expand_lessAPRI WIDGET

Identificare in anticipo i Disturbi Alimentari nei bambini potrebbe essere la chiave per salvare le loro vite

Uno studio ha indagato i fattori di rischio dei disturbi alimentari nei bambini, dimostrando l'importanza di individuarli precocemente per poter intervenire

Di Ilaria Loi

Pubblicato il 25 Gen. 2017

L’identificazione e il trattamento di sintomi legati ai Disturbi Alimentari nei bambini il più precocemente possibile potrebbe essere la chiave per aiutare a prevenire lo sviluppo successivo di Disturbi Alimentari potenzialmente mortali, almeno secondo quanto affermato dai ricercatori dell’università inglese di Newcastle.

 

I disturbi alimentari nei bambini

I sintomi dei Disturbi Alimentari, per quanto non siano equiparabili per gravità e specificità alle vere e proprie sindromi conclamate, includono una grande varietà di pensieri e comportamenti disfunzionali riguardanti alimentazione e peso. Questi sintomi, quali ad esempio il seguire regimi dietetici rigidi, mettere in atto abbuffate, star male dopo aver mangiato e avere alti livelli di ansia legati al percepirsi grassi o al poter aumentare di peso, caratterizzano una larga varietà di sindromi cliniche e anche di loro varianti sub-cliniche.

In generale, la maggior parte dei bambini presenta solo qualcuno di questi sintomi, senza mai sviluppare un pieno Disturbo Alimentare, ma, per coloro i quali presentano un sufficiente numero di sintomi tali da soddisfare pienamente i criteri diagnostici, i Disturbi Alimentari rappresentano una condizione patologica estremamente seria ed invalidante che può portare finanche alla morte.

Si può quindi affermare che i Disturbi Alimentari mettono estremamente a repentaglio la salute e il benessere anche di giovani adolescenti, non solo di adolescenti di età maggiore, ma, nonostante questo, gli studi prospettici relativi ai fattori di rischio per lo sviluppo di queste patologie sono ad oggi limitati e questo ha notevolmente limitato la messa in atto di interventi a scopo preventivo.

 

Lo studio longitudinale sui fattori di rischio dei disturbi alimentari nei bambini

In linea con quanto evidenziato da Culbert e collaboratori nel 2015 circa l’importanza di indagare longitudinalmente i fattori di rischio dei Disturbi Alimentari anche su popolazioni non cliniche e di giovane età, Evans e collaboratori, in uno studio prospettico pubblicato dalla rivista Appetite, hanno dimostrato come la maggiore presenza di sintomi a 9 anni sembri essere predittiva di una ancor maggiore presenza di sintomi a 12 anni. Pertanto, l’identificazione precoce di sintomi dei Disturbi Alimentari nei bambini di appena 9 anni permetterebbe la messa in atto di interventi preventivi potenzialmente in grado di salvarne la vita.

Questo studio, così come affermato dagli autori stessi e proprio a partire dalle limitazioni della letteratura presente sul tema, più che avere lo scopo di indagare i Disturbi Alimentari di per sé, è stato appositamente svolto seguendo un’ottica longitudinale per poter in tal modo indagare in modo più approfondito i fattori di rischio legati allo sviluppo di una precoce sintomatologia inerente i Disturbi Alimentari. Infatti, come già accennato precedentemente, la maggior parte delle ricerche precedenti svolte su bambini e giovani adolescenti si è focalizzata prevalentemente sullo studio dei sintomi presenti in una data età, tralasciando un’indagine più in senso longitudinale che permettesse invece di evidenziare quali fattori precedessero e predicessero altri.

Data la mancanza di letteratura sul tema, gli autori hanno deciso di prendere in considerazione quei fattori che sono risultati essere significativamente correlati ai Disturbi Alimentari nell’età adulta e nella tarda adolescenza.

All’interno dello studio, nel quale gli autori hanno seguito i medesimi bambini nel corso del tempo per un totale di sei anni, sono così state identificate tre diverse aree che genitori ed insegnanti dovrebbero monitorare in bambini e preadolescenti, in quanto fattori di rischio apparentemente correlati con lo sviluppo di maggiori sintomi dei Disturbi Alimentari. Tali fattori comprendono: insoddisfazione per il proprio corpo, sintomi depressivi, solo per quanto riguarda il sesso femminile, e presenza di sintomi in fasi più precoci.

La ricerca di Evans e collaboratori risulta così essere innovativa, in quanto specificatamente focalizzata su quei fattori connessi con un successivo sviluppo di sintomi riguardanti i Disturbi Alimentari, in modo da poter identificare anticipatamente i bambini a rischio.

A tal proposito, si è notato come la prevalenza dei Disturbi Alimentari nei giovani aumenti tra l’infanzia e la prima adolescenza e come circa tra i 10 e i 13 anni la sintomatologia dei Disturbi Alimentari sia presente all’interno di popolazioni non cliniche a livelli molto simili rispetto a quelli di popolazioni adolescenti. Questo, nel complesso, suggerisce come sia importante identificare quali siano le condizioni che favoriscono lo sviluppo di questi disturbi ben prima dell’adolescenza.

Riassumendo, i risultati mostrano come ci sia il bisogno di identificare i sintomi dei disturbi alimentari nei bambini precocemente, dal momento che ad una maggiore sintomatologia a 9 anni corrisponde il più alto rischio di sviluppare una maggiore sintomatologia a 12 anni.

Inoltre, all’interno dello studio, i ricercatori hanno somministrato ai bambini partecipanti, sempre seguendo una procedura longitudinale, questionari riguardanti non solo i sintomi dei Disturbi Alimentari, ma anche sintomi depressivi e legati all’insoddisfazione corporea.

Dalle analisi è emerso come alcuni fattori di rischio precedano la comparsa dei sintomi dei Disturbi Alimentari e come altri invece sembrino essere concomitanti ad essi. Ad esempio, a 12 anni, indipendentemente dal sesso, coloro i quali presentano alti livelli di insoddisfazione corporea, manifestano anche il più alto numero di sintomi dei Disturbi Alimentari. L’insoddisfazione corporea sembrerebbe quindi essere un significativo fattore di rischio per lo sviluppo di Disturbi Alimentari. Inoltre, anche la presenza di sintomi depressivi a 12 anni risulta correlare con la presenza di un maggior numero di sintomi dei Disturbi Alimentari, ma solo per quanto riguarda le femmine. Per quanto riguarda solo la popolazione maschile, invece, il seguire un regime alimentare rigido e limitato risulta predire la comparsa di sintomi dei Disturbi Alimentari a 12 anni.

 

Sviluppi futuri della ricerca

Attualmente Evans e collaboratori hanno intenzione di portare avanti le indagini somministrando ancora una volta i questionari alla medesima coorte di bambini, ormai adolescenti di 15 anni, per poter studiare l’evoluzione della sintomatologia in coloro i quali mostravano il maggior numero di sintomi dei Disturbi Alimentari già a 12 anni. Così facendo sarà possibile capire se ciò che è stato rilevato per i bambini si mantenga valido anche con gli adolescenti o se, al contrario, emergano ulteriori fattori di rischio.
Si ritiene che questo tipo di studi possa aprire la strada ad interventi sempre più precoci che possano aiutare anche i giovani pazienti ad affrontare il proprio disturbo alimentare, fin dalle sue prime manifestazioni.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Problemi alimentari dell’infanzia? Come affrontarli con l’ABA
Problemi alimentari dell’infanzia? Come affrontarli con l’ABA

L’ABA (Applied Behavior Analysis) risulta molto utile nel trattamento dei problemi alimentari dell'infanzia e nell'educazione ad un’alimentazione corretta

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

WordPress Ads
cancel