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I mass media in campagna elettorale: i meccanismi persuasivi

I mass media hanno un ruolo importante nella trasmissione di informazioni durante la campagna elettorale e mettono in atto alcuni meccanismi persuasivi.

Di David Faggi

Pubblicato il 26 Feb. 2018

Aggiornato il 02 Set. 2019 15:51

I mezzi di comunicazione di massa hanno un ruolo cruciale nell’informare il cittadino riguardo alle questioni politiche durante la campagna elettorale. L’articolo mira a evidenziare alcuni dei meccanismi persuasivi messi in gioco nell’odierna sofisticata comunicazione politica esercitata dai mass media, partendo dalle considerazioni avanzate da Nicoletta Cavazza ne “La persuasione”.

 

Il ruolo dei mass media nel periodo di campagna elettorale

Quotidianamente, utilizzando qualsiasi mezzo di comunicazione di massa, è probabile che ci si imbatta in una qualche discussione politica. In periodo di campagna elettorale poi, il dibattito politico naturalmente si accende, l’esposizione dei leader è massima e gli elettori indecisi cercano di formarsi un’opinione (o, seppur non cerchino di farsela, vengono comunque influenzati dai contenuti trattati).

Nei mesi precedenti le votazioni, quando conta veramente influenzare il comportamento di voto dei cittadini, possono essere impiegati diversi meccanismi persuasivi. Per quanto riguarda specificamente la televisione, il suo utilizzo politico si è evoluto ed è divenuto col tempo sempre più sofisticato. Inoltre, col passare degli anni, stiamo assistendo ad un’innegabile e progressivo indebolimento del senso di identificazione dei cittadini con un partito o un movimento politico, il che comporta una maggior predisposizione al cambiamento di opinione (Cavazza, 2006).

Questa predisposizione al cambiamento può trovare terreno fertile nella massiccia esposizione politica, una delle basi da cui partire per persuadere il cittadino. La comunicazione politica, tra le altre cose, cerca di indurre atteggiamenti, quindi delle valutazioni e degli orientamenti precisi nei confronti di temi, posizioni, candidati, partiti, ecc. Il fatto interessante è che questo non viene fatto unicamente argomentando delle posizioni, ma in larga parte è un processo indiretto che manipola la percezione delle priorità per il paese o della percezione del consenso di cui gode una data posizione (Cavazza, 2006).

Come i mass media possono influenzare i cittadini durante la campagna elettorale

Come già accennato, anche coloro che non intendono farsi un’idea politica precisa vengono influenzati dagli argomenti affrontati in tv, nei giornali, sul web o nelle radio. Affermo questo pensando al filone di ricerca che si è occupato di studiare il fenomeno di “agenda setting”, partendo dal presupposto che i media suggeriscono ai cittadini a cosa pensare, ipotizzando verosimilmente che l’attenzione data ai vari problemi dai mass media influisca sulla rilevanza che il pubblico attribuisce ai problemi stessi. Dunque, l’esposizione ai media influenzerebbe l’importanza attribuita alle questioni politiche e, di conseguenza, la motivazione all’elaborazione delle informazioni relative (McCombs e Shaw, 1972).

A questo punto, però, sta al cittadino analizzare in maniera approfondita le argomentazioni avanzate, magari anche tenendo a mente questo fenomeno. Comunque, indurre nel pubblico l’idea che alcuni temi siano più rilevanti di altri ha conseguenze molto importanti sui giudizi che poi formulano sui leader e sulle formazioni politiche, conseguenze che naturalmente possono influenzare il comportamento di voto.

Infatti, i giudizi e le decisioni vengono formulati sulla base di un sottoinsieme delle informazioni disponibili e, in particolare, su quel sottoinsieme che in un momento e in un contesto dato risultano più salienti e accessibili (Higgins e King, 1981).  Si pensi ad esempio al tema dell’immigrazione, divenuto uno dei più dibattuti in Italia durante le discussioni politiche, soprattutto in periodo di campagna elettorale. Un tema così delicato, di natura storico-sociale oltre che politica, è divenuto cavallo di battaglia e fulcro della campagna elettorale di alcune formazioni politiche, che addirittura indicano come obiettivo principale l’abbattimento dell’immigrazione clandestina. Ora, premesso che la tattica politica del “divide-et-impera” è molto antica (e dovrebbe ormai esser nota ai più) e che il flusso migratorio probabilmente si può controllare, ma non certo fermare, è chiaro che se il tema dell’immigrazione viene fatto percepire come preminente, il cittadino molto probabilmente sarà influenzato da colui che costantemente affronta quel tema, soprattutto se è politicamente indeciso o poco informato.  I temi costantemente al centro dell’attenzione dei telegiornali, dei giornali radio e dei quotidiani sono quelli che hanno un impatto maggiore sui giudizi che le persone formulano dei leader e dei partiti, diventando degli standard di giudizio.

Un altro effetto indiretto sulle opinioni dei cittadini è dovuto alla diffusione dei sondaggi. Secondo Ceri (1994) essi assolvono principalmente a tre funzioni: consolidare l’immagine positiva di un determinato candidato ed indebolire quella dell’avversario; la seconda riguarda l’induzione di un effetto di agenda setting, quindi di affermare il rilievo di alcune questioni politiche a discapito di altre; la terza riguarda l’induzione di consenso vero e proprio tramite i meccanismi dell’influenza maggioritaria, per cui  in situazioni di indecisione le persone tendono ad accordarsi alle posizioni assunte dagli altri, in modo particolare dalla maggioranza.

Da diversi anni, poi, assistiamo ad una deriva aggressiva della comunicazione politica, soprattutto televisiva e radiofonica, per la quale i dibattiti e le esternazioni dei politici sembrano sempre più finalizzati ad attaccare e squalificare gli avversari (e, ritornando al “divide et impera”, gli avversari non sono sempre soltanto politici), più che sostenere e argomentare una posizione. Questo probabilmente perché, come suggerito da alcuni esperimenti di laboratorio (Martin, 2004) e non solo dal senso comune, la propaganda negativa stimolerebbe una certa mobilitazione, dovuta al fatto che la campagna negativa aumenterebbe la consapevolezza sui problemi che il paese deve affrontare (la cui percezione è influenzata dall’agenda setting) e induce l’idea che la competizione fra i candidati sia ancora aperta (e quindi che il voto del singolo cittadino possa essere decisivo). Oggigiorno, la propaganda negativa, diffusa anche attraverso le cosiddette “fake news” sul web, sembra mirata a contrapporre gli esseri umani l’uno contro l’altro, mettendoli in concorrenza, con l’obiettivo “politico” di accaparrarsi una fetta di potere. La diffusione della paura, del senso di insicurezza, così come la costruzione di capri espiatori per le paure del popolo, mirano a suddividere i cittadini e a indurli ad affidare a un dato leader la risoluzione di determinati problemi.

Il dibattito politico affrontato in tv, anche a causa delle tempistiche televisive, raramente produce una maggior chiarezza su determinati argomenti negli spettatori, anzi. Spesso, in televisione, accade che le argomentazioni politiche passino in secondo piano rispetto al carisma, agli atteggiamenti o alle emozioni che comunica un leader politico. La televisione racchiude il mondo dello spettacolo e talvolta la politica si fonde con esso, con il rischio che vengano messe in primo piano le presunte qualità di un leader, piuttosto che guardare alla sua visione e al suo programma politico. L’elettore prima di andare alle urne ad esprimere il proprio voto deve essere informato ed in questo compito di informazione hanno un ruolo cruciale, ma non sufficiente, i mass-media.

Il cittadino deve quindi approfondire i temi autonomamente, trovando fonti di informazione affidabili (impresa talvolta ardua), per poter andare al voto con la consapevolezza di aver analizzato con razionalità e occhio critico determinate questioni politiche.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cavazza N. (2006). La persuasione. Il Mulino editore.
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