Secondo le evidenze empiriche pubblicate sul journal Knowledge-based Systems e ottenute dall’università di Madrid in collaborazione con “La Sapienza” di Roma e il ministero degli interni spagnolo, sarebbe possibile riconoscere un resoconto vero di una rapina da uno falso, esclusivamente basandosi sulle parole utilizzate nel resoconto stesso (Quijano-Sánchez, Liberatore, Camacho-Collados et al., 2018).
In che modo le persone mentono agli agenti di polizia e come è strutturato un resoconto veritiero di un accadimento criminale come ad esempio una rapina, rispetto ad uno stesso ma falso?
Per rispondere a questa domanda nel 2017 i commissariati di polizia di Murcia e Malaga in Spagna si sono dotati per primi di un algoritmo in grado di processare il linguaggio naturale (NLP; Hirschberg & Manning, 2015) in combinazione con un sistema di Machine Learning (Jordan & Mitchell, 2015) in grado di analizzare il contenuto e la struttura di un resoconto di una rapina e valutarne il grado di falsità con un alto livello di precisione, superiore al 91%.
L’algoritmo, denominato VeriPol, segnala agli agenti di polizia le parole “sospette” di un resoconto appena costruito dal sospettato, dalla vittima o da un testimone del reato.
L’apporto di Quijano-Sánchez, Liberatore e Camacho-Collados (2018) dell’università di Madrid ha infatti evidenziato come i resoconti e le testimonianze falsi siano costituiti nel corso della narrazione da specifici pattern, che li rendono per l’appunto falsi, e che l’algoritmo è in grado di rilevare.
In particolare per i report sulle rapine, i ricercatori hanno mostrato come quelli veritieri presentino solitamente molti dettagli, descrizioni e informazioni personali, diversamente da quelli falsi che invece sono caratterizzati per la maggior parte da brevi descrizioni, dall’impossibilità di fornire informazioni precise sul luogo e il momento in cui è avvenuto l’incidente, sull’aggressore e sui probabili testimoni e si focalizzino maggiormente sull’oggetto rubato e meno sull’aggressione perpetuata per poterlo ottenere.
I report veritieri, inoltre, adottano un linguaggio più concreto e preciso e hanno configurazioni temporali e spaziali verificabili nell’immediato e meno autoreferenziali.
Come funziona VeriPol
Veripol (Quijano-Sánchez, Liberatore, Camacho-Collados et al., 2018) è in grado di analizzare il contenuto del resoconto ed estrarre tre principali aspetti che, secondo i ricercatori, ne caratterizzerebbero la veridicità: come si è svolta l’aggressione a scopo di rapina, la morfosintassi generale del report e la quantità di dettagli.
Un’alta frequenza di verbi al gerundio, all’infinito, di pronomi personali e dimostrativi sarebbe segnale di una presenza molto precisa nella descrizione tramite “story telling” di un’interazione tra gli attori e l’avvenimento, tra la vittima, l’aggressore e la rapina e di conseguenza appare veritiero.
L’alta frequenza di congiunzioni subordinate, di verbi all’infinito sarebbero al contrario un segnale di una mancanza di informazioni o di conoscenza dei fatti molto parziale e generale.
Quali sono i vantaggi di VeriPol?
L’esistenza di uno strumento in grado di rilevare la falsità di una testimonianza e allo stesso tempo di fornire un modello predittivo della menzogna ha il vantaggio di incoraggiare i cittadini, se correttamente informati, a non fornire report falsi, a migliorare le risorse limitate, attualmente in possesso agli agenti della polizia, e a creare un database con una percentuale ridotta di testimonianze false o troppo generali.
In conclusione dello studio che supporta i sorprendenti risultati ottenuti grazie all’utilizzo di VeriPol, i ricercatori sottolineano la necessità di estendere lo strumento a tutti i tipi di agenti investigativi e di poterlo in futuro utilizzare anche per altri reati, non solo per rapine.