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Cosa rende un uomo attraente agli occhi delle donne?

Da tempo i ricercatori hanno scoperto che l'uomo attraente, grazie all'effetto all'alone, viene spesso ritenuto anche intelligente e simpatico. Altre ricerche oggi ci dicono quali caratteriche morfologiche del corpo maschile portano le donne a scegliere un uomo come partner riproduttivo.

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 08 Giu. 2018

Un nuovo studio del dipartimento di psicologia e psicologia evoluzionistica dell’Università di Cambridge, pubblicato dalla Royal Society Open Science svela cosa rende un uomo attraente agli occhi di un gruppo di donne eterosessuali e a cosa sia dovuta la scelta del probabile partner sessuale da un punto di vista evoluzionistico.

L’attrattività ha un notevole impatto sia in un’ottica evoluzionistica che di percezione sociale: è infatti risaputo come gli individui considerati più attraenti siano percepiti come più socievoli, intelligenti e in salute rispetto alle loro controparti meno attraenti (Brierley, Brooks et al., 2016).

Uomo attraente: che cosa lo rende tale?

Alcuni studi hanno evidenziato come queste attribuzioni positive, che costituiscono il cosiddetto “effetto alone” (Dion, Berscheid, Walster, 1972), associate all’essere attraenti, influenzino positivamente le prospettive lavorative, la retribuzione professionale, la stabilità matrimoniale e la fecondità biologica (Jokela, 2009; Fales, Frederick et al., 2016).

Una chiave determinante per stabilire l’attrattività di un individuo è la morfologia del suo corpo, la costituzione del suo fisico (Brierley, Brooks et al., 2016). Da un punto di vista puramente biologico ed evoluzionista, i giudizi di una persona ritenuti decisivi per la scelta di un probabile compagno riproduttivo, deriverebbero da tratti morfologici che riflettono il suo buon stato di salute, in particolare la sua abilità di sopravvivere nell’ambiente e riprodursi.

A questo proposito, Bogin e colleghi (2010) hanno sottolineato come la percezione di un buono stato di salute nel partner riproduttivo fosse fortemente associata all’idea che questo con maggiore probabilità sarà in grado di fornire cure, cibo, protezione e un ottimo patrimonio genetico da trasmettere alla prole con una minore probabilità di trasmettere malattie o patogeni.

Uomo attraente: sarebbe questione di proporzioni

Dal momento che alcuni aspetti dello stato di salute correlano con alcuni tratti morfologici, diversi studiosi hanno cercato di individuare nello specifico quali fossero le componenti anatomiche predominanti che influenzano maggiormente il giudizio di attrattività, come ad esempio la forma del volto, la percentuale di massa grassa nel corpo o l’altezza (Sear & Marlowe, 2009).

Seguendo questa prospettiva, alcuni studi si sono concentrati sulla proporzionalità degli arti in particolare tra gambe e corpo (leg to body ratio; LBR) che definisce il rapporto tra la lunghezza delle gambe e l’altezza del corpo, dal momento che Swami e colleghi (2006) hanno riportato una maggiore mole di giudizi di attrattività nei confronti di corpi con un minor LBR.

Tuttavia uno studio di Versluys e colleghi (2017) ha evidenziato come in un gruppo di donne americane, l’attrattività massima era costituita da corpi maschili che raggiungevano una LBR leggermente maggiore rispetto la media della popolazione.

Lo studio, poc’anzi citato, inoltre mostrava come agli uomini con proporzioni gambe-corpo leggermente sopra la media fossero associati ad uno status socio-economico maggiore, un buono stato di salute e una buona stabilità soprattutto nella locomozione (Versluys et al., 2017).

In contrasto, deviazioni significative dalla media di LBR della popolazione maschile sia di molto al di sopra che al di sotto della media, fosse stata associata ad una scarsa salute; in particolare gambe troppo piccole rispetto al tronco sono state associate con il diabete di tipo 2 e con la sindrome da resistenza insulinica, patologie cardiache e coronariche e infine con la demenza (Prince, Acosta et al., 2011) mentre gambe troppo lunghe sono state associate a patologie genetiche come la sindrome di Marfan (Pyeritz, 2000).

La preferenza da parte di gruppo di donne americane nei confronti di uomini con LBR leggermente al di sopra della media si accorda con l’idea che una particolare morfologia degli arti sia un segnale importante dello stato di buona salute ed è da considerarsi cruciale nel momento in cui si procede alla scelta del partner riproduttivo (Versluys, 2017).

Per cercare di fare ulteriormente chiarezza e comprendere quale componente fosse predominante nel giudizio di LBR, un recente studio di Versluys, Foley & Skylark (2018) ha cercato di investigare due componenti della morfologia degli arti che non erano mai stati presi in considerazione e che potrebbero essere in relazione con il giudizio di attrattività: il rapporto tra la lunghezza totale degli arti con l’altezza totale (arm-to-body ratio; ABR) e il rapporto tra gli arti distali e prossimali (intra-limb ratio; IR).

Per tale scopo, i ricercatori hanno creato immagini computerizzate modificate di corpi maschili utilizzando come misura di riferimento la media delle proporzioni corporee di più di 9 mila uomini appartenenti alle forze militari americane. Una volta ottenuta la media, le immagini dei corpi sono state aumentate o diminuite di alcune deviazioni standard rispetto la media, creando corpi maschili con arti superiori e gambe leggermente più lunghi o corti. Successivamente i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di 800 donne eterosessuali statunitensi, dai 18 anni in su, di giudicare l’attrattività di ciascuna immagine di corpo maschile generata al computer (Versluys, Foley & Skylark, 2018).

Uomo attraente: il migliore ha Leg to Body Ratio entro o sopra la media

I risultati hanno mostrato una chiara preferenza per corpi maschili con LBR leggermente sopra la media complessivamente all’interno del gruppo femminile, come già evidenziato dallo studio precedente di Versluys e colleghi (2017).

In aggiunta, i ricercatori però non hanno riscontrato alcuna influenza di ABR sui giudizi di attrattività lasciando supporre che probabilmente questo non influisce in modo determinante sulla scelta di un partner maschile in quella popolazione da parte del gruppo femminile, mentre hanno rilevato un’influenza ridotta di IR sul giudizio complessivo di attrattività (Versluys, Foley & Skylark, 2018).

In conclusione, Versluys, Foley e Skylark hanno interpretato i risultati ottenuti dal loro studio basandosi sull’idea che la preferenza, riscontrata nel gruppo femminile per una specifica lunghezza delle gambe, possa riflettere un compromesso tra i “vantaggi genetici” osservabili in proporzioni corporee nella media, ritenute segnali cruciali di immunocompetenza e minori probabilità di trasmettere patologie da parte del maschio scelto alla futura prole, e i vantaggi dovuti a tratti che sono leggermente al di sopra della media, segni invece di una buona efficienza biomeccanica nella locomozione e di un ottimo stato di salute e di conseguenza socio-economico.

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