Claudio Neri torna con un’edizione aggiornata di un volume che è considerato un classico della psicoterapia di gruppo analitica, già tradotto in varie lingue nella sua prima edizione.
Igor Pontalti
Il gruppo non è la somma di singoli individui
Nella prima parte, dopo un essenziale excursus storico, si parte con la disamina del concetto di aggregazione di individui e correlandolo alle fasi iniziali di una terapia di gruppo, come questa aggregazione multiforme si organizzi psicologicamente fino a costituire un campo mentale che si rapporta in modo biunivoco con i vari partecipanti al gruppo costituendone qualcosa di diverso dalla semplice somma di esperienze individuali.
Questo processo è spesso poco analizzato e valorizzato nella psicoterapia di gruppo che abitualmente è concepita in ambito cognitivista. Il vantaggio è che nel libro di Neri tali “organizzazioni del palcoscenico prima dello spettacolo” sono descritte in modo lineare e ogni passaggio è semplificato con vignette cliniche con trascrizione delle sedute e schemi riassuntivi.
Le caratteristiche e il paradigma del gruppo terapeutico
Dopo questa importante premessa il libro entra nel campo vivo della terapia con una serie di concettualizzazioni che descrivono i fenomeni in atto. Qui è forse il nucleo concettuale più importante e più utile per chi proviene da epistemologie differenti. Le persone in contesti diversi si rappresentano in modo diverso: il setting di gruppo trasforma il piano emotivo-cognitivo in modo che spesso il terapeuta individuale fatica a riconoscere il proprio paziente. Ma questa è anche la grande opportunità esplicativa e terapeutica di questo approccio.
Presentando il “Manuale di psicoterapia sistemica di gruppo (2016)” su questa rivista Annalisa Bertuzzi ha riportato i fattori terapeutici come individuati da Yalom nel suo centrale “Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo” (1974), dobbiamo immaginare che il libro di Neri contestualizza e scompone quei fattori terapeutici utilizzando una tecnica che parte dal vissuto dell’individuo per muoversi verso un livello interpersonale e multipersonale che lo porta a formulare dei concetti che inscrivono i fenomeni che avvengono nel gruppo e attorno allo spazio-tempo del gruppo, fondamentali per la possibilità di comprensione e quindi di cura e che altrimenti rimarrebbero oscuri o peggio attribuiti al movimento psicologico del singolo paziente.
L’epistemologia psicoanalitica da cui muove Neri lo porta a produrre delle metafore concettuali (campo, semiosfera, sistema protomentale, comunità dei fratelli, commuting, diffusione trans-personale, disposizione a stella) che non devono spaventare il lettore perché poste in modo logico e conseguente al procedere del gruppo e correlate da tanti esempi clinici esplicativi. Il lettore cognitivista è abituato ad altre epistemologie come il paradigma cognitivo-evoluzionista, il quale per esempio fornisce un altro tipo di metafore (trauma, dissociazione), ma leggendo il libro si renderà conto come l’esposizione di Neri completi ed integri i differenti sistemi.
Rimane da sottolineare l’utile glossario posto in appendice e a completezza dell’opera quattro brevi saggi sotto forma di intervista (La trasformazione di un gruppo in una istituzione cura di Marco Zanori, Terapeuticità del gruppo a cura di Stefania Marinelli, Gruppi nelle istituzioni e Il Social Dreaming a cura di Giorgia Dappelo) che propongono ulteriori campi di interesse da approfondire e che sembrano fare da ponte verso un nuovo saggio ancora nella penna dell’autore.