C’è un problema a sinistra con i leader donna? Non c’è mica solo Hillary Clinton. C’è stata anche Ségolène Royal. Due scalate al potere in due grandi paesi occidentali, due fallimenti. Mentre a destra incontriamo almeno tre successi: Margaret Thatcher, Angela Merkel e Theresa May.
Giovanni M. Ruggiero e Sandra Sassaroli
Insomma, nella destra politica dei grandi paesi d’Occidente si sono fatte largo figure femminili che hanno fatto la storia in misura paragonabile agli uomini. Poche, ma ci sono. Thatcher sta di fianco a Pitt, Peel e Churchill e Merkel sta di fianco ad Adenauer e Kohl. Vedremo se entrerà nella storia anche la May, che però intanto governa. A sinistra, invece, Royal e Clinton non ci sono purtroppo riuscite. Ad aggravare la situazione c’è che sia Royal che Clinton hanno fatto strada anche come donne del capo: Royal di fianco a Hollande, Hillary di fianco a Bill. La vedete una Thatcher che per farsi luce nel partito conservatore si mette con un maschio? No, queste leader di destra hanno scelto degli affettuosi ometti come consorti. Il coraggio di scegliersi un uomo riservato, devoto e senza carisma politico; forse anche questo dovrebbero imparare le donne di sinistra che vogliono comandare, invece di inseguire il mito del consorte paritario.
Vediamo se ci soccorrono le solite democrazie scandinave. Ci saranno donne di sinistra che sono diventate premier da quelle parti? Facciamo una rapida ricerca sul web e troviamo Mari Kiviniemi in Finlandia ed Erna Solberg in Norvegia. Un momento, però. Come? Sono di centro o di destra anche queste due? Allora è un vizio. Probabilmente, se ci si mette d’impegno lo troviamo un primo ministro di sinistra donna occidentale. Ci si potrebbe ricordare della laburista israeliana Golda Meir, oppure della premier argentina Cristina Fernández de Kirchner, peronista ma di sinistra. Va bene, ma non basta. La domanda è un’altra: la sinistra di un grande paese in Europa o Nord America è capace di avere un leader donna? Quindi una eventuale premier donna scandinava, israeliana o argentina non bastano. Cerchiamo un analogo a sinistra di Thatcher o Merkel in uno dei grandi paesi europei o negli Stati Uniti. Invece, ci vengono in mente altre leader di paesi decisamente non occidentali: Indira Ghandi, Benazir Bhutto e Aung San Suu Kyi.
Insomma, i maschi occidentali di destra e maschi non occidentali di sinistra o quasi sanno seguire un capo politico donna. Il maschio occidentale di sinistra sembra non ancora.
C’è qualcosa di marcio a sinistra in occidente con i capi donna? Qual è il problema dell’elettore di sinistra con i leader donna? Hillary Clinton rispetto a Obama ha perso oltre 6 milioni di voti. E Trump ha vinto prendendo meno voti del perdente repubblicano di 4 anni fa, Romney. Hillary ha perso per lo scarso trasporto dei suoi potenziali elettori. E speriamo solo degli elettori e non anche delle elettrici. Tocca analizzare il voto. Sarà stato lo scarso entusiasmo dei giovani per il suo legame con il big business? Certo, forse anche quello. O forse la sua postura politicamente corretta che riduce ogni conversazione a una passeggiata sulle uova? No, non c’entra, questo magari allontana l’elettore di centro, non quello di sinistra. Oppure vi è una spiegazione più triste. La coalizione delle minoranze non premia le donne. Ispanici e neri non si sono entusiasmati per un donna? Può darsi. Oggi in TV i commentatori dicevano che il voto nero in North Carolina ha tradito Hillary. Bell’affare: i maschi delle minoranze etniche protette dalla sinistra non impazziscono dalla voglia di votare una donna? Speriamo non sia così. Una cosa è certa: la sinistra europea e nordamericana deve dimostrare di saper eleggere una donna. La destra lo ha già fatto, smentendo un pregiudizio. Forse anche questo ha irritato il “deplorable” elettore bianco maschio. Lui, in fondo, il suo dovere con le donne in politica lo ha fatto.