La disregolazione emotiva è considerata il marchio di fabbrica del disturbo di personalità borderline. La tendenza a perdere il controllo sulle proprie emozioni sembra essere uno dei fattori che predispone queste persone a crisi, atti impulsivi e gesti parasuicidari e suicidari. Le osservazioni cliniche però facevano pensare che, magari a livelli di intensità minori, la disregolazione emotiva potesse essere presente anche in molti altri disturbi di personalità e avere un impatto sulla psicopatologia.
La disregolazione emotiva è presente in molti disturbi di personalità
Abbiamo quindi condotto uno studio congiunto tra il Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale e l’Istituto Beck, investigando in che modo disregolazione emotiva e disturbi di personalità fossero connesse in 478 pazienti afferenti ai centri. Abbiamo somministrato la DERS per misurare la disregolazione, SCL-90-R per i sintomi psicologici, l’IIP-32 per i problemi interpersonali. La diagnosi di disturbo di personalità è stata effettuata con la SCID-II.
I risultati hanno supportato l’ipotesi. La disregolazione si è manifestata presente nella maggior parte dei disturbi di personalità, anche se era lievemente più marcata nel borderline. L’impatto della disregolazione emotiva sui disturbi di personalità era specifico, non spiegabile dalla presenza di sintomi psicologici e problemi interpersonali. Più specificamente, la disregolazione era capace di predire – in senso statistico, ovvero persone con più disregolazione era più probabile che avessero – tratti di disturbi di personalità paranoide, narcisistico, passivo-aggressivo, depressivo, istrionico, borderline ed evitante. Tra i problemi c’era la difficoltà a controllare gli impulsi, scarsa fiducia nella propria capacità di regolare le emozioni, difficoltà a impegnarsi nel comportamento finalizzato allo scopo e scarsa chiarezza sulle emozioni sperimentate.
Il trattamento della disregolazione emotiva
Con le dovute cautele, legate alla necessità di affrontare alcuni limiti dello studio e replicarlo, è possibile considerare la disregolazione uno dei target del trattamento anche in disturbi di personalità diversi dal borderline. L’idea che andiamo seguendo è che un approccio efficace combini un miglioramento della capacità metacognitiva. Con più consapevolezza di quello che il paziente e gli altri provano, dovrebbe essere più semplice regolare gli affetti. In parallelo può essere necessario fornire strategie di regolazione basate sulla metacognizione, ovvero migliorare la mastery metacognitiva.
Un aspetto che andiamo sviluppando con i colleghi del CTMI Paolo Ottavi, Raffaele Popolo e Giampaolo Salvatore, è di intervenire sui processi di rimuginio che insorgono come risposta del sé alla risposta dell’altro negli schemi interpersonali. Mi spiego con un esempio. Un paziente con disturbo evitante di personalità può essere guidato dal seguente schema interpersonale: “Desidero essere apprezzato, ma se mostro il mio valore l’altro mi critica. A seguito della critica penso che abbia ragione a disprezzarmi e provo tristezza e vergogna”. A questo punto, il paziente non riesce a regolare tristezza e vergogna e inizia a mettere in atto strategie di coping di tipo comportamentale, che vanno dall’evitamento al perfezionismo critico (se miglioro forse verrò apprezzato), e di tipo cognitivo, ovvero forme di pensiero perseverativo, che vanno dalla ruminazione al worry. Aiutare il paziente a) comprendere lo schema, ovvero migliorare la metacognizione sui propri processi di funzionamento b) riconoscere il coping maladattivo e c) fornire modalità di coping più funzionale, dovrebbe contribuire a ridurre la disregolazione emotiva.