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Crescere offline e online: adolescenza, sviluppo del sé e identità virtuale nel mondo di oggi

Adolescenza e identità virtuale: oggi i ragazzi in questa fase di crescita possono sperimentare sul web diverse identità, senza avere una funzione specchio concreta nell'altro, come accade invece nella realtà.

Di Francesco Minelli

Pubblicato il 13 Lug. 2018

Aggiornato il 30 Lug. 2018 12:16

Il tema della ricerca dell’identità è stato considerato il tema centrale dell’ adolescenza (Erikson, 1968). Come Erikson ha teorizzato, l’obiettivo fondamentale nello sviluppo dell’adolescenza è esplorare e risolvere la crisi di identità. Il percorso precedente viene come superato ed integrato.

 

Durante l’infanzia l’individuo tende ripetutamente ad avere una certa cristallizzazione d’identità e col passare del tempo, può facilmente entrare nell’illusione di sapere chi è. Ma le discontinuità dello sviluppo spesso frantumano le sue certezze. Si impongono così nuove ristrutturazioni, nelle quali tuttavia le fasi precedenti non vengono mai abbandonate, ma assimilate e riadattate.

Adolescenza: alla ricerca dell’identità

Con l’ adolescenza, l’identità comincia ad assumere un’organizzazione relativamente più stabile. L’adolescente comincia ad essere consapevole della propria individualità. Percepisce in modo più realistico potenzialità e limiti personali, gusti e tendenze.

Tuttavia quando la formazione della sua identità si avvicina all’essere completa, le identificazioni, soprattutto quelle infantili, finiscono per svanire ricomponendosi in una identità più matura. L’adolescenza comporta “naturalmente” il rischio di una severa crisi nella struttura del Sé.

La formazione del Sé implica un processo lungo e complesso nel quale intervengono molte variabili. Tuttavia, ciò che sembra importante è la possibilità di poter interagire con l’altro, il quale molto spesso ci fa da specchio. Attraverso tali reciprocità verbali e non verbali il Sé ha la possibilità di confrontarsi e quindi di crescere.

Adolescenza: sviluppo del Sé e identità virtuale

Parlando di mondo online e virtuale, questo tipo di interazione fisica non è possibile, così come non esiste la possibilità di avvalersi dei messaggi non verbali, che sono tanto importanti e che a volte fanno capire molto di più di un messaggio verbale. Internet può essere definito come un “laboratorio d’identità”. Molti ragazzi hanno riportato di far finta di essere qualcun altro in rete, spesso in compagnia di amici. Molti sostengono di fingere di essere qualcun altro nel mondo virtuale per scherzare, altri per proteggere la propria privacy e identità. Altri ancora hanno riportato di fingere per sperimentare con la propria identità.

I ragazzi e le ragazze passano molto tempo al giorno a comunicare in rete e ogni volta potrebbero presentarsi in modi diversi. Nel mondo di Internet, l’identità è solo un concetto perché è impossibile dimostrare fisicamente la sua presenza. L’anonimità che si sperimenta online ha il vantaggio di permettere sia l’espressione delle parti inesplorate del proprio Sé sia, nello stesso tempo, di sperimentare le proprie identità.

Fornendo un supporto “concreto” all’immaginazione, la rete permetterebbe anche di oltrepassare quei limiti che a volte consapevolmente non si supererebbero mai. Inoltre permette di sbarazzarsi dei fastidi di avere un corpo che, in adolescenza, cambia troppo spesso e che è difficile integrare nelle proprie percezioni.

La rete si configura quindi come uno spazio virtuale dove i giovani sperimentano varie identità anche contemporaneamente e come uno spazio potenziale dove possono auto-osservarsi prima di decidere come vogliono essere veramente.

C’è un consenso generale tra i ricercatori sul fatto che Internet possa offrire ai suoi utenti un enorme opportunità di sperimentare le loro identità (Katz e Rice, 2002; Rheingold, 1993; Smith e Kollock, 1999; Turkle, 2005; Wallace, 1999).

La comunicazione in rete ha diverse caratteristiche che possono stimolare le persone a intraprendere esperimenti d’identità.

In primo luogo, essa è caratterizzata da una riduzione uditiva e visiva, la quale può incoraggiare gli utenti a enfatizzare, cambiare o nascondere alcune caratteristiche fisiche di sé.
 In secondo luogo, questa è anonima (anche se sempre meno), specialmente durante le prime fasi di formazione dei rapporti. Questo anonimato potrebbe spingere le persone a sentirsi meno inibite e a divulgare informazioni personali più facilmente, in quanto non ci sarebbero ripercussioni nella vita reale (McKenna e Bargh, 2000).

Molti ricercatori (Brinthaupt e Lipka, 2002; Harter, 1999; Hogg e al. , 1995) si riferiscono al sé e all’identità con due costrutti differenti, ma collegati. Sostengono che, mentre gli individui posseggono un solo sé, dispongono invece di molte differenti identità. Queste identità variano tra i contesti relazionali, come la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari.

Finkenauer dà una definizione di identità:

L’ identità rappresenta l’aspetto di Sé che è accessibile e saliente in un particolare contesto e che interagisce con l’ambiente.

Il Sé e le sue identità partecipano alla vita sociale attraverso la presentazione di sé, definita come un tentativo delle persone di trasmettere informazioni, immagini, sé e la propria identità agli altri.

Jones e Pitmann (1982) hanno individuato diverse strategie di presentazione di sé:

  • La più frequente è l’Ingraziarsi, che può essere definita come una strategia per convincere gli altri circa la propria attrattiva e le proprie qualità.
  • Una seconda strategia di presentazione di sé è l’Intimidazione: l’intimidatore non vuole piacere, ma vuole essere temuto e creduto.
  • Una terza strategia è la promozione di sé. Un promotore di sé vuole convincere gli altri delle sue competenze e vuole essere rispettato.

Sia gli esperimenti di identità che le strategie di autopresentazione sono molto presenti durante l’adolescenza.

Un compito fondamentale di sviluppo in adolescenza è proprio trasformare queste identità inizialmente frammentate in un sé integrato (Josselson, 1994; Marcia, 1993).

Adolescenza e identità virtuale: sperimentazioni su Internet

Dai risultati di alcune ricerche (Valkenburg, Schouten e Peter, 2005) è emerso che gli adolescenti sperimentano con le loro identità più spesso rispetto ai ragazzi più grandi. Questo risultato è coerente con le teorie generali sull’identità dell’adolescente, che sostengono che la prima adolescenza sia un periodo critico per la considerazione di Sé e per l’identità.

I risultati hanno mostrato che i ragazzi e le ragazze non differiscono nella frequenza con la quale sperimentano con la loro identità, ma differiscono nelle strategie di presentazione di sé. Le ragazze si presentano più grandi dei ragazzi, forse perché di solito maturano prima e cercano quindi persone adulte con cui parlare (Allison e Schultz, 2001). Inoltre, mentre le ragazze fanno più spesso finta di essere più belle, i maschi fingono di essere machi (molto diffuso il fenomeno del machismo).

Il più importante motivo per impegnarsi in questi esperimenti è stato l’esplorazione di sé, seguito dalla compensazione sociale (es. per superare la timidezza) e dalla facilitazione sociale (es. facilitare la formazione dei rapporti).

Rispetto ai ragazzi, le ragazze hanno sperimentato più spesso con la loro identità per esplorare loro stesse e per indagare il modo in cui appaiono agli occhi degli altri. Le femmine sperimentano più facilmente declini nell’autostima durante l’adolescenza. Rispetto ai ragazzi, sono generalmente infelici con il loro corpo e preoccupate per i loro problemi (Harter, 1999).

Questa diminuzione nell’autostima potrebbe incoraggiare le ragazze a utilizzare Internet più frequentemente per esplorare e sperimentare alcuni aspetti di loro stesse.

Un compito importante per lo sviluppo degli adolescenti è quello di raggiungere un senso fermo e unitario di chi sono, esplorando nuove identità (Erikson, 1963; Marcia, 1993; Harter, 1999). Su Internet, gli adolescenti possono incontrare una grande varietà di persone, che offrono loro l’opportunità di scoprire sé stessi e accettarsi. Queste ulteriori opportunità (oltre alla famiglia, la scuola ecc.) potrebbero favorire lo sviluppo dell’unità del concetto di sé (Bruckman, 1992; Huffaker, 2006).

La variante negativa vede gli esperimenti di identità in rete come dannosi per lo sviluppo del concetto di Sé. Secondo questa ipotesi, gli adolescenti sarebbero sovraesposti a diverse relazioni e idee che potrebbero aumentare i dubbi circa il loro vero Sé.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Allison, N., Schultz, J. (2001). Interpersonal identity formation during early adolescence. Adolescence, 36, 509-23.
  • Brinthaupt, T.M., Lipka, R.P. (2002). Understanding Early Adolescent Self and Identity, SUNY series.
  • Bruckman, A. (1992). Identity workshop: Emergent social and psychological phenomena in text-based virtual reality. Unpublished article available ftp at parcftp.xerox.com/pub/MOO/papers), MIT Media Laboratory, Cambridge: MA.
  • Erikson, E.H. (1963). Childhood and society, New York: Norton.
  • Erikson, E.H. (1968). Identity, Youth and Crisis, New York, Norton, trad. it. Gioventù e crisi d’identità, Armando: Roma, 1974.
  • Finkenauer, C., Engels, R.C.M.E., Meeus, W., Oosterwegel, A. (2002). Self and identity in early adolescence: The pains of growing up, State University of New York Press.
  • Harter, S. (1999). Distinguished contributions in psychology. The construction of the self: A developmental perspective. New York: Guilford Press.
  • Hogg, M.A., Terry, D.J., White, K.M. (1995). A Tale of Two Theories: A Critical Comparison of Identity Theory with Social Identity Theory, Social Psychology Quarterly, 58(4), 255-269, American Sociological Association: Philadelphia.
  • Huffaker, D. (2006). Teen Blogs Exposed: The Private Lives of Teens Made Public.
  • Jones, E., Pittman, T. (1982). Toward a general theory of strategic self-presentation. Psychological Perspectives on the Self, 1.
  • Josselson, R. (1994). The theory of identity development and the question of intervention: An introduction. In S. L. Archer (Ed.), Interventions for adolescent identity development, 12–25. Thousand Oaks, CA: Sage.
  • Katz, E.J., Rice, E.R. (2002). Social Consequences of Internet Use: Access, Involvement, and Interaction. Front Cover, MIT Press.
  • Marcia, J. (1980). Identity in adolescence. Handbook of adolescent psychology, 9.
  • McKenna, K., Bargh, J. (2000). Plan 9 From Cyberspace: The Implications of the Internet for Personality and Social Psychology, Personality and Social Psychology Review, Society for Personality and Social Psychology (SPSP).
  • Rheingold, H. (1993). The Virtual Community: Homesteading on the Electronic Frontier. Cambridge: MIT Press.
  • Smith, M.A., Kolloch, P. (1999). Communities in Cyberspace, Routledge.
  • Turkle, S. (2005). Vita sullo schermo: nuove identità e relazioni sociali nell’epoca di Internet, Apogeo: Milano.
  • Valkenburg, P.M., Schouten, A.P., Peter, J. (2005). Developing a model of adolescents’ friendship formation on the Internet, Cyberpsychology & Behavior, 8, 423-430.
  • Wallace, P. (1999). The Psychology of the Internet, Cambridge University Press.
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