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Manuale di psicoterapia sistemica di gruppo (2016) – Recensione

Il gruppo possiede una specifica valenza terapeutica. Ma in che modo esso aiuta i pazienti? E’ questa la domanda a cui il libro cerca di dare risposta. 

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 26 Ott. 2016

Se partiamo dalla premessa che l’essere umano è dotato di una natura relazionale, non è difficile comprendere che il setting di gruppo possiede una specifica valenza terapeutica, determinata dal fatto stesso di inserire la persona all’interno di una rete di relazioni.

 

In che modo il gruppo aiuta i pazienti?” E’ questa, in ultima analisi, la domanda –che già lo psicoterapeuta Irvin Yalom si poneva in un suo testo del 1974- a cui il libro cerca, collocandosi un’ottica sistemica, di dare risposta; se partiamo dalla premessa che l’essere umano è dotato di una natura relazionale, non è difficile comprendere che il setting di gruppo possiede una specifica valenza terapeutica, determinata dal fatto stesso di inserire la persona all’interno di una rete di relazioni.

Il gruppo è dotato di potenzialità terapeutiche specifiche, rispetto al setting individuale; Yalom individua otto fattori:

  • Speranza (il condividere il processo terapeutico con altre persone rafforza l’idea di poter guarire);
  • Universalità (si scopre che altri hanno i nostri stessi problemi);
  • Informazione (si acquisiscono informazioni utili non solo dal terapeuta, ma anche dai partecipanti);
  • Altruismo (si ha la possibilità di contribuire alla soluzione delle difficoltà degli altri);
  • Ricapitolazione correttiva del gruppo primario familiare (il gruppo ci offre una “seconda possibilità”  dato che ci fa sperimentare modalità relazionali differenti rispetto a quelle vissute in famiglia);
  • Sviluppo di tecniche di socializzazione (si imparano, attraverso lo scambio con gli altri partecipanti, nuove modalità di stare in relazione);
  • Comportamento imitativo (si possono apprendere, dagli altri membri del gruppo, comportamenti utili, attraverso un processo di modellamento);
  • Apprendimento interpersonale (si impara, attraverso i feedback ricevuti dagli altri partecipanti, ad adottare i comportamenti che determinano le risposte desiderate).

L’approccio sistemico definisce sia la famiglia che tutti gli altri contesti di appartenenza in termini di sistemi, ossia “insiemi di elementi interconnessi tra di loro e con l’ambiente esterno tramite reciproche relazioni”. In questo quadro, la terapia sistemica cerca di capire come i sistemi si evolvono, in modo da individuare quali sono i fattori che favoriscono il benessere e quelli che, al contrario, tengono il sistema in una condizione di blocco, caratterizzata dalla presenza di sintomi indici di malessere.

Il libro prende le mosse dal concetto di identità (sempre in un’ottica sistemica) per poi passare in rassegna i fattori che bloccano l’evoluzione; a seguire, vengono approfondite alcune possibili modalità di intervento finalizzate a riattivare il movimento evolutivo. Sono, inoltre, presenti un excursus storico, che prende in esame i concetti di gruppo e di cambiamento dal punto di vista di vari autori sistemici, e una sezione espressamente dedicata alla prassi terapeutica, che illustra, avvalendosi anche di esempi, le modalità di intervento tipiche della terapia sistemica in gruppo.

L’identità nasce nell’ambito delle relazioni ed è nelle relazioni che essa trova stabilità; i medesimi processi che sono alla base della creazione dell’identità sono implicati anche nella genesi della psicopatologia: si originano all’interno del sistema relazionale all’interno del quale la persona è inserita. Di conseguenza, è possibile modificare l’idea che ciascuno di noi ha di se stesso andando ad intervenire  sulla struttura del sistema relazionale di riferimento.

Nell’ambito della terapia di gruppo che segue l’approccio sistemico, il gruppo rappresenta un nuovo sistema, una rete di relazioni alla quale ciascuno dei partecipanti si accosta portando con sé il proprio peculiare bagaglio: i miti costruiti in famiglia e nei gruppi secondari, le proprie modalità di entrare in relazione con gli altri, la propria storia.

A differenza di altri gruppi, il gruppo terapeutico si costituisce attorno a una finalità terapeutica ben precisa; al pari di altri gruppi, è un gruppo con una storia, con una identità, con dei confini che creano un senso di appartenenza e di affiliazione. Questo permette ai partecipanti di percepire il gruppo come un luogo protetto, in cui l’espressione e la condivisione delle emozioni avviene in modo sicuro.

E’ importante, a tal proposito, che esistano delle regole, sia esplicite che implicite, che definiscano il contesto e il funzionamento del gruppo; si può trattare degli aspetti logistici (puntualità, assicurare la regolarità della presenza), come di regole che hanno a che fare con la creazione di un clima adeguato (dovere alla riservatezza, il non sentirsi obbligati ad intervenire, l’astensione dal giudizio).

L’essenziale è che il gruppo rappresenti uno spazio di relazioni in cui la persona abbia la possibilità di riprendere in mano le redini della propria vita, ripristinando il flusso progettuale, sovente bloccato in dinamiche relazionali stagnanti, che, invece di promuovere lo sviluppo, ostacolano l’evoluzione, creando spazi relazionali angusti; è come se il soggetto fosse intrappolato in abiti che un tempo trovava confortevoli, ma che, ora, trova ormai troppo stretti.

Il cambiamento rappresenta sempre un processo complesso da vivere e ricevere la conferma e il supporto degli altri membri del gruppo costituisce un’enorme risorsa; in questo quadro:

Riprendere le redini della propria progettualità esistenziale significa proprio questo: riattivare il movimento nel tempo della vita , sciogliendo la propria visione congelata di un passato che sovrasta il presente e ne offusca l’orizzonte.

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SCRITTO DA
Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Tirelli, G., Mosconi, A., Gonzo, M. (2016). Manuale di psicoterapia sistemica di gruppo. Milano: Franco Angeli.
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