione cerebrale del sistema della gratificazione, sistema collegato a gran parte dei comportamenti utili alla sopravvivenza della specie; la sensazione di benessere che ne consegue funge da ricompensa motivandone la riproposizione futura. Inoltre, è lo stesso sistema alla base di quei comportamenti che creano dipendenza, come ad esempio l’assunzione di droghe.