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Religiosità nella terza età: il ruolo degli ormoni sessuali

Un nuovo studio ha scoperto che il livello di religiosità degli uomini di terza età potrebbe dipendere anche dal livello di certi ormoni sessuali. Il fattore biologico sembrerebbe quindi importante tanto quanto i fattori psicologici e sociali.

Di Greta Riboli

Pubblicato il 10 Lug. 2018

Un nuovo studio condotto da Aniruddha Das della McGill University in Canada svela come oltre alla psicologia e all’educazione, anche la biologia potrebbe concorrere alla religiosità di un soggetto. In particolare, il livello di ormoni sessuali, quali il testosterone nel corpo di un uomo adulto, possono influenzare la sua partecipazione alla vita religiosa.

 

Il presente studio muove da precedenti conferme rispetto all’importante ruolo che la religione ha dimostrato di avere come influenza positiva sull’invecchiamento umano e mira a poter comprendere le radici della spinta religiosa umana: quali componenti concorrono all’instaurazione di particolari reti personali e affiliazioni sociali durante la terza età?

Das ha analizzato i dati emersi dal National Social Life, Health and Ageing Project (NSHAP, Waite, Cagney, Dale, Hawkley, Huang, Lauderdale, Laumann, McClintock, O’Muircheartaigh, 2017) uno studio americano longitudinale, istituito per raccogliere informazioni da circa 1000 adulti di età compresa tra i 57 e gli 85 anni.

Tra le varie domande alle quali i partecipanti hanno risposto, nei questionari veniva indagata la frequenza della loro partecipazione ai servizi religiosi, se un membro del clero faceva parte della loro rete sociale primaria, il loro stato di salute, il proprio peso e venivano inoltre raccolti campioni di saliva e sangue, esaminati in un secondo momento.

Più ormoni, meno religiosità

Dall’analisi dei dati, il ricercatore Das ha notato come gli uomini con livelli più elevati di ormoni sessuali (testosterone e deidroepiandrosterone) nel corpo avevano una più debole partecipazione religiosa.

A seguito dei risultati di questo studio emerge la necessità di concettualizzare l’integrazione dinamica tra fattori psicosociali e neuroendocrini nell’influenzare il ciclo di vita di una persona e le scelte di questa.

Senza l’esplorazione sistematica di questi collegamenti, la teoria del corso di vita rimane incompleta e potenzialmente inaccurata – afferma Das – Sono quindi necessarie ulteriori ricerche sulle ragioni per cui i livelli di androgeni influenzano le connessioni religiose di una persona e sul ruolo che gli ormoni svolgono nella strutturazione delle traiettorie di vita delle persone anziane.

 


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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.

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