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Trasposizioni. Il Glossarietto di psicoanalisi (2017) di Giuseppe Civitarese

Ritroviamo alcuni temi cari all'autore: l’inconscio estetico, la narratologia, la teoria del campo di matrice postbioniana con le relative ramificazioni/implicazioni in sede clinica, e un forte rimando alla leggerezza

Di Guest

Pubblicato il 07 Mag. 2018

Trasposizioni è il titolo del più recente libro italiano di Giuseppe Civitarese –  analista didatta della SPI, direttore della Rivista di Psicoanalisi dal 2013 al 2017 e figura di spicco della ricerca psicoanalitica a livello internazionale.

Francesco Capello

Ben quattro delle sue monografie sono state tradotte in inglese per la prestigiosa ‘New Library of Psychoanalysis’. Ora, quest’ultimo volumetto rappresenta in certo modo una ‘summa’ dei lavori precedenti, pur essendo d’impianto assai diverso. Nel segno della continuità ritroviamo qui alcuni ‘cavalli di battaglia’ del pensiero analitico di Giuseppe Civitarese: l’inconscio estetico, la narratologia, la teoria del campo di matrice postbioniana con le relative ramificazioni/implicazioni in sede clinica; un interesse costante e sensibile per tutto ciò che – nell’arte e nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto in ogni seduta analitica –  ‘è ritmo’. Quel fondante ritmo di presenza e assenza, separazione e unisono, identità e differenza, figura e sfondo la cui modulazione sta alla base della possibilità di dare senso emotivo alle nostre storie – o meglio, di produrre continuamente senso tramite le narrazioni e gli intrecci di rappresentazioni che ad ogni istante, consapevoli o meno, costruiamo.

Trasposizioni: il ritmo e la scoperta di senso

È un’intuizione primigenia e corporea (artistica, insomma) sul significato affettivo del ritmo quella che anima molte di queste pagine, al cui centro è pure la generosa curiosità per le svolte di senso che la psicoanalisi presenta a chi si inoltra nei suoi sentieri di sorpresa e inquietudine (il libro concede democraticamente spazio a entrambe). Questa disponibilità al non-noto, già familiare ai lettori di Civitarese, va anche qui a braccetto con la passione per la cura: intesa, quest’ultima, come processo volto ad accrescere le funzioni della mente che potranno col tempo sostenere tali aperture al nuovo. Non a caso il libro è dedicato ‘ai miei pazienti’, che nella toccante poesia-lista ‘Oggetti smarriti’ si vedono simbolicamente restituire parti di sé ‘dimenticate’ e a lungo depositate nella stanza d’analisi. Con la grazia discreta di questi versi Civitarese allude a uno dei compiti cardinali della cura analitica: porgere ai pazienti attraverso le parole – parole che finalmente possono prendere il posto di ‘oggetti’ concreti– quote di vita, potenziale e creatività smarrite o forse mai ancora rivendicate (tra i vari ‘lost and found’ c’è… un plettro!).

Civitarese e la leggerezza

Ciò che rende questo glossarietto diverso dai libri che lo hanno preceduto sono la struttura asistematica, spesso felicemente aforistica, e ancor più il tono, che meno impegnato dai vincoli della prosa scientifica scopriamo improntato a una calviniana leggerezza – una mobilità mentale che ben presto contagia il lettore. Come ricorda citando Valéry il Calvino delle Lezioni americane, la leggerezza a cui ha senso ambire non è quella della piuma, soggetta alla forza dei venti, ma la più solida virtù degli uccelli: non si tratta, cioè, di una qualità passiva, ma della libertà di chi ha imparato a portare il suo peso e per questo può guardarsi attorno, decidere, spiccare il volo. La luce insolita e amabile di questi flash di pensiero, che ben si prestano anche a una lettura rapsodica, ha in questa leggerezza il suo fil rouge.

 

 


Trasposizioni (2017) di Giuseppe Civitarese – L’introduzione

Trasposizioni glossarietto di psicoanalisi. la nuova opera di G. CivitareseFrammenti di vignette cliniche, oggetti enigmatici, progetti, pensieri randagi, immagini, appunti di letture, rêverie; ma anche postille a film e mostre, ricordi, episodi della vita quotidiana, sommari di lavori da scrivere, dubbi, ossessioni: questo è un libro di trasposizioni. Riflesse alla luce della mia identità di psicanalista, esse nascono tutte da momenti in cui ho avuto l’impressione di intuire qualcosa di problemi affiorati nel lavoro quotidiano o di punti oscuri ma appassionanti della teoria. Un tratto comune a queste piccole epifanie è dunque il rapporto intenso che li lega all’esperienza di vita. In esse brilla sempre un’emozione; che sia di divertimento, stupore, gratitudine, tristezza, gioia.

Piccole ma non per questo meno significative, almeno per chi scrive, e comunque abbastanza da desiderare di farne dei piccoli doni, xenia appunto, per gli ‘ospiti’ di queste pagine, per i lettori. Se hanno a che fare con la lente della psicoanalisi è perché per me essa non rappresenta solo una professione ma il modo che ho scelto nel lavoro per sentirmi più umano e reale, e insieme di accostare il mistero di cosa vuol dire essere umani, e quindi anche dell’umanità dell’altro. In fondo, in una ricerca che prosegue sempre anche sotto- traccia con un misto di ansia e piacere rivivono, come in ciascuno, i momenti di luce e di ombra della relazione con l’oggetto che per la prima volta ha creato per noi il mondo.

In seconda battuta questo è un libro di conversazioni immagina- rie con alcuni degli autori più amati. Se per fare una mente occorre un’altra mente, poi per tutta la vita qualcosa di nuovo può solo nascere da momenti e da incontri fortunati. Oltre ad alcuni analisti e filosofi pago il mio tributo alla presenza discreta e ispiratrice di Roland Barthes e alla sua passione per l’haikù e per la scrittura aforistica; una certa pratica dell’intertestualità sia in senso generale, tra discipline e campi diversi del sapere, sia specifico, tra modelli di- versi di psicoanalisi, e un’attenzione alla funzione della citazione mi vengono da un’innata curiosità e da un antico interesse per Walter Benjamin; riflessi di una poetica della leggerezza e della rapidità mi derivano invece da Italo Calvino.

Inaugurato durante un viaggio Milano–Seattle, questo taccuino è stato ispirato in parte da un libro di Giorgio Agamben, Il linguaggio e la morte. Un seminario sul luogo della negatività. Durante il volo di andata, mentre ne scorrevo le pagine belle e difficili, mi sono sorpreso a osservare le nuvole perché avevano preso la forma di una vasta distesa di ghiaccio inondata di una luce abbacinante ma, per uno strano fenomeno, come composta di tanti rettangoli separati da profonde e regolarissime scanalature, proprio come i campi arati e variopinti che si vedono quando si sta per atterrare. Mi sembrò un’allegoria di ciò che Agamben stava provando a fare dialogando a sua volta con Hegel e Heidegger: con il loro aiuto, a perimetrare i campi dell’indicibile e del negativo. Dopo pochi minuti la forma delle nuvole mutò in quella di tante ninfee, come disegnate da Monet, ma di ghiaccio, e galleggianti nell’immenso stagno del cielo. Campi, ninfee che non esistono se non nel linguaggio e nella stupefacente possibilità che esso ci dona di poter trasporre tutte le cose.

Per me la psicoanalisi è questa capacità di saper attendere, di sor- prendersi; di lavorare nel luogo dell’inconscio, per definizione un luogo di negatività, e di esercitare una forma di scetticismo dolce: dopotutto un modo dell’ospitalità. Il glossarietto esprime così il mio stile di analista e di persona nel curare la sofferenza psichica e fa intravedere l’immaginario che lo alimenta.

È dunque un glossarietto ‘apocrifo’ perché le voci sono scelte su una base personale e spesso sono ‘controcorrente’; e pertanto non corrispondono, se non per caso, a quelle ‘canoniche’. Infine, pur nella loro varietà, al lettore attento apparirà senz’altro chiaro che esse si dispongono come altrettante tessere di un unico mosaico – e d’altra parte non è la frammentazione una figura dell’andamento liberamente associativo dell’analisi? –. Difatti i vari lemmi sono tutti legati da alcuni, pochi, fili essenziali, il principale dei quali è l’accensione del mentale e del sentimento della bellezza nella relazione d’oggetto, in sostanza un’indagine sul senso dell’essere.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Civitarese G. (2017). Trasposizioni. Glossarietto di psicoanalisi. Mimesis Editore 978-88-5753-901-0
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