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Bisogna pur mangiare. Nuove esperienze di cura e testimonianze inedite su anoressia, bulimia e obesità (2017) di L. Mendolicchio – Recensione del libro

Il libro 'Bisogna pur mangiare' parla della sofferenza dei pazienti con DCA e del lavoro che ogni giorno svolge chi si occupa di curare questi disturbi

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 24 Ott. 2017

Bisogna pur mangiare racconta della sofferenza che le persone affette da disturbi del comportamento alimentare si portano dentro ma anche del lavoro che ogni giorno coloro che si occupano di curare questi disturbi svolgono.

 

Il libro Bisogna pur mangiare inizia con una premessa di Michela Marzano. Racconta della sofferenza che le persone affette da disturbi del comportamento alimentare si portano dentro ma anche del lavoro che ogni giorno coloro che si occupano di curare questi disturbi svolgono.

Leonardo Mendolicchio, psichiatra, psicanalista e direttore sanitario di Villa Miralago, che da anni si occupa di Disturbi del Comportamento Alimentare, con questo testo conduce il lettore in una visita guidata all’interno di Villa Miralago, comunità di cura ad orientamento psicoanalitico.

Mendolicchio spiega che per avvicinarsi ai Disturbi del Comportamento Alimentare, si deve innanzitutto capire l’egosintonia che tante persone affette da questi disturbi vivono col proprio sintomo. Approfondisce poi i fattori culturali che possono determinare l’insorgenza di tali disturbi.

Bisogna pur mangiare: il valore del sintomo

Descrive inoltre, in Bisogna pur mangiare, il difficile processo di cura che ha inizio dalla concezione del sintomo, che valore ha e di qual è la sua genesi. Da prima il sintomo viene vissuto dalle pazienti come gratificante o tranquillizzante, vivendo di abitudini e ripetizioni riescono quindi a controllare l’angoscia. In questa visione psicoanalitica il sintomo alimentare viene visto come un chiaro messaggio inviato all’altro, attraverso il cibo il soggetto agisce sull’altro allontanandolo o ricercandolo. Il cibo ha però anche una connotazione morale, etica, sia il rifiutare il cibo che la dipendenza da esso rappresentano l’astenersi da una scelta. Di contro è la fame che rompe gli equilibri e invade la mente di chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare. Un ulteriore tema che viene affrontato nel percorso di cura è quello dell’immagine corporea nella sua collocazione psicanalitica.

Mendolicchio propone una overture alla cura, esprime il suo punto di vista rispetto agli approcci terapeutici. È critico nella definizione della terapia cognitivo–comportamentale come approccio di elezione nella cura dei disturbi alimentari.

A mio parere i disturbi alimentari possono essere superati in due modi: il primo è relativo alla risoluzione dell’identificazione del soggetto con il suo sintomo, che passa attraverso la cristallizzazione della idealizzazione dell’immagine corporea; il secondo è quello legato al contenimento dell’angoscia sottostante, che è sempre secondaria alla possibilità da parte del soggetto di governare gli aspetti pulsionali.

L’utilizzo del lavoro di gruppo, spiega Mendolicchio in Bisogna pur mangiare, un gruppo motivazionale per pazienti affette da disturbi alimentari, permette però una egodistonia del sintomo.

La cura dei disturbi alimentari nella comunità

Villa Miralago rappresenta quindi il luogo della cura dei disturbi alimentari, comunità a cui i soggetti partecipanti si avvicinano con un proprio vissuto, che determina fortemente il percorso che stanno per intraprendere.

La comunità diventa quindi il luogo di incontro tra il soggetto e la sua storia, gli operatori sono parte attiva di questo processo.

Protagonista è quindi il trasfert:

Nei casi in cui non si produca l’attivarsi del transfert istituzionale, il paziente, anche se varca la soglia dell’istituzione, non vi entra veramente. Questi frangenti non sono rari; l’esperienza comunitaria può rimanere estranea al soggetto.

Villa Miralago è un sistema comunitario ad orientamento psicoanalitico nel quale l’équipe di lavoro è multidisciplinare per rispondere al meglio alle esigenze di cura dei pazienti. Léquipe si avvale di dietisti, nutrizionisti, cuochi, psicologi, psichiatri, educatori, medici, infermieri, tecnici della riabilitazione corporea, psicomotricisti, infermieri e ASA. Intervengono inoltre figure che introducono un lavoro di cura che passa dall’arte e dal teatro.

La terapia di gruppo, il transfert, i gruppi motivazionali, la riabilitazione nutrizionale, l’équipe, l’arteterapia e il teatro non sono tecniche empiriche che trasmettono un magico effetto salutare, bensì sono una rete sottile, ma tenace, che imbriglia il soggetto e gli permette di esteriorizzare la pulsione e l’angoscia derivante, producendo un appello che, raccolto costantemente, permette di esperire che la fame può spegnersi e soddisfarsi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mendolicchio, L. (2017) Bisogna pur mangiare. Nuove esperienze di cura e testimonianze inedite su anoressia, bulimia e obesità. Edizioni Lindau
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