Una nuova ricerca ha rivelato come gli effetti della schizofrenia si manifesterebbero in tutte le aree del cervello nullificando la teoria secondo la quale il disturbo psicotico sarebbe causato da problemi di comunicazione solo a livello dei lobi prefrontali e temporali.
Una nuova scoperta sulle anomalie cerebrali dei pazienti con schizofrenia
Sebbene, infatti, più di 40 anni fa le prime scansioni di tomografia computerizzata documentassero anomalie generali a livello cerebrale in pazienti con schizofrenia, la teoria maggiormente diffusa riteneva che queste anomalie fossero associate alle aree frontali del cervello.Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry di Nature, spianerebbe la strada a future ricerche riguardanti la malattia mentale debilitante per eccellenza che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce più di 21 milioni di persone in tutto il mondo.
“Per la prima volta, possiamo affermare che nella schizofrenia le connessioni tra i neuroni appaiono compromesse in tutto il cervello” ha dichiarato l’autrice dello studio Sinead Kelly che poi ha aggiunto “Il nostro studio contribuirà a migliorare la comprensione dei meccanismi sottostanti la schizofrenia, una malattia mentale che se non trattata porta spesso alla perdita del lavoro, all’assunzione di sostanze e persino al suicidio. I nostri risultati potrebbero essere utili per identificare i biomarcatori che permetterebbero di osservare la risposta dei pazienti al trattamento della malattia“.
Attualmente il trattamento per la schizofrenia è volto a curare soltanto i sintomi manifesti in quanto le cause della malattia sono ancora sconosciute. Molti pazienti sono costretti ad assumere farmaci antipsicotici per il resto della loro vita con possibili diversi effetti collaterali.
Questa ricerca è ad oggi il più grande studio riguardante la schizofrenia: gli scienziati hanno infatti analizzato i dati di 1963 persone con schizofrenia e 2359 soggetti di controllo provenienti da Australia, Asia, Europa, Sudafrica e Nord America.
La moltitudine di dati è stata ricavata da 29 studi internazionali integrati dalla rete ENIGMA (Enhancing Neuro Imaging Genetics through Meta Analysis), un consorzio globale diretto da Paul Thompson presso la Keck School of Medicine dell’University of Southern California.
“ENIGMA ha pubblicato i più grandi studi di neuroimaging riguardanti l’autismo, la depressione e il disturbo bipolare fornendo le scansioni cerebrali di oltre 20000 persone” ha dichiarato Thompson, direttore associato dell’Istituto Stevens Neuroimaging e Informatics dell’Università californiana.
Per la realizzazione dello studio, i ricercatori hanno esaminato i dati provenienti dalla Diffusion Tensor Imaging (DTI), una tecnica di Risonanza Magnetica che analizza il movimento delle molecole d’acqua all’interno di determinati tratti di materia bianca (fasci di fibre nervose che consentono ai neuroni di comunicare fra di loro). Queste scansioni forniscono immagini della connettività anatomica del cervello che consentono agli scienziati di individuare eventuali aree problematiche all’interno del sistema comunicativo cerebrale.
Sebbene i ricercatori abbiano trovato una difficoltà di comunicazione neurale diffusa in tutto il cervello, i deficit maggiori sono risultati essere più evidenti nel corpo calloso, zona responsabile della comunicazione tra gli emisferi cerebrali.
In conclusione, gli studiosi ritengono che questa ricerca possa condurre a studi scientifici sempre più specifici. Il passo successivo potrebbe essere quello di ricercare le cause delle anomalie osservate a livello della materia bianca. Un’ipotesi potrebbe essere rappresentata dalla genetica, la schizofrenia è infatti in parte ereditaria: questo significa che geni specifici potrebbero causare piccole alterazioni a livello delle connessioni neurali portando alla manifestazione del disturbo.