Litigare fa bene? Sì, se si litiga bene! Questa è in sintesi la risposta che fornisce l’interessante lettura di Meglio dirsele. Imparare a litigare bene.
In Meglio dirsele. Imparare a litigare bene Daniele Novara, pedagogista con una pluriennale esperienza nell’ambito della gestione dei conflitti, indaga e chiarisce gli equivoci più comuni e diffusi che contribuiscono a mantenere una generale preferenza per una “cultura del non conflitto” nel contesto della vita di coppia. Dietro alla tendenza ad evitare o a limitare il più possibile il litigio ci sarebbero infatti diversi fattori da considerare:
- Il cosiddetto “complesso dell’armonia” sorretto dalla pretesa che l’altro ci fornisca il benessere che non abbiamo, in assenza di elementi conflittuali;
- La tendenza a privilegiare una modalità di comunicazione implicita con l’aspettativa di una piena comprensione reciproca dei propri stati d’animo e bisogni;
- La scarsa competenza conflittuale che corrisponde ad una ridotta capacità di tollerare e di affrontare la tensione emotiva considerata una “minaccia insopportabile”.
Meglio dirsele. Imparare a litigare bene: come misurare la salute di una coppia?
Secondo l’autore di Meglio dirsele. Imparare a litigare bene, per misurare il grado di salute di una coppia occorre riflettere anche sulla sua capacità di comunicazione e di gestione della conflittualità interna. Piuttosto che focalizzare l’attenzione sulla mera attitudine all’eliminazione dei conflitti, occorrerebbe centrarsi sull’apprendimento della loro gestione efficace e costruttiva.
Riconoscere cosa non bisogna fare durante un conflitto è il primo step per imparare a litigare bene; “tre passi indietro” utili in questa direzione consistono nel:
- Non ostinarsi a cercare un colpevole: il litigio non è qualcosa di sbagliato in cui occorre colpevolizzare qualcuno;
- Non dare consigli non richiesti: spesso ciò dà adito a interpretazioni distorte da una parte (chi lo suggerisce si attende che venga accolto e, se così non avviene, se ne risente) e dall’altra (chi lo riceve può percepirlo come un’ingerenza inopportuna che veicola anche un’idea di un’inadeguatezza altrui);
- Non viverla come una gara in cui vincere: il confronto vissuto a livello agonistico perde il suo potenziale arricchente e costruttivo.
Comprendere i conflitti
Le strategie utili (“passi in avanti”) per imparare a comprendere i conflitti, prima che a risolverli prevedono attenzione per questi aspetti:
- Non identificare il problema con la persona: puntare prioritariamente all’interesse comune permette di uscire dalle improduttive logiche di correzione dei difetti reciproci;
- Ascoltare senza intervenire per commentare: limitare al minimo le possibili interferenze consente una maggiore sintonizzazione e condivisione dei vissuti espressi, disincentivando le dinamiche difensive;
- Differenziare il livello del contenuto da quello della relazione: sulla base della buona fede reciproca, occorre evitare di dare eccessiva importanza ai pretesti verbali che rischiano solo di innescare fuorvianti giudizi negativi sulla persona;
- Privilegiare le informazioni ai consigli non richiesti: comunicazioni neutre e non invadenti a carattere informativo salvaguardano lo spazio individuale all’interno della coppia;
- Fare proposte piuttosto che impartire ordini: superare posizioni rigide o vittimistiche aiuta ad individuare alternative maggiormente soddisfacenti per entrambi;
- Verificare la reale disponibilità ad affrontare il confronto in un certo momento ed eventualmente rimandare al momento più opportuno per entrambi: ciò permette di prepararsi meglio psicologicamente all’interno di un clima di rispetto reciproco;
- Utilizzare domande maieutiche piuttosto che interrogativi tendenziosi: ciò ha una funzione distensiva e aiuta a spostare il conflitto su un piano cooperativo.
In questa prospettiva, in Meglio dirsele. Imparare a litigare bene, il conflitto viene ad assumere un’importante valenza positiva divenendo un elemento benefico poiché fonte di “evoluzione e rinnovamento reciproco”, funzionale perché in grado di contribuire a far maturare maggiore esperienza e consapevolezza di se stesso e delle dinamiche a due e, infine, preventivo per una buona tenuta e un buon esito della relazione di coppia.